What the Hell…!?!, esordio dei toscani Diluve, è un disco non originale ma sicuramente spontaneo e appassionato. Si tratta di un heavy metal classico con venature thrash che cerca di richiamare le sonorità sincere dei primi anni ’80.
L’apertura è affidata alla strumentale “The king’s rising” che getta le basi del sound dell’intero lavoro, subito confermate dalla vera e propria opener (“Storm attacks”): conciliare potenti riff di stampo thrash con linee vocali e aperture di accordi molto melodiche, in un mix piacevole e dinamico corredato da un ottimo gusto negli assoli.
L’episodio più brillante del disco è la cavalcata “I got all”, che ha il merito di riuscire dove altri brani hanno più difficoltà, cioè staccarsi dai facili stereotipi del genere (il doppio pedale di “Heavy machine gun”) o da un tono di umorismo generale fortemente debitore ai primi Helloween (il bridge dell’opener, il ritornello di “A sign from above” o l’intermezzo della title-track).
Non manca qualche incidente di percorso come la facile “Victims of venereal”, che se nel testo “malato” cerca di richiamare i primi Carcass nel risultato finale è più vicina ai Nanowar, soprattutto nel ritornello.
Il disco è chiuso dalla traccia più lunga (“Scarecrows, guardians of hellfields”) che sfiora gli otto minuti. Il brano potrebbe snodarsi in una struttura complessa ma finisce per rimanere intrappolato nel classico strofa-ritornello, salvo una parte centrale più lenta che, nonostante un bell’assolo, non dà al pezzo quello slancio in più di cui avrebbe bisogno.
In definitiva, What the Hell…!?! può considerarsi un lavoro acerbo, che risente di un pizzico di “fretta” nel far trapelare tutte le proprie influenze, sia musicali sia di altro genere (i tributi a Metal Slug o i ringraziamenti nel booklet) ma che comunque getta le basi per un buon processo di crescita.
Probabilmente il quintetto trova una dimensione più adatta e che renda giustizia alle proprie capacità espressive in sede live.
Da sottolineare comunque il buon lavoro di (auto)produzione: booklet e cover curati e soprattutto un suono pulito che permette di sentire sempre tutti gli strumenti, amalgamando bene volumi e voci.
Giulio Valli