– di Assunta Urbano
foto di Clara Di Lello –
Cmqmartina sembra proprio quella vicina di banco che sa come intrattenere le noiose giornate scolastiche.
Martina Sirone diventa cmqmartina nel 2019 con la pubblicazione del singolo “Lasciami andare!”, in seguito selezionato come jingle di Radio Deejay. Il grande pubblico la conosce grazie alla partecipazione alla scorsa e quattordicesima edizione di X Factor, tra le under donna di Hell Raton.
Ha già all’attivo due album, “Disco”, del 2020, e “Disco 2″, del 2021, che ci fanno entrare nel suo universo pop, dance ed elettronico.
Proprio per il suo talento, il 2 ottobre la cantante di Monza si esibirà al MEI – il meeting degli indipendenti, a Faenza. Lì riceverà il Premio Giovani MEI 2021, targato ExitWell.
Tra le tante tappe di quest’estate, l’abbiamo incontrata in occasione del Siren Festival, ci siamo intrufolati nel backstage e le abbiamo fatto qualche domanda.
Dal “Mi Manchi” a Milano fino al “Little Italy Finland” ad Helsinki, l’estate di cmqmartina è stata piena di impegni. Come hai vissuto il tuo ritorno sul palco?
Questo è il mio primo tour vero e proprio ed è molto bello. In realtà, sento che mi manca qualcosa. Ho vissuto fino ad ora la musica da fan ed ho un’idea diversa di concerto, rispetto a quello che siamo costretti a fare a causa delle restrizioni. Vorrei che le persone che vengono a vedermi potessero provare la stessa gioia mia nei panni da spettatrice. Per questo dovremo aspettare ancora un po’.
Immagino non sia molto bello vedere le persone sedute sulle sedie.
È orribile. Io sono una che si fa prendere molto dal ritmo e in una situazione del genere faccio più fatica. Nonostante questo, è bellissimo aver avuto la possibilità di ricominciare a suonare. Non è neanche scontato. Prima di X Factor ho fatto pochi concerti e pensavo di non essere neppure portata per salire sul palco. Poi, dopo quest’esperienza mi è venuta una voglia incredibile di non lasciare mai quel posto.
Parleremo di X Factor tra un po’. Invece, raccontaci di questo live al Siren Festival.
Il palco è meraviglioso. Non sono mai stata in un posto così bello con il mare sullo sfondo. È incredibile! Un’energia positiva, un’ottima serata.
Il Siren Festival pone alla base temi attuali importantissimi: tra cui l’ambiente (con la collaborazione con Legambiente) e la parità di genere nel mondo dello spettacolo (con Keychange). Sei tra le più giovani presenze dell’evento, ti chiedo dunque quanto contano queste battaglie per te e per le nuove generazioni.
Penso che siamo una generazione diversa rispetto a quella dei nostri genitori. Sento molta coesione. Siamo sempre molto uniti quando ci sono in ballo temi sociali. Vedo tanto movimento e questo mi rende felice. Ho un legame fortissimo con la natura e con l’ambiente. Dovremmo impegnarci tutti di più per rendere migliore il mondo in cui viviamo, però si parte dalle piccole cose. Ad esempio, ho eliminato le bottiglie di plastica. Se ci si impegna insieme, possiamo riuscire a cambiare il pianeta.
La vostra generazione sa trasmettere questi concetti anche sui social.
È vero. Sono un’arma a doppio taglio, ma anche in questo caso possono creare una coesione.
Invece, per quale motivo, secondo te, è importante che l’attualità si mescoli con la musica?
Tanto. Credo che quando hai un certo tipo di visibilità sia un dovere prendere una posizione, anche se è rischioso. Siamo in un momento storico in cui questo passaggio è doveroso. Se non ti schieri, fai parte del problema.
Il 2 ottobre ti esibirai al MEI – il meeting degli indipendenti e riceverai il Premio Giovani MEI ExitWell 2021. Cosa significa questo traguardo nel tuo percorso artistico?
Sono contentissima. È una delle cose che mi ha fatto pensare a quanto fosse speciale fare questo lavoro. Quest’anno il MEI omaggerà Rino Gaetano, uno degli artisti che più mi ha ispirato, poiché ha messo sempre politica ed attualità nel suo modo di fare musica. È un onore vincere un premio del genere e in questo momento.
Sarà una bellissima edizione sicuramente.
Il tuo nome è legato all’ultima e quattordicesima edizione di X Factor, anche se la tua anima è più notturna e da club, che televisiva. Qual è il tuo migliore ricordo di questa esperienza?
È da un po’ che non ne parlavo. È stato un percorso, in generale, pazzesco; mi ha formato tanto. Non c’è un momento specifico che preferisco, in realtà. Si è dilungato per due mesi, ma a me sembra sia durato una sola settimana. È stato tutto super frenetico. Forse, il migliore ricordo è quello del secondo live, in cui mi sono esibita con una cover de Il mio canto libero, di Battisti. È un pezzo a cui sono particolarmente legata. Quella sera lo dedicai ad una persona specifica e questo rese tutto gigantesco.
Quello fu davvero un bel rischio.
Sì, è vero! [ride ndr.] Anche perché ho cambiato il pronome di un brano storico di cantautorato. Ho ricevuto tantissimi feedback positivi dopo quell’esibizione, proprio per un gesto rischioso in televisione. Aver fatto questa cosa mi ha dato ancora più coraggio. È stato assurdo, molto istintivo.
Dopo un anno e mezzo di chiusure sentiamo tutti una forte mancanza di musica. Così come ti domandava Manuel Agnelli alle auditions e riprendendo il tuo pezzo “Lasciami andare!”: “questa cazzo di radio” la alziamo o la spacchiamo?
Me lo ricordo! Io ti dico che lascio tutto com’è, perché l’ho scritta così e mi piace avere questo potere quando la canzone è farina del tuo sacco. Tra l’altro, proprio quel giorno, mi sono accorta di quante ostilità ci sono nel panorama della musica. Non le capisco. Già si tratta di un mondo precario, se ci mettiamo anche a litigare tra di noi non facciamo altro che rovinarlo definitivamente.