– di Giacomo Daneluzzo –
Dieci tracce, poco meno di quaranta minuti. Franco126 ha portato alla luce Multisala, il suo secondo album solista, che suona per certi versi come un nuovo inizio. Il titolo rende subito chiaro che, a differenza del disco precedente Stanza singola, le canzoni non parleranno di Federico Bertollini – questo il vero nome dell’artista – o quantomeno non solo di lui: prendendo l’immagine di un cinema in cui in ogni sala viene proiettato un film diverso, Franco126 fa capire che Multisala vuol essere un disco che racconta storie, storie sue, storie d’altri… Non è importante di chi, ma il fatto che siano storie. Piccole storie, storie di quotidianità.
Proprio per questo non stupisce trovare i nomi di alcuni ghostwriter affianco a quelli di Franco126 e di Ceri, fidatissimo produttore dell’artista dai tempi di Stanza singola: De Cataldo, De Candia, Terlizzi, Tognini e Di Dionisio sono i nomi che, tra i crediti ufficiali, troviamo sparsi in metà dei titoli, mentre la cantautorale “Blue Jeans”, con Calcutta, è una canzone interamente scritta da Franco126, cui il cantautore di Latina presta soltanto la voce, in un singolo di lancio del disco che forse è tra i più riusciti della carriera dell’artista trasteverino.
I testi di Multisala sono veri, sinceri, diretti. Sono storie di persone normali, storie d’amore, storie di amici, storie di argomenti più o meno leggeri. La quotidianità permea i testi di questo disco, ma filtrata dagli occhi di un artista in grado di meravigliarsi di fronte alle piccole cose, ai dettagli del quotidiano. La scrittura di Bertollini è maturata rispetto a Stanza singola, è più consapevole e capace di guardare anche fuori da sé con una sensibilità rara. Canzoni come “Simone” o “Vestito a fiori” sono canzoni decisamente più mature dal punto di vista testuale al Franco126 a cui eravamo abituati, di cui però resta invariato lo sguardo malinconico sulla vita, stavolta quello, però, dello spettatore commosso di un film.
Ma probabilmente il maggiore punto di forza di Multisala sta nel fatto che sia un disco suonato. L’eccellente lavoro di produzione di Ceri sta anche nella maestria con cui ha saputo “usare” musicisti provenienti da vari progetti all’interno delle tracce, in primis Giorgio Poi che ha prestato “le corde” alla maggior parte delle tracce – accompagnato spesso da altri chitarristi d’eccezione, tra cui Colombre in “Che senso ha”. È interessante la presenza di vari artisti noti per i loro progetti all’interno delle tracce di Multisala, come accade con i già citati Giorgio Poi e Colombre, con Gianni Bismark (fischio in “Accidenti a te”) e Frah Quintale (cori in “Miopia”). Il risultato è un disco musicalmente originale e variegato, di un pop cantautorale orecchiabile e intelligente, che rappresenta un buon punto d’arrivo del percorso solista di un artista in continua evoluzione come Franco126.