– di Michela Moramarco –
Dal 16 aprile è disponibile l’album d’esordio dell’artista Emanuele Aloia, dal titolo Sindrome di Stendhal. Il progetto è stato presentato il 15 aprile con una live esclusiva su TikTok, trasmessa da Firenze. Infatti, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale dell’Arte, Emanuele si è esibito alla Galleria degli Uffizi con il brano “Romeo e Giulietta”, in cui vengono citati proprio due capolavori del Botticelli, custoditi nella Galleria, la Venere e la Primavera.
L’unione tra musica e arte figurativa si potrebbe definire come il leitmotiv di questo album d’esordio, contenente tredici tracce, scritte e composte dal giovane Emanuele Aloia. Classe ’98, egli si era presentato al grande pubblico con il brano “Il bacio di Klimt”.
L’album Sindrome di Stendhal si potrebbe intendere davvero come un vero e proprio viaggio pensato ad arte: ogni opera è una fermata, ogni fermata uno spunto di riflessione. E per arte non si intende chiaramente solo arte figurativa, ma anche filosofia, letteratura e, chiaramente, musica. Per esempio, prendete un po’ di Van Gogh, un pizzico di Ariosto, e un tratto di Nietzsche e aggiungeteci sonorità ultra-pop: no, non si tratta di un delirio di onnipresenza. Sto parlando della prima traccia dell’album, che s’intitola “Notte stellata”. Ma questo, come si è detto, è “solo” un esempio.
Perché l’ascolto, o viaggio tra le opere d’arte, è appena iniziato.
Dunque, “Notte stellata” è il brano forse più ricco di citazioni, come ha spiegato Aloia, che aggiunge a riguardo: “I brani nascono per l’esigenza di scrivere. Non c’è una vera e propria regola per il processo creativo”.
Proseguendo, ci si imbatte in un altro quadro, cioè, un altro brano. Parliamo infatti di “Monna Lisa”, un ritratto rubato al corso della storia. Il brano funziona perché è solare. Del resto, le interpretazioni sono soggettive, no?
Ma a questo punto bisogna inquadrare meglio il discorso: “Non si tratta di un concept album, anche se così può sembrare”, come afferma l’artista. “C’è molto gioco d’istinto, fondamentale secondo me per poter imparare a comunicare col pubblico” continua Aloia.
Sicuramente, per quanta spontaneità ci possa essere nella scrittura di questi brani, è fuori discussione che ci sia una profonda e accurata ricerca di contenuti. Ammirevole da constatare, apprezzabile da ascoltare.
Potrebbe allora sorgere il dubbio: troppe citazioni non rendono ostica l’interpretazione di ogni singolo brano? Probabilmente ognuno coglierà le citazioni in cui si identifica di più. A questo proposito Emanuele Aloia spiega: “Può essere che sia così, me ne rendo conto anche dai social. È piuttosto recente una dimostrazione di questo: un professore mi ha riferito che in una traccia di un compito in classe era citato un mio brano, “L’urlo di Munch” per il legame con la Coscienza di Zeno”.
È evidente, come si era accennato, il legame inscindibile instaurato da questi brani tra arte e letteratura, tra arte e filosofia. E, del resto, cosa ci si doveva aspettare da un ragazzo che al quarto liceo scriveva brani citando Platone? Chissà, tutte queste idee per i brani derivano proprio dall’iperuranio!
In ogni caso, proseguendo nell’ascolto dell’album Sindrome di Stendhal sembra che le canzoni si facciano immagini, ma questo effetto è molto accentuato anche nel brano “Girasoli”. Inutile dire che si tratta di una citazione del celebre quadro di Van Gogh, che è uno degli artisti favoriti da Aloia, che afferma: “È triste pensare che lui non abbia potuto godere in vita dello splendore delle sue opere”.
In questo album però non manca la vena polemica social-e che inizia a serpeggiare tra le tracce con “Ipocrisia” ma si riscontra anche nella title-track “Sindrome di Stendhal” in cui l’artista canta: “Il virus più grande del nuovo millennio / Non si diffonde con strette di mano / S’è già diffuso nel mondo da un pezzo / E porta il nome di essere umano”.
Si può dire che Aloia abbia tanto raccontare, ogni suo brano sembra un pianeta a sé stante, forse utopico, ma comunque creato ad arte.
L’artista inoltre spiega: “È stata compiuta una scelta per selezionare i brani più adatti a questo album. Ma spero che presto potrò dare spazio anche ai brani che stanno nascendo”.
Per concludere, se l’ascolto può risultare faticoso, non temete, è solo un inganno, o forse è solo Sindrome di Stendhal.
Bellissima recensione che coglie tutte le sfumature e le implicazioni artistiche e letterarie di questi brani musicali e le esprime in modo sublime. Belle le canzoni e coinvolgente il ritmo.