Neanche il tempo di brindare all’inizio del nuovo anno che sono già partiti in tour. Dal 3 gennaio infatti i romani Hopes Die Last portano sui palchi dei club italiani il loro sound metal intrecciato con elettronica e dubstep. Ma il giro della penisola, in cui al momento è impegnata la band capitolina, è solo l’ultimo di una serie di tour che l’hanno condotta in Europa, America e persino nel Sol Levante. «I concerti in Giappone sono quelli che ricordiamo con più gioia – afferma il vocalist Daniele Tofani, che compone la line-up degli HDL insieme ai chitarristi Marco Mantovani e Luigi Magliocca, al bassista-cantante Marco Calanca e al batterista Ivan Panella – all’estero c’è maggior propensione della gente verso ciò che suoniamo, ma i nostri concittadini ci hanno più volte dimostrato che non hanno nulla da invidiare come pubblico a quello straniero». Lancia spezzata in favore di Roma, la città da cui nel 2005 è partito un cammino musicale composto dall’EP Your face down now del 2007 e dagli album Six years home (2009) e Trust no one (2012). Fino ad arrivare all’EP di sette pezzi Wolfpack, rilasciato lo scorso anno e da cui sono stati estratti tre singoli: «Questo lavoro è un esperimento in cui abbiamo aggiunto delle pesanti parti elettroniche al nostro sound – prosegue Tofani – e un EP breve ci avrebbe richiesto meno tempo rispetto a un album. Volevamo anche dare un impatto immediato di ciò a cui stavamo lavorando, ma rimarrà solo una prova». Diverse infatti sono state le critiche da parte dei fan, sul web, riguardo un cambio stilistico che avrebbe distaccato troppo dallo stile originario degli Hopes Die Last. Fan, sì, perché loro un seguito ce l’hanno veramente (milioni le visualizzazioni su YouTube e parecchi gli acquirenti dei loro dischi). Per il futuro è in cantiere una versione deluxe dell’ultimo EP, con altri pezzi inediti. E poi un giro internazionale. Per coltivare una Speranza Ultima A Morire…
Marco Reda