MileSound Bass, al secolo Gianluca Suanno, sforna un lavoro enigmatico che abbraccia davvero il concetto di indipendenza e di libertà. Si intitola “Everything’s Normal” uscito per LuciDreams Records, concept album strumentale dentro le pieghe del sogno, di esperienze legate ai sogni. Scorgiamo lunghi percorsi introspettivi che difficilmente potremmo riassumere qui e sicuramente difficilmente si potranno rintracciare tutte dentro queste 7 composizioni nate principalmente dentro una stanza, connessa e isolata allo stesso tempo. MileSound Bass affida molto del suo bit al beat del passato, ai cliché spesso anche radiofonici di notturne playlist di provincia. Respiriamo a fondo il profumo di solitudine, di periferia, di substrato sociale. E la notte poi diviene sempre protagonista…
Parlaci dei suoni di questo disco. Quanta ricerca c’è alle spalle e che tipo di direzione hai seguito?
I suoni di questo disco arrivano dalle parti più disparate delle mie passioni, alcuni arrivano anche da dentro i sogni. Ho cominciato questo disco 10 anni, poco dopo essere tornato da qualche mese passato a Londra per questioni di università. Ascoltavo molta drum n bass e in quella città – oltre ad ascoltare la dnb “standard” – ho ascoltato dei sottogeneri che tutt’ora non saprei neanche nominare. Ci sono tornato due anni fa e anche in quel momento ho ascoltato dei sottogeneri di quella jungle spezzatissima e malata che, come la prima volta, non saprei nominare. Nel disco potete trovare l’amen break, ma rallentato. In quel periodo ho cominciato ad ascoltare massicciamente musica IDM e glitch, un amore che caratterizza tutto il disco, a prescindere dalla piega che prende una traccia o l’altra. Negli anni ho ballato molta techno/house come dowtempo ai festival psytrance o musica più spinta ai rave. Gli elementi che più mi piacciono di questi mondi sono entrati per forza di cose all’interno del disco. Ho ascoltato e ballato anche molta dub – fino a un anno fa avevo i dread fino a sotto il sedere – che mi ha portato ad appassionarmi alla dub techno. Per un periodo sono stato ossessionato dal classico suono della dub techno, che potete trovare in più tracce.
Chi mi ha ascoltato dal vivo sa che sono molto legato anche alla dream techno e alla progressive di 25 anni fa, quella più melodica. Immancabile l’ingresso di queste sonorità in alcuni momenti del disco. Alcuni dei synth che ho o che ho avuto producono quel tipico suono degli anni 80′ che mi affascina sempre. Quando c’è stato il momento giusto, nella giusta traccia, è stato impossibile non suonarlo. Sono molto legato anche alla musica breakbeat nelle sue varie forme, quel ritmo pieno ma lento, in stile jungle downtempo mi ha catturato. Non poteva mancare questo ritmo.
E infine, anche nei sogni lucidi ho ascoltato molta musica. Ho fatto tutto quello che ho potuto per ricordarla, registrarla e risuonarla da sveglio. Alcune melodie arrivano dal profondo dei sogni.
E invece al caso? Cosa nasce dal caso, dall’improvvisazione…?
Dal caso a volte nascono cose pessime, ma essendo “caso” a volte nascono dei suoni che non immaginavi neanche saper fare, dei suoni bellissimi.
Quando succede sono ovviamente felicissimo perché dal nulla, quando meno te lo aspetti, come una bomba, il caro mio synth caccia fuori un suono spettacolare.
Il sogno, la dimensione onirica… sembra un’evoluzione dello stato normale delle cose. Diviene anche una evoluzione di sé?
Puoi usare i sogni lucidi per ragionare sulle cose della vita. Quelle cose della vita su cui si fa fatica a ragionare durante il delirio della vita diurna. Mi è capitato di avere delle botte di coscienza infinita durante una qualche forma onirica che stavo vivendo. Mi è capitato di dialogare con i personaggi del sogno e cercare di spiegare loro che non erano reali, o che se lo erano, lo erano forse solo dentro il mio sogno. Ho fatto comunque molta fatica a spiegarmi. Ho imparato a gestire le emozioni. Quando sei dentro un sogno lucido basta un niente per ricadere in uno sogno normale.
Ricordo di essere entrato dentro alcuni personaggi dei sogni e in uno in particolare aver vissuto l’eterno presente senza passato e senza futuro. Il vuoto.
Ho o penso di aver avuto alcune esperienza fuori dal corpo (O.B.E.). Sono uscito dal mio corpo, mi sono girato verso me stesso nel letto e sono andato via, altrove, fluttuando. Questa attività però mi ha richiesto uno sforzo di concentrazione troppo elevato e ho abbandonato gli studi. Quando sarà il momento giusto, vorrò riprovare.
Ho vissuto tante esperienze angoscianti e anche tante esperienze divertenti. Dipende da tante cose, dal livello di concentrazione, dal livello di stress, dalla voglia di giocare con il sogno o il volerlo controllare.
Questo disco dunque è terreno oppure è una estrapolazione del reale?
Quello di cui volevo parlare in questo disco è la vita che vivo durante i sogni. Non una vita in stile “Second Life” o avatar di un video game online. Non ho bisogno e non sono interessato a crearmi un personaggio che fa cose al di fuori della vita reale. Ho già i miei problemi, non voglio aggiungerne di nuovi costruendo una seconda vita. Non sono quindi interessato ad avere sogni lucidi solo per fare quello che voglio. Mi interessa più la tecnica, il perfezionarmi nel farlo. Poi se volo al mare o se fluttuo su una città poco importa. Quello che vedo è superfluo. Mi attira più il come sto arrivando a fare quella specifica cosa mentre mi abbandono al labirinto dell’attività onirica.
Parlo proprio di una vita che è strettamente legata a quella da svegli ma che si svolge solo quando dormiamo, consapevoli che quando apriremo gli occhi, la prima finisce e comincia la seconda, a ciclo continuo.