Dopo l’esordio con “Your Mouth”, e il successivo singolo “Red Fruits” torna l’atipica cantautrice romana classe 1993, KOLÉ, che si lascia influenzare da Radiohead e Portishead, Moltheni e Afterhours, ma anche da Quantic Soul Orchestra e Fela Kuti. Un mix unico che ci porta nel territorio inesplorato all’interno di un esperimento sussurrato ed elegantissimo tra trip hop, funk e nu soul. KOLÉ è il suo disco di debutto.
Ecco cosa ci ha raccontato!
Perché secondo te è tornato di moda il cantautorato in quest’ultimo periodo?
Non sapevo fosse tornato di moda, sicuramente non ogni cosa è di qualità. È difficile comporre qualcosa di vero e sentito al giorno d’oggi passando al vaglio del consumo, qualcosa che sappia riunire un vasto uditorio senza scadere nel commerciale nella sua accezione deteriore. Ci sono sicuramente delle belle idee e realtà.
Segui realtà come Sanremo o X Factor? Che ne pensi della musica che passa in tv?
No, non le seguo non mi piace la TV. Mi piace Blob, però, quel breve programma in onda su Rai 3 ogni sera.
Hai mai pensato a un talent o a un lancio televisivo per il tuo progetto?
No.
Durante quest’ultimo periodo diversi artisti (anche del calibro di Nick Cave o simili) hanno realizzato concerti in streaming. Hai visto qualcosa di interessante? Hai fatto tu stessa qualcosa in tal senso? Come sei sopravvissuta alla mancanza di live in questo periodo?
I live sono la cosa che mi è mancata di più, la musica dal vivo, suonarla e ascoltarla. Penso sa stata una bella trovata, quella dei concerti in streaming, io ho registrato una piccola live session disponibile su YouTube.
Hai già avuto modo di suonare dal vivo questo EP? Come sarebbe un tuo concerto ideale? E adesso?
A breve inizieremo a portarlo in giro, è prevista una data per il 22 luglio, ma per ora non diciamo altro. Il mio concerto ideale è quello in cui si è a proprio agio e si riescono a comunicare le più profonde intenzioni che animano la propria musica.