Il suono al centro, come più non potrebbe essere, trattandosi di musica. Questa in sintesi la filosofia dei Valuna, band di Anagni di recente formazione ma che sta velocemente raccogliendo i consensi dell’ambiente. Merito delle loro sonorità languide, di un’attitudine sperimentale ma senza fronzoli e dei muri sonori che all’improvviso ti investono e ti lasciano nudo, a contemplare ciò che resta di loro e ciò che resta di te. Ma merito anche del loro modo onesto di approcciarsi alla musica, della loro ricerca della bellezza sotto tutti i punti di vista, a partire dai suoni reverberati delle chitarre fino alle parole che scelgono di cantare.
E qui ritorniamo al discorso iniziale. I Valuna infatti non ricercano chissà quale contenuto poetico dei testi (a volte sussurrati e altre urlati a squarciagola dal frontman Mauro Ciullini, esile ma dotato di due polmoni d’acciaio), ma la semplice pronuncia, il suono, la sensazione che evocano. Come se la voce fosse semplicemente un ulteriore strumento. Così le immagini scorrono sfocate e ognuno può interpretarle in modo diverso, reagire in modo diverso. E sentirsi al centro di un mondo luminoso ed emozionante, a volte tetro e burrascoso, ma sempre cucito sulla nostra pelle.
Matteo Rotondi (Discover)