– di Sara Fabrizi –
“Siamo Qui” è il titolo del nuovo singolo di Vasco Rossi, uscito lo scorso 15 ottobre. Preludio dell’omonimo nuovo album che arriverà il prossimo 12 novembre. A sette anni di distanza dall’ultimo disco, il Vasco nazionale torna a dire la sua perché, come rivelato di recente in un’intervista, «la musica è la sua unica vera ragione di vita».
Deve aver sofferto molto per lo sconvolgimento che la pandemia ha prodotto nel mondo della musica, per aver rinviato il suo tour per ben due anni consecutivi. Perché lui è uno che deve esserci, sempre. Perché sono quarant’anni, ormai, che ha inventato uno stile suo, che attraversa i decenni. Amato e odiato, sente forte ora il bisogno di un ritorno al classic rock, in vistosa controtendenza con i nuovissimi scenari del panorama musicale italiano.
“Siamo Qui” è un brano che profuma di quel Vasco antico, in bilico fra “Dillo Alla Luna” e “Vivere Una Favola”, per intenderci. E ne richiama i giri di chitarra intensi e struggenti, e ne richiama il tema del disincanto, che è poi il filo rosso che lo attraversa, e ci attraversa, dagli anni Settanta ad oggi. La disillusione per quel mondo migliore che di fatto non si è realizzato, il ripiegamento nel materialismo e consumismo sfrenati, il nascondere la propria essenza dietro la cultura dell’avere e dell’apparire.
Vasco ci scuote e ci fa riflettere su ciò che purtroppo siamo diventati. E lo fa con una ballad che sembra uscita dal suo periodo d’oro e che è autentica e tutta giocata sul filo di quell’intreccio magico di canzone d’autore e rock puro e duro, formula su cui ha costruito un suo percorso ed inventato una sua dialettica di cui abbiamo ancora molto bisogno.