– di Martina Zaralli –
La musica della rinascita. Ecco Anna Zero, ottava prova della carriera di Anna Tatangelo che segna un nuovo inizio nella carriera e nella vita personale della cantante. Anticipato dai brani “Guapo” feat. Geolier e “Fra me e te” feat. Gemitaiz, due grandi collaborazioni con due nomi di punta del rap italiano, Anna Zero conferma la scelta di un percorso iniziato circa due anni fa, dopo l’incontro artistico con Achille Lauro e Boss Doms con i quali ha dato nuova luce al suo singolo cult “Ragazza di periferia”. Anna Tatangelo così cambia pelle con un flow inedito: Anna Zero è la scoperta di un nuovo mondo, nato dal confronto con altri linguaggi e orizzonti musicali.
È uscito il tuo ottavo album Anna Zero: ci racconti la storia del disco?
Questo disco è nato in un momento particolare della mia vita, in un momento di grandi cambiamenti. È arrivato durante la pandemia, una separazione e un trascolo: avevo bisogno di una valvola di sfogo e l’ho trovata nella musica. Il disco è una sorta di diario, con cui racconto tanto di Anna: a partire dal titolo che racchiude la mia voglia di ricominciare da capo. È un album molto importante per me, non solo per quello che racconto nei testi, ma perché rappresenta la mia evoluzione musicale, un cambiamento che, negli anni, ho sempre avuto un po’ timore di fare.
In Anna Zero ci sono molto collaborazioni con il mondo urban, sia come featuring che produzioni. Cosa ti ha colpito della scena rappresentata da nomi come Geolier, Gemitaiz, Frenetik&Orange?
La schiettezza e il modo di approcciarsi alla musica con grande ricerca di suoni che si affacciano sulle tendenze internazionali. La schiettezza dei testi che va oltre i giri di parole: ad esempio, quando ero in studio con Emis Killa per il pezzo Anna Zero lui mi suggerì di raccontare le cose che volevo cantare così come le stavo dicendo a lui, senza cercare un modo diverso: su questo consiglio si è basato poi tutto il percorso dell’intero disco. È stato poi molto importante anche l’incontro con Martina May, che ha saputo trascrivere tutti i miei pensieri e facendo così di Anna Zero un disco scritto principalmente da una donna.
Donne e musica: si sente ancora troppo spesso parlare di fatti legati alla disparità di genere…
«Essere una donna non vuol dire riempire solo una minigonna», lo scrisse anche Mogol. Si parla ancora di tante cose che io raccontavo nelle mie canzoni tempo fa, eppure al posto di andare avanti si va indietro. Chiaramente anche lo spettacolo ne risente: se fai musica e dici determinate cose in un testo sei una poco di buono, se lo fa un uomo è rock’n’roll. Questo fa anche pensare alla libertà di giocare con la propria immagine, come se le donne non potessero sperimentare. E poi, se oltre a cantare, balli, conduci un programma tv, se fai qualsiasi cosa in più rispetto a ciò che ti ha fatto conoscere al pubblico, passi come una minaccia. Per me non dovrebbe essere così: la completezza artistica è un valore aggiunto.
Cosa fare per ridurre il gap generato dalla disparità di genere?
Servono rispetto ed educazione, a partire dalle famiglie e dalle scuole. Sono mamma anche io: come genitore ho il dovere di insegnare a mio figlio il rispetto delle donne. Un rispetto e una educazione che devono abituare a saper scindere l’attività dell’artista dalla sua vita privata: a mio figlio ho spiegato che la persona dietro l’artista non deve essere giudicata, o messa in discussione, per quello che può emergere dai social, dalle foto o dalle copertine delle riviste. Ma così come l’artista in sé non deve essere giudicata dal suo abito: in diverse edizioni di Sanremo si è parlato di come ero vestita, del trucco, della mia vita privata, eppure la musica dovrebbe essere un momento di spensieratezza non solo per chi l’ascolta. Sono molto sensibile alle questioni pro-donna: con le mie canzoni ho potuto trattare tematiche importanti, con in “Essere una donna” o in “Ragazza di periferia”; ho parlato della violenza sulle donne con “Rose spezzate”, cercando di coinvolgere anche Doppia Difesa, l’associazione di Michelle Hunziker e Giulia Bongiorno.
Alla luce di quanto hai appena raccontato, cambieresti qualcosa o rifaresti tutto della tua carriera?
Rifarei tutto all’ennesima potenza. Prima che nascesse mio figlio mi presentai per un Sanremo con un pezzo che si chiamava “Bastardo” e insieme alla direzione artistica di Luca Tomassini decidemmo di fare un omaggio ogni sera a una grande artista della musica italiana. La prima sera mi presentai vestita da uomo, e l’omaggio era per Anna Oxa: ci spaventarono però da subito le critiche, per molti “era troppo” per una prima serata, e ci fermammo. Apprezzo moltissimo un Achille Lauro, che al suo secondo Sanremo è stato massacrato su Twitter dopo essersi tolto il mantello rimanendo con una tuta trasparente: ma lui ha perseverato. All’epoca avevo diciannove anni, ma oggi con una consapevolezza diversa e maturità diversa mi sento libera dal giudizio degli altri.
Anna Zero in tour?
Mi auguro di sì e presto. Quando esce un disco la prima cosa che vorresti fare è portarlo in giro per capire l’effetto che ha fatto sulle persone.