– di Giacomo Daneluzzo –
Daniele Coletta, classe 1992, originario di Roma, studia canto fin dall’infanzia e nel 2008 è tra i protagonisti della prima edizione di Ti lascio una canzone, programma in diretta su RaiUno dal Teatro Ariston e in seguito partecipa come ospite fisso alla trasmissione Festa italiana, sempre su RaiUno. Nel 2012 partecipa alla sesta edizione di X Factor, arrivando in semifinale nella squadra di Simona Ventura con il brano “Un giorno in più”. Nel 2014 pubblica il seconod singolo, “Ora che sei grande”, scritto da Jacopo Ratini; in seguito parte per una lunghissima tournée per la compagnia di navi da crociera Silversea, con cui si esibisce in moltissimi paesi del mondo tra il 2014 e il 2019. A gennaio 2018 esce il terzo singolo “Game On”, scritto da Riccardo Brizi e Andrea Riso, che entra in rotazione radiofonica negli USA.
Nel 2021 inizia una nuova fase del suo progetto artistico, con la pubblicazione di “Tasto Rotto”, cui fa seguito il singolo “Trastevere”, con cui vince il contest DeeJay On Stage, organizzato da Radio DeeJay. Ecco che cosa ci ha raccontato a proposito del suo percorso artistico, delle sue esperienze e dell’ultimo singolo che ha pubblicato, “Trastevere”.
“Trastevere” è un brano musicalmente inusuale, per questo periodo storico: molto jazz, molto suonato. Com’è nata?
Mi sono messo in gioco: volevo fare delle sonorità più chill, rilassanti e sensuali. Da “Tasto Rotto” ci siamo buttati in questa direzione. Inizialmente è nata la linea melodica, poi abbiamo aggiunto il sax. “Trastevere” è nata in un paio d’ore, molto velocemente. È stata la versione definitiva fin da subito. Quando ho messo giù questo flusso di idee sapevo già dove volevo andare a parare. Ero in macchina, ho buttato giù i miei pensieri, poi sono andato in studio, ho fatto vedere quello che avevo fatto a Marco Canigliula, il mio producer, e lui mi ha guardato e mi ha detto: «Non c’è niente da cambiare!».
Volevo parlare di aspettative, di incontri; sono sempre stato un po’ affascinato dal fatto che nella vita s’incrocino tante strade di altre persone che non si conoscono, su cui si costruiscono, inconsapevolmente, delle aspettative; quando conosci una persona e un po’ sai già che posto avrà nella tua vita: se non la rivedrai mai più, se diventerete amici, amanti… Ho scelto proprio Trastevere perché è un luogo importante della mia vita e del mio cuore, dove ho vissuto tantissime esperienze ed emozioni, un luogo ricorrente. Ho concentrato qui tutte queste storie, nella cornice di Trastevere.
Questi due brani quindi rappresentano una nuova fase del tuo progetto; puoi dirmi di più?
Con “Tasto Rotto” è iniziato un nuovo progetto, un “nuovo me”, intanto perché prima io non scrivevo, ma interpretavo, per lo più. Ero un interprete, mentre questi ultimi brani sono scritti da me.
E che rapporto hai con la scrittura? Come stai vivendo questo cambiamento?
Quando racconti le emozioni che tu hai vissuto è tutta un’altra storia: non esiste niente di più sincero. “Trastevere” è molto sincera, sono cose vissute e secondo me si sente. Credo di essere anche un bravo inteprete, eh, però cantare qualcosa che hai vissuto tu è tutta un’altra storia, appunto, rispetto a cantare qualcosa che ha scritto qualcun altro.
Nel 2021 hai partecipato al contest DJ On Stage. Come l’hai vissuto? Come sta andando la programmazione su Radio DeeJay, che era il premio in palio?
Ora sono in rotazione! E sta andando bene: sentirsi in radio dopo tanto tento è un’emozione fighissima. È bello quando la gente ti ascolta e ti tagga o ti manda i video, è bello ricevere i messaggi di chi ti segue, dei fan che dicono cose del tipo: «Mi sono innamorato di questa canzone, rispecchia la mia vita!». Sì, è stato proprio bello, oltre a essere stato un ritorno su un palco importante dopo un periodo difficile, non solo perché sono tornato davanti a tante persone ma anche perché sono tornato a essere “valutato”, dopo X Factor. E stavolta su un brano scritto da me. È stato molto bello, comunque, e tutti i progetti in gara erano molto validi: la questione era soprattutto il gusto.
A proposito di X Factor, tu hai partecipato nel 2012 nella squadra di Simona Ventura; è passato un bel po’ di tempo: cosa pensi della tua esperienza a X Factor? Come ha influenzato il tuo percorso artistico?
Penso che i talent, se prima erano una bella vetrina, oggi siano la vetrina più importante per un artista emergente, perché si ha la possibilità di essere visti da moltissima gente, che non è una cosa da poco. Quando ho fatto X Factor i social iniziavano a diffondersi, ma non erano assolutamente diffusi quanto oggi; e sicuramente oggi i social amplificano: appena ti vedono a X Factor ti cercano su Instagram e vedono chi sei e che cosa fai.
Per me è stato molto positivo. Se tornassi indietro ti direi che lo rifarei oggi, a ventinove anni, piuttosto che a venti, per un discorso di maturità: ero veramente piccolo… Però sì, secondo me se l’alternativa è restare a casa, cantare nella propria cameretta e provare a mettere online dei video ovviamente X Factor è una vetrina grandissima.
Sul tuo Spotify ci sono una serie di singoli distanziati l’uno dall’altro da un bel po’ di tempo. Che fasi ci sono state?
Ho iniziato con X Factor, poi abbiamo pubblicato “Ora che sei grande”. Non voglio rinnovare quello che ho fatto, però non sono mai stato molto convinto di quella parte del mio progetto. Quando fai un programma del genere e poi vieni seguito da una major sei molto vincolato. All’epoca non era facile fare una scelta, per me, e mi sono un po’ perso. Poi ho lasciato tutto e sono andato a lavorare all’estero, viaggiando sulle navi da crociera; mi sono staccato dall’Italia e da tutto. Poi, quando sono tornato, ho iniziato ad avere l’ispirazione e ho pubblicato “Tasto Rotto”, da cui poi è partito tutto quest’ultimo progetto, che è continuato con “Trastevere”.
C’è differenza c’è per te tra la scrittura in italiano e in inglese?
Devo dire che per me non c’è una grossa differenza: sono entrambi bellissimi linguaggi. Mi piace cantare in entrambe le lingue e posso esprimermi allo stesso modo, senza pensarci più di tanto. Una grossa differenza, però, è che l’inglese è più semplice da cantare e da usare in una canzone, in quanto le sonorità dell’inglese sono più versatili. La lingua italiana è molto più complicata, ha più sillabe e più costrutti, ma è anche molto più bella: con l’italiano puoi esprimere una sensazione con mille parole diverse. Sotto questo aspetto l’inglese è più povero e si usa uno stesso vocabolo per dire molte cose diverse.