Esce venerdì 3 settembre 2021 per Dischi Sotterranei il nuovo album di Pietro Berselli, cantautore bresciano adottato dalla scena padovana. Già anticipato dai singoli Nord Europa e Spettatore, Pietro Berselli ci fa finalmente entrare nel suo mondo di limiti e le contraddizioni di un timido cantautore rock.
Abbiamo deciso di fargli qualche domanda!
Ora siamo curiosi. Dici che questo dico è fatto anche di canzoni con cui non hai mai fatto pace, quali sono questi brani? E qual è la loro storia?
Si tratta dei brani che al loro interno contengono tracce autobiografiche più marcate, Nord Europa, Il torto, Grandi sistemi. Continuerei a metterle a posto in eterno, sia il testo che le musiche. Parlano di un momento in cui ho dovuto metabolizzare la personale fine di un’era, e accettare un nuovo inizio.
Sei una persona introversa? In che modo la musica può aiutare?
Si direi che sono introverso, ma non sono timido. La musica può aiutare l’espressione interiore e favorire la pace mentale. Stare con se stessi non è sempre facile, la musica può aiutare (come la poesia, e l’arte in generale).
In che modo convivono l’anima della provincia e della scena musicale bresciana e quella padovana? Cosa ti lega a queste due realtà?
Brescia e Padova sono due città estremamente ricche di realtà che favoriscono la musica indipendente, sono due crogioli di cultura. In entrambe mi sono trovato accolto e capito nel profondo.
Nel tuo nuovo disco sembri spesso rassegnato, come se fosse finita una storia d’amore o un’amicizia, e dovesse andare inevitabilmente così. A chi ti riferisci?
A più persone legate a un momento particolare della mia vita.
Quali sono gli aspetti di questo disco in cui ritroviamo anche il Pietro Berselli di “Orfeo l’ha fatto apposta”? Che cosa stavi vivendo allora? E cosa stai vivendo adesso?
Forse il tema che unisce i due dischi è la disillusione. In “Orfeo” sulle relazioni e in “Evidentemente no” sulle condizioni generazionali. In “Orfeo” ero più concentrato su me stesso, cercavo ancora di capirmi.