– di Giuseppe L’Erario –
Nel nuovo EP di Guido Maria Grillo Ànema sono presenti i risultati di una notevole ricerca stilistica che il musicista napoletano ha condotto lungo tutto il suo percorso artistico. Lo sfondo sonoro scelto da Grillo palesa la formazione e le sue origini, le quali anticipano la sua fama se si pensa che suo zio fu il grande Antonio De Curtis in arte Totò un po’ tutto torna; come si dice: “Buon sangue non mente”.
Le influenze di Guido Maria Grillo potrebbero essere molteplici, ma quelle che saltano “all’orecchio” riguardano principalmente la produzione di Tim e Jeff Buckley, i “nostri” Tenco e Dalla e tutta la tradizione cantautorale napoletana, con un aggancio alla contemporaneità di artisti d’oltre manica come James Blake, e oltre oceano come Bon Iver, Kendrik Lamar, ecc.
Per capire meglio di cosa si sta parlando bisogna citare andare nel dettaglio. Ad esempio, il brano “A chi tene o core”, dov’è presente un mix di tradizione e sonorità odierne contraddistinte da un marcato sound elettro ambient è un esempio lampante della sua eterogeneità; il testo racconta la passione di ogni uomo per i suoi valori e l’impegno viscerale profuso per farli emergere.
Il brano successivo “Senza pietà”, invece, è un puro esempio di diglossia tipica delle “deviazioni” linguistiche già sperimentate dagli artisti partenopei rock progressive e fusion/jazz negli anni Ottanta, i vari musicisti militanti in band come Napoli Centrale, Osanna e il Supergruppo di Pino Daniele; questa è la storia di un addio, un ritorno consapevole a una dimensione più intima e raccolta.
Il disco procede con “’Sta voce”, un brano molto riflessivo dal carattere commerciale e melodico, caratteristica musicale che esalta ancora una volta i rimandi alla tradizione napoletana; qui Grillo lancia un grido di speranza, in attesa che “a voce” possa essere ascoltata da chi potrebbe certamente accogliere la sua richiesta. Il brano dal titolo “Marzo” regala un attimo di dolcezza durante l’ascolto dell’interessante iter di Ànema; l’arrangiamento lineare che accompagna egregiamente la voce di Grillo, permette all’artista di lasciarsi andare totalmente emettendo tutte le sue vibrazioni positive, e raccontando la sua visione di un mese incerto, marzo appunto, in cui tutti ci creiamo dell’aspettative migliori per il resto dell’anno.
Infine, c’è “Tramonto” che chiude il disco nel modo più emblematico. Si potrebbe quasi azzardare dicendo che in questo brano è racchiuso il messaggio che Guido Maria Grillo vuole inoltrare ai suoi fan, dato che la traccia è il giusto connubio tra le numerose armonizzazioni melodiche e una ritmica contemporanea basata principalmente sull’uso di synth e drum machine che in questa occasione emettono note gravi pronte a toccare le corde profonde dell’ànema.