– di Naomi Roccamo –
Stavo quasi per scrivere “Rovere” quando mi ricordo che loro, a differenza di M¥SS KETA, hanno rigorosamente bannato il CAPS LOCK dalla loro musica e sono noti per il loro stilosissimo minuscolo applicato ovunque.
Avrete sicuramente sentito parlare dei rovere, prima tre, Nelson (voce, ma anche youtuber e content creator per Space Valley e Nels), Stiva (tastiere), Luca (chitarra), poi cinque, con Frank al basso e Paga alla batteria.
Proprio con uno degli ultimi arrivati, il batterista Marco Paganelli, ho chiacchierato dopo l’uscita del singolo “bim bum bam” per Sony lo scorso aprile e prima del nuovo album.
Ciao Marco! Partiamo dall’ultima cosa che avete realizzato, ossia il videoclip di “bim bum bam”. Tutti quei fiori mi hanno ricordato Midsommar però voi mi siete sembrati decisamente più allegri e colorati. Mi racconteresti qualche aneddoto?
Ciao! Cerchiamo sempre di portare in giro una presa a bene, ecco. A girarlo ci siamo divertiti moltissimo! Si è svolto tutto in questa villa nelle campagne di Parma dove i bambini, protagonisti del videoclip, stavano girando dalla mattina presto. Siam rimasti a bocca aperta per la location una volta arrivati per girare la nostra parte; dovevamo girare il nostro contro campo ed era tutto super organizzato per non impallare il set e il lavoro dei piccoli. Loro erano sicuramente la parte più divertente. Poi paradossalmente è più difficile suonare in playback che suonare dal vivo, perché tendenzialmente quando giri i videoclip suoni sopra il brano, che è ovviamente più basso, e devi cercare di replicare quelle movenze che faresti dal vivo mentre immagini il pubblico davanti come se fosse un concerto, invece davanti hai gente che urla mentre prova a guidarti (ride, ndr).
“bim bum bam” ci riporta indietro, ai pomeriggi d’infanzia spensierati. Quali altri ricordi hai legati a quel periodo?
Beh, io forse sono un pochino strano in questo ma già da piccolino la musica era la mia priorità. Passavo interi pomeriggi davanti alla TV a guardare delle videocassette per tutto il giorno; mi ricordo in particolare quella con i live dei Queen, la fissavo tutto il tempo e di recente, essendo tornato a casa dei miei, ho provato a riguardarla ma non è andata bene perché l’ho consumata tutta e non si vedeva più nulla. È anche quello ad averci ispirato per il testo, a farci rivivere quelle mattine in cui, appena sveglio e prima di andare a scuola, guardavi appunto i cartoni in mutande. Lo facevo spesso, sì.
So che i testi dei vostri brani non sono affidati a qualcuno in particolare ma c’è una scrittura collettiva o comunque fate un po’ per uno. In questo caso di chi si tratta?
Per questo testo in particolare ci ha aiutato Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, che ha contribuito in maniera consistente, però solitamente, come hai detto tu, non c’è una penna singola, si tratta sempre di un processo di scambio e confronto in cui all’idea e alle parole di uno si legano quelle di qualcun altro.
Ho questo ricordo risalente al 2019, alla tappa romana di Fuori dall’hype dei Pinguini, dove voi eravate la band di apertura e io arrivai in ritardo (rido, ndr). Non sapevo chi foste ancora. Quanto vi manca quel girare per tutta l’Italia tipico dell’inizio?
Allora dovrai recuperare al prossimo tour (ride, ndr). Io penso che la musica dal vivo sia una delle cose che manca di più a tutti in generale. Avendo lo stesso manager dei Pinguini ci siamo conosciuti già prima di quel tour e facendo balotta, come si dice a Bologna, siamo entrati subito in famiglia. Noi eravamo abituati ai localini piccoli di Bologna e poi ci si è aperto un mondo, l’Alcatraz, l’Atlantico. Sicuramente i Pinguini hanno portato una grande novità nel panorama musicale italiano e Riccardo è una potenza unica, un vulcano che ci fa da fratello maggiore.
