– di Michela Moramarco –
È il 2021. Domani è il primo maggio. Ma non un primo maggio qualsiasi: si tratta del mio “primo” Primo Maggio a Roma, dove andrò per assistere al Concertone. Sì, proprio quell’evento che smuove persone da ogni dove in nome della musica e dei diritti. Il concerto del Primo Maggio è l’occasione dell’ascolto, della condivisione, ma soprattutto del panino con la frittata avvolto nella carta stagnola e delle storie che si creano nell’atmosfera inafferrabile del concerto stesso.
La musica live è qualcosa di fisico e spirituale allo stesso tempo. Quest’anno non posso farmi sfuggire l’occasione di ascoltare live proprio quegli artisti che ascolto da una vita nelle cuffie, in treno, mentre cammino, prima di dormire.
Noel Gallagher a parte, ci saranno gli Zen Circus, La Rappresentante di Lista, Motta. Chi non vorrebbe assistere ad un concerto simile, non fosse altro che per dire il proverbiale “io c’ero”?
Penso poi, con grande sollievo che finalmente si potrà ballare “Musica leggerissima” con Colapesce e Dimartino in un contesto live.
Per non dire invece delle emozioni e delle lacrime che sgorgheranno all’ascolto di Fabrizio Moro, Ermal Meta. E forse pure Vasco Brondi.
E i Fast Animals And Slow Kids? Praticamente mi sembra che ci debba essere una congiunzione astrale per ascoltarli dal vivo. Pare che quella congiunzione stia arrivando e, banalmente, non vedo l’ora.
Poi Extraliscio, Max Gazzè, Alex Britti, ne vogliamo parlare? Pare che mi stia preparando per questo concerto da prima di sapere di volerci andare.
Ma in realtà tutta la line-up di quest’anno è una garanzia.
Stanotte ripeterò i testi dei brani di ciascuno.
Non voglio perdere nessuna parola. Nessuna parola al caso o al caos.
Chissà quanto sarà stato faticoso scrivere i testi di quei brani che ascolterò e canterò male ma a squarciagola.
Lasciando a parte le considerazioni soggettive, inizio a immaginare già da ora l’emozione di quando scoccherà la prima nota che darà avvio al concerto, con le voci del pubblico che si uniscono in un fragore assoluto e il respiro che si fa sempre più spezzato.
Il sole battente, gli ombrellini, le bandane e lo zaino colmo di bottigliette d’acqua e aspettative.
E poi penso anche che prima di quella fatidica prima nota che introduce il concerto, ci sia un grande fervore ma soprattutto un grande lavoro di fonici, direttori artistici, registi, fotografi, back-liner e tutte le figure professionali che lavorano alla realizzazione dell’evento.
Immagino il via vai di esseri umani che collaborano a favore della musica, nel backstage.
Immagino il nervoso creativo che assale gli artisti prima di calcare il palco. Quanto vorrei porre loro qualche domanda pur di “rubare” un attimo di quelle sensazioni.
Immagino il ticchettio degli orologi prima del grande momento. E quanta gioia c’è nel vedere realizzato un evento così rilevante per la comunità di ascoltatori assidui e non.
Per ora sono contenta di pensare al pubblico con cui condividerò questa esperienza incredibile.
Il Primo Maggio, inoltre, vuole rimarcare il valore del lavoro come diritto/dovere dell’individuo, dell’importanza delle risorse umane. Ma anche il valore della musica come atto politico, un modo quindi, per farsi sentire.
Il Primo Maggio, insomma, è quella cosa che immagini talmente tante volte di poter vivere, che quando arriva non ti sembra vero.
Infatti, non è vero.
Domani sarò dove sono ora, sul divano, ad ascoltare il Concertone dal salotto di casa, come è stato già per quelli passati. Sarò qui, con la rabbia del pubblico che vorrebbe tornare a condividere la musica live, con la speranza che un giorno questa solitudine possa essere utile.
Sarò qui, ad ascoltare gli artisti da casa, ma con un’insaziabile frenesia del raccontare.
Tanto un giorno il Concertone del Primo Maggio si avvererà anche per me.