Scende in campo come cantautore a dar la sua viva voce a queste nuove scritture che, per la prima volta, decide di tenere per se… forse anche grazie alla “pressione” dell’amico e collega Massimo Germini, forse anche vista la lunga schiera di importanti collaborazioni o forse anche e soprattutto all’indomani della resa sonora della produzione tecnica firmata da un grande della scena come Lele Battista. Ci fantastichiamo su ed è una scusa buona per disegnare i contorni di questo bellissimo disco che si intitola “Basta unire i puntini”, “esordio” come cantautore di Alberto “Caramella” Foà, noto autore e paroliere che finalmente si mette a nudo dentro un disco di eleganza classica e di classiche soluzioni, e senza mai svendersi, dunque, alle voci di popolo, alle forme comode, alle inevitabili scorciatoie digitali. Un disco suonato… analogico… un disco di artigiano…
Pensi che la vita sia una questione di puntini da unire? Mi piace partire da qui…
Per conto mio tutto è una questione di puntini, da unire e magari in certi casi anche da evitare. Siamo in divenire, conta il viaggio e ho copiato spudoratamente dalla Settimana Enigmistica. Solo che nel gioco il disegno è prestabilito, qui, anche nelle canzoni del disco, siamo noi a poter scegliere, pure nelle cose che ci capitano e negli incontri che facciamo, quali puntini unire e soprattutto con chi…
Canzone d’autore che salava la vita. Da paroliere oggi come la vedi questa nuova canzone d’autore assai schietta e immediata?
È la canzone d’autore a dovere essere protetta. Ci sono autori bravissimi anche tra i giovani ma la cosiddetta discografia non li calcola. Il progetto è quello di farne a meno, come dei fonici, dei talent scout, a volte della musica stessa e dei testi. Non si tratta di linguaggi schietti e immediati, la differenza è tra canzoni belle e altre che faccio fatica a definire canzoni…
E che rapporto hai con questa nuova dimensione della canzone? Sembri averne preso assai distanze con questo tuo primo lavoro…
Sì, ovviamente non è questione di snobismo, anzi. Io vivo la musica anche come lusso indispensabile, come nutrimento dell’anima. Lo è dalla notte dei tempi. E non può essere ridotta a una cosa che esce da un telefono e semplice sottofondo a quello che si fa fuori…
Dobbiamo forse a Massimo Germini questa scesa in campo? Dunque giochi a “volto scoperto” per un bisogno personale o perché questa canzoni non potevano essere di altri?
No, Massimo Germini è prima vittima della scelta. Sì, gioco a volto scoperto, più che altro proprio per il gusto di mettermi appunto in gioco, come un bambino. Circondato da grandi musicisti e compagni di viaggio straordinari, amici veri, non di facebook, con in comune la passione per la bellezza e, appunto, la musica che è bellezza a sua volta…
Ascoltando la delicatezza di questo disco sembra quasi che vi siate chiusi dentro un casolare di montagna… e suonato dal vivo…
A parte il casale di montagna che non si poteva avere fisicamente per le varie zone rosse direi che hai centrato lo spirito, l’anima. E’ un disco interamente suonato, vero. Anche “sporco” dove andava sporcato… La magia dei suoni è ulteriore verità e non finirò mai di ringraziare Lele Battista che, di questi suoni, è ingegnere, artista e realizzatore…
Sento molto Faber dentro le tinte classiche delle soluzioni. Sbaglio?
Anche sbagliassi avresti comunque ragione. Le emozioni e le canzoni stesse sono, prima di tutto di chi le ascolta
Dai molto peso all’aspetto visionario, alle immagini. Dalla copertina al video della title track… che significato c’è?
Da cantastorie credo sia importante comunicare con le parole, le note, la voce, il cuore e la fiaba. Che ha i suoi disegni, il suo tratto, tra intensità e leggerezza, spessore e ironia.