Vi definireste una band diversa dalle altre?
Questo sicuramente. Abbiamo la volontà di condividere ogni cosa fra di noi, nel senso che meriti, oneri e onori se li prende ogni componente della band . Poi abbiamo un rapporto molto rispettoso e ci dividiamo i compiti, perché sappiamo qual è il punto forte di ognuno di noi e non c’è un bandleader; dalla musica, alla promozione della musica, ai social, c’è coesione.
(Fisso la schermata dal telefono e leggo “Marco (rovere)” quindi inizio a chiedermi da dove venga questo nome, ndr) Che poi il nome “rovere”… Perché è stata la scelta finale?
Fuori Bologna c’è il quartiere industriale Roveri e lì c’è la sede della nostra prima sala prove; in quel complesso e assolutamente a caso, legato al ricordo della prima volta in cui abbiamo suonato insieme, è venuto fuori “rovere”. Prima stavamo tutti in altre band, quelle dell’undergound bolognese, che si sono poi unite.
Voi siete bolognesi al 100%, tutti. Tornerò a Bologna dopo molto tempo e non so cosa aspettarmi, perché è una città che forse più di altre non è fatta per una pandemia. Per me è libertà e intimità insieme. Per voi cosa è Bologna oggi e con quali canzoni la descrivereste?
Ti direi Lucio Dalla 100%, “Piazza Grande”, perché non posso non citartela. E poi tutti noi siamo abbastanza fan dei cantanti bolognesi, Carboni, Cremonini, Bersani. Non ascoltiamo molta musica, ma ne ascoltiamo molta bolognese, ha un’identità da sé.
Quanto sono cambiati i rovere da disponibile anche in mogano, oltre ad essere aumentati, e quanto vogliono discostarsi, nel prossimo progetto, dal primo album?
Che usciremo con un secondo disco è certo. Disponibile anche in mogano è stato il primo esperimento con cui ci siamo lanciati nel mondo, direi. Non dico che sia acerbo ma è prodotto e suonato di getto, perché avevamo il fuoco dentro e dovevamo lanciarci. Adesso sicuramente siamo più pignoli, lavoriamo ad ogni singolo particolare in maniera molto più approfondita, prima di pubblicare dei brani li ascoltiamo in loop, siamo affiancati da figure professionali nuove, che ci hanno accompagnati anche durante le uscite dei singoli. Abbiamo con noi Cantaluppi, un produttore importante che ha già creato il sound di artisti più in voga e si sentirà un level up rispetto al primo album,che ovviamente ci rappresenta ancora ma stiamo crescendo.
Prima di questo singolo è uscito “freddo cane” insieme a Mameli. Avete uno stile affine. Raccontateci di questa collaborazione.
In realtà tutto è nato super a caso e da lì si è sviluppata la base di un’amicizia che secondo noi durerà. Nelson, il cantante, e Mameli si somigliano in maniera incredibile, i nostri fan continuavano a scriverci: “Nelson è uguale a Mameli, dovrebbero fare un feat” e i fan di Mameli a scrivergli: “Sei uguale a Nelson dei rovere, dovreste fare un feat” allora abbiamo deciso di fare davvero un feat (ride, ndr). Credo che Nelson gli abbia proprio scritto: “Oh vez siamo uguali, dovremmo fare un feat!”. Quindi ci siamo sentiti su Zoom, perché eravamo ancora in zona rossa, anzi, rossissima e gli abbiamo fatto ascoltare “freddo cane”, che era praticamente già finita ma mancava la seconda strofa, visto che avevamo scritte duecento e scelta nemmeno una. Due giorni dopo ci ha mandato la strofa e dal vivo abbiamo registrato tutto. Ci ribeccheremo sicuramente
Immagino sarai molto prudente nel darci delle mini mini anticipazioni per questo secondo album, non ti chiedo nulla!
Ehhhh, no, è ancora tutto un po’ prematuro (ride, ndr). Sicuramente seguiremo la scia dei singoli che sono già usciti. So che sarai comprensiva in ogni caso!
rovere promessa della musica italiana.
Intervista super interessante!