– di Giacomo Daneluzzo –
PIOVE. è il nome dietro cui si cela un’artista la cui identità è attualmente ignota, che di recente ha pubblicato un piccolo gioiello di “cantautorap” fortemente contaminato ed elettronico, intitolato EP01; l’EP è uscito per Woodworm, etichetta sapiente nel trovare nomi nuovi e capaci di imprimere direzioni inaudite alle canzoni, con distribuzione Universal, e contiene cinque tracce, tra cui spicca una collaborazione con Claver Gold, rapper noto per il carattere letterario dei suoi testi. PIOVE. nelle sue canzoni descrive un mondo dark, a tratti davvero oscuro, ma la sensazione che dà è quella di una fitta foresta, che, però, lascia entrare dalle fronde degli spiragli di luce. Incuriosito dalle canzoni di questa release e dall’estetica del progetto, le ho fatto qualche domanda per approfondire il suo promettente percorso artistico e lo straordinario lavoro dietro alla scrittura e alla composizione di EP01. Ecco che cosa mi ha raccontato, in modo estremamente coerente con il personaggio che emerge dai brani usciti finora.
Ciao PIOVE., è uscito il tuo EP d’esordio, EP01, che nel comunicato stampa definisci “un posto in cui essere tristi e arrabbiati”: che rapporto hai con la tristezza e la rabbia, che nelle tue canzoni sono molto presenti? Pensi che queste emozioni siano più stimolanti di altre, per la creatività?
Ciao a te, Giacomo. Non so se siano particolarmente efficaci, ma per me è molto naturale farmi canale di queste emozioni. Ho deciso di esplorarle e di raccontarle, un po’ per sfogarmi e un po’ per comunicare con altre persone che le vivono.
In Italia definizioni come “avantpop” e “hyperpop” sono ancora poco conosciute dai più. Che rapporto hai con questa scena e con artisti come Charli XCX e 100 gecs? È questa la direzione che sta prendendo il panorama pop e mainstream?
Sento l’avantpop molto vicino per l’atteggiamento, per la scelta d’inserire nella forma canzone una sperimentazione sonora, lirica, strutturale. L’hyperpop è un contenitore stilistico legato all’etichetta londinese PC Music di A. G. Cook, una provocatoria esaltazione artistica del consumismo che diventa manifesto artistico; Charli XCX e 100 gecs sono gli artisti più conosciuti di questa scena, ma ce ne sono tanti altri, come Dorian Electra e SOPHIE, e dentro c’è di tutto: pop, hip hop, glitch, nightcore, metalcore… Io ne prendo alcuni elementi: le distorsioni, le voci “choppate”, i testi ossessivi (tendenzialmente malinconici), i suoni metallici e l’immaginario visivo legato all’arte contemporanea: fantasy, anime, kawaii, videogame… Non conosco il futuro del mainstream, che senz’altro non ha un’unica direzione, ma posso dirti che in Italia c’è già una scena hyperpop in crescita e di cui, per certi versi, mi sento parte.
EP01 è un viaggio in un mondo, in un’estetica, in un immaginario, che ho trovato bellissimo ed estremamente originale. Quanto è importante “distinguersi” all’interno di una scena, fare altro rispetto a ciò che già c’è?
Grazie, apprezzo! Personalmente cerco di restare fedele a me stessa, conscia delle tendenze che mi circondano: non voglio isolarmi, che è un po’ il rischio di quando suoni altro rispetto a ciò che c’è. Sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli artistici e musicali per innata curiosità, ma in fondo mi piace condividere stilemi e linguaggi che anche gli altri riconoscono e sentirmi parte della scena culturale. Siamo tutti diversi; quando si è se stessi distinguersi dovrebbe essere una conseguenza naturale, no?
PIOVE. è un progetto misterioso: non si conosce il tuo volto, non si trovano informazioni su di te sul web. Che ruolo ha per te l’anonimato? Che rapporto hai con i riflettori e perché la scelta di non esporti in questo senso, almeno per il momento?
L’anonimato è uno strumento. Non raccontare chi sono e non mostrarmi mi dà la libertà di costruire un mondo completamente nuovo, dove immergere tutto quello che faccio. Lo trovo molto più bello. Per il momento.
In “Fagli vedere chi sei” collabori con Claver Gold, una delle migliori penne del rap italiano, in una traccia potente e ben riuscita. Com’è nata questa collaborazione e come ti trovi a lavorare con altri artisti?
Claver è speciale, fa parte di una scena di persone dritte e collaborare è stato stimolante. Non erano previsti feat per questo EP, ma durante il mix Andrea Marmorini, il mio manager in Woodworm, ha proposto di contattare Claver. Ci siamo sentiti telefonicamente, a lui è piaciuto il brano e dopo qualche giorno ha buttato giù le barre, dicendo: «È solo una bozza, è giusta la direzione, secondo te?”. Erano già perfette, tanto che avrei voluto lasciare la voce della bozza, andava già bene. Mi piace lavorare con gli altri, collaboro volentieri con chi mi piace.
Dalle copertine dei singoli e da quella dell’EP vediamo un’immagine particolare di PIOVE., in particolare nell’EP troviamo la tua action figure, che ci ricorda la catena di montaggio di questo mondo grigio, un non-luogo, come viene definito dal comunicato stampa. Come possiamo emanciparci da questa catena di montaggio, da questo non-luogo, secondo te? E che tipo di lavoro grafico c’è stato con Thomas Balducci e come proseguirà il progetto PIOVE. dal punto di vista delle grafiche?
Come possiamo emanciparci? La soluzione è ovviamente quella di fare un salto quantico oltre questa dimensione fisica, ma è un lavoraccio. Thomas è l’artista che ha realizzato il mio immaginario visivo, composto da un’estetica minimale e da un avatar 3D che mi personifica su tutte le copertine dei singoli e dell’EP, permettendomi di unire alla musica la mia passione per arti visive e fumetto. Nel tempo mi piacerebbe coinvolgere diversi artisti visivi sulla linea di Grimes, Bjõrk, SOPHIE, Arca.
Nelle tracce di EP01 si sente rabbia, disillusione, tristezza. Ma anche un sentimento di rivalsa, di riscatto, che insieme alle parti rappate o semi-rappate avvicina PIOVE. al mondo hip hop. In questo EP, dal tuo punto di vista, qual è l’anima di PIOVE. che prevale, quella negativa o quella positiva? Come interagiscono tra loro?
Se prendi un’immagine e inverti i colori ottieni il negativo, ma l’immagine è la stessa; e allo stesso modo nelle mie canzoni è difficile distinguere le due parti, una definisce l’altra. Le emozioni da cui faccio originare i miei racconti possono essere facilmente definite negative, ma a quella rassegnazione, come dici anche tu, si contrappone sempre uno spiraglio di luce. Mi piace pensare che le due anime si bilancino costantemente: diamo un nome alla luce perché si contrappone al buio, che bisogna riconoscere. Io lo conosco bene, mi ci muovo dentro, ma voglio pensare che nelle mie canzoni sia la parte positiva a prevalere.
Quali saranno i prossimi passi del tuo progetto artistico e musicale? Che cosa ci dobbiamo aspettare da PIOVE., oltre alla volontà di continuare a stupirci?
La pace nel mondo. Musica in continuo movimento e nuovi brani sempre più accesi, che non vedo l’ora di tirare fuori. Nel frattempo li porterò in giro live, ci vediamo sotto al palco, anche se piove.