Il senso del non-sense si legge come prima cosa dalla loro cartella stampa. E in effetti esistono mille chiavi di lettura per questo lavoro strumentale che arriva dalle mani dei Monteceneri, milanesi di nascita almeno dal punto di vista artistico che si trovano a far dialogare assieme generi e derive, suoni e forme tra loro (forse) inconciliabili. Promettono la release di un trittico di singoli e relativi video con cadenza mensile. Siamo all’indomani della seconda uscita: parliamo di “Heimweh”, secondo estratto dal loro percorso che si è battezzato con il brano “Plan 0” e che ora si appresta al terzo ed ultimo capitolo (almeno per ora) in programma per la fine di Giugno. E se l’inizio ha sfoggiato una psichedelia più urbana con un drumming decisamente più figlio del presente, più deciso dalle dinamiche che si fanno appena metalliche dopo un “bridge” solistico a contorno di una voce radiofonica di cui vorrei tanto conoscere la genesi, questo secondo lavoro sfoglia una viscosità appena anni ’90, con i contorni meno definiti soprattutto dentro le distorsioni di chitarra elettrica e dove un riff circolare porta con se il cuore pulsante di questa deriva industriale. Mettersi in viaggio, come mettersi in gioco, come sporcare le proprie abitudini… alla loro forma basta sicuramente il suono e la sua ricerca.
Monteceneri. Io inizierei da questo moniker che tanto mi incuriosisce e che tanto mi restituisce visioni cinematografiche noir… dove nasce?
Nasce mentre sei in coda, imbottigliato nel traffico in circonvallazione, e con lo sguardo distratto leggi una targa toponomastica che recita via Monte Ceneri…un posto che non conosci, non sai dove si trova ma il cui nome crea nella tua testa la visione di qualcosa di maestoso e sfuggente nello stesso tempo.
Che poi questo secondo singolo lo sento navigare sospeso come la polvere dentro le città metropolitane… o sbaglio?
È senz’altro una raffigurazione molto suggestiva, in realtà non crediamo ci sia una sola chiave di lettura nei nostri brani. Di contro quello che definisci “navigare sospeso” è la sensazione che cerchiamo di trasmettere perché uno degli aspetti che più ci affascina è l’ineffabilità. Forse insieme alla polvere delle metropoli c’è la foschia di una collina alberata o la bruma all’alba in mare aperto…chissà
Cosa significa “Heimweh”?
Proviamo a dare ai brani titoli con una parola sola che racchiuda un concetto o un’idea. È una parola tedesca che esprime il dolore (weh) di chi è lontano da casa (Heim) intesa come “il luogo degli affetti”.
La ricerca spirituale di “Plan 0” e la solitudine di “Heimweh”. Queste le mie personali fotografie. Nel terzo cosa potrei attendermi?
Possiamo fare un tentativo collocando “EVO” in un luogo dai confini indefiniti, un terreno instabile, per cui poco rassicurante. È un brano che rappresenta un sorta di “umore di fondo “, quel brusio interiore che nutre l’inquietudine. Sembra la notte insonne che attende l’alba. Che finalmente arriva.
L’America come Berlino, il post rock come la psichedelia. L’Italia invece? C’entra o non c’entra?
C’entra perché è il filtro attraverso il quale vediamo le cose: tutto ciò che ci investe e a cui assistiamo ne viene permeato. Per quanto si cerchi di essere critici e obiettivi, o viceversa che se si sposino correnti artistiche, il filtro è quello che personalizza e rende unico un punto di vista. Condivisibile o no.