– di Manuela Poidomani –
Sanremo con il brano “Lezioni di volo”, premio della critica Mia Martini e il nuovo album dal titolo Sono io; tre grandi soddisfazioni raggruppate in una sola persona: Marco Zitelli, in arte Wrongonyou, non smette di stupire.
Dalla personalità ironica, elegante e solare, il cantautore Wrongonyou si presenta come uno dei talenti più puri della discografia contemporanea. Sono io è il secondo disco, dopo Milano parla piano, in lingua italiana che parte da una ricerca musicale necessaria per garantire l’unicità e il suono dell’artista stesso. È un disco ideato e scritto durante la prima quarantena che sottolinea ogni aspetto personale della vita di Marco che ha voluto affrontare in maniera positiva un momento delicato che ha paralizzato la routine di ciascuno di noi. La musica è diventata la sua arma di sfogo per stare meglio; Sono io è esattamente la rappresentazione del disco di Wrongonyou.
Il 2021 per Marco Zitelli è partito nel miglior modo possibile: oltre alla finale di Sanremo, categorie nuove proposte, è stato il vincitore del premio, importante e prestigioso, della critica Mia Martini.
Sanremo per Wrongonyou è un punto di partenza e non di arrivo. Concetto che sottolinea spesso per far comprendere quanto sia un cantautore che ha necessità di migliorarsi ogni giorno di più. Lo definisce come un grande allenamento e lui stesso si immette nella categoria di coloro che sono fan e sostenitori della gavetta.
Si approccia alla lingua madre da solo un paio di anni, essendo lui un cantautore che nasce dalla lingua inglese e da lunghi ascolti internazionali. “Mi piace associare questo concetto alla prima volta che mi sono approcciato all’arancia. Avevo vent’anni quando l’ho assaggiata per la prima volta e me lo ricordo perfettamente. Il sapore di questo agrume è nitido ed impresso nella mia mente come il ricordo dell’esatto momento in cui ho assaggiato per la prima volta De Gregori e Battisti. Per me sono stati, oltre a una novità, anche totale ispirazione. Partecipare alla kermesse e salire sul palco dell’Ariston con un pezzo in lingua italiana è per me una grandissima soddisfazione”.
Wrongonyou è di un paesino dal nome Grottaferrata ed è proprio qui che oltre ad aver trascorso gli interminabili giorni di quarantena, ha scritto tutto il suo ultimo disco, uscito proprio venerdì scorso 12 marzo. Lui stesso sottolinea quanto in Sono io ci sia molta più romanità che milanesità, base attuale dell’artista; si definisce un artista che si geolocalizza, cercando di inserire l’anima del luogo all’interno dei testi che scrive. È un album sincero dove oltre ad esserci molto di lui come cantante e musicista, c’è anche molto di lui come Marco – persona.
Sono io è il disco dove Wrongonyou prende ancora più confidenza con la lingua italiana: “è un album dove mi sono sentito a mio agio nel mettermi allo scoperto. Sono successe delle cose durante la quarantena che mi hanno fatto scattare a livello mentale; il “volersi bene” è stata forse la prima cosa. Scrivevo in un’altra lingua per nascondermi dietro a una effettiva armatura; scrivere in inglese era più facile perché sai che gli altri non ti comprendono al cento per cento – cosa che non l’italiano non è possibile -. Ho deciso così di fare leva su questa mia insicurezza di mettermi a nudo e di sentirmi libero. Volevo sentirmi libero di raccontarmi in toto, di scrivere di come ho passato la quarantena e dei pensieri che ne sono scaturiti; avevo la necessità di creare un disco sincero. Sono io è un brano che avevo già scritto e conservato da tempo; è il primo pezzo che ho scritto in lingua italiana ma che non ho avuto il coraggio di inserirlo nel disco precedente. Forse perché non ero io o forse perché non avevo il coraggio di mettermi a nudo totalmente? Non lo so, so solo che oggi questa forza è arrivata e ho scritto il mio specchio: non mi sono mai sentito così forte e sicuro di farmi vedere e dire: io sono questo, o mi si ama o mi si odia”.
Già ad un primo ascolto si notano quanto i concetti da italiano a inglese siano cambiati: Sono io è il suo ritratto dove sentimenti ed emozioni prendono il sopravvento. Se agli esordi la sua scrittura si basava su immagini, paesaggi, luci e colori – da vero cantautore sognatore – ad oggi c’è un’esposizione totale di chi è Marco che scava nel profondo della sua dimensione intimistica, senza paura, vergogna e timidezza. “Mi sento così cambiato che quando penso alle mie canzoni in inglese mi sembra che le abbia scritte qualcun altro”.
Il brano “Lezioni di volo”, che ha avuto successo anche per la partecipazione al 71° Festival di Sanremo, è un singolo terapia che racchiude tutto il senso del disco: ci ricorda quanto sia importante non avere paura di sentirsi liberi e di lanciarsi da soli o con un’altra persona. Forse è uno dei pezzi che racchiude una delle frasi più profonde di tutto il disco: Voleremo da fermi per stare meglio.
Nonno Bruno è il brano dedicato a una delle persona più importanti della sua vita. “è stato come un papà e mi sembrava il minimo dedicargli una canzone. Anche questa, come “Sono io”, l’ho scritta un paio di anni fa ma non ero ancora pronto a scoperchiare la scatola delle emozioni. In questo brano ho cercato di inserirci i ricordi più belli, più intensi e spensierati che avevo con lui. Se oggi lo avessi qui con me la domanda che gli farei sarebbe: com’è il mondo senza terra sotto i piedi? Lui è sempre stata una persona un po’ scorbutica ma con me c’è stato un rapporto quasi di seconda paternità. Tra l’altro se n’è andato il giorno del mio compleanno… era per forza il brano che doveva concludere tutto il percorso del disco”.
Sono io, nel vero stile di Wrongonyou, è diviso tra voce e chitarra. 9 brani tra sfumature pop, r’n’b, indie-folk e a tratti elettroniche. Un mix di generi, tutti ampiamente riusciti che arrivano al cuore del fruitore.
Un disco che tocca ogni punto della vita del cantatore senza timore e dove non poteva mancare il folk-rock del gruppo statunitense Bon Iver a cui dedica un brano: “Un po’ di anni fa ho fatto un concerto al Circolo degli artisti, noto locale della scena romana. Un giornalista scrisse: Wrongonyou è il Bon Iver de’ noi altri. Sono sempre stato attaccato a lui e ogni canzone che ho composto, anche molto diversa dal folk, l’ho sempre fatta in suo stile. Non potevo non dedicargli questo pezzo e posso confermare che è una delle mie canzoni preferite sul disco.