Abbiamo incontrato Clio and Maurice, duo formato dal violinista Martin Nicastro (Pashmak) e dalla cantante Clio Colombo, uno strano duo che ha pubblicato da pochissimo il suo primo EP dal titolo Fragile. Un duo impossibile di cui abbiamo voluto sapere di più; ecco cosa ci ha raccontato.
Per Martin. In che modo l’esperienza dei Pashmak ti ha influenzato questo progetto? Com’è andata nel periodo in cui i due progetti hanno convissuto? E che fine hanno fatto i Pashmak?
I Pashmak per me sono stati una palestra fondamentale, sia a livello di scrittura che di live, specie considerando che sono stati il mio primo progetto e la quantità di viaggi e concerti che abbiamo fatto insieme. Diciamo che il primo impulso è stato cercare di realizzare qualcosa di diverso e in questo senso hanno influenzato la scelta di concentrarsi solamente sul violino, abbandonando tutto il resto. I Pashmak non esistono più, ma continua la collaborazione con Giuliano Pascoe (anche lui era nella band), visto che produce tutto quello che facciamo.
Avete già una storia di live bella intensa in tutta Europa. Che differenze ci sono tra suonare all’estero e suonare qui?
Scrivendo in inglese abbiamo sempre avuto in mente di portare la nostra musica anche all’estero e sicuramente abbiamo notato un livello di attenzione da parte del pubblico superiore. Non solo nei paesi anglofoni: c’è un rispetto nei confronti del musicista diverso e una dedizione all’ascolto che non troviamo qui in Italia, dove, a parte alcune eccezioni, la musica viene relegata al sottofondo. E soprattutto a mancare qui è il sostegno sociale e politico, ragione per cui i musicisti rimangono “quelli che tanto ci fanno divertire”.
Avete già fatto live dalla fine della quarantena?
Sì! Abbiamo suonato tre volte da casa e soprattutto la prima volta è stato un piccolo shock: non immaginavamo che l’assenza del pubblico spaventasse così tanto. Non poter sentire o vedere alcun riscontro durante un concerto rende tutto decisamente difficile. Poi abbiamo fatto due concerti dal vivo a Milano, uno al Mare Culturale Urbano e uno al Leoncavallo e sono stati – letteralmente – una boccata d’aria fresca.
Come sono i vostri ascolti? Simili? Avete mai visioni artistiche diverse?
I nostri ascolti sono simili ma non uguali, però conoscendoci da tanto tempo inevitabilmente ci siamo influenzati molto a vicenda negli ultimi anni. Per Martin i Radiohead e i Verdena hanno avuto un ruolo molto importante durante sua formazione musicale, così come l’ascolto di musica colta contemporanea. Io vengo da ascolti più vicini al soul e al jazz, come Nina Simone, Sam Cooke e Sarah Vaughan. Per ora ci sentiamo molto più in sintonia nelle scelte artistiche che non il contrario e siamo uniti dalla passione verso James Blake e FKA twigs.
Faithfully è l’ultimo capitolo prima del vostro disco di debutto. Come suonerà?
Speriamo che suoni bene! A parte gli scherzi è un pezzo a cui siamo molto legati e su cui abbiamo investito una grande quantità di lavoro: incanala un momento di fiducia e speranza nel futuro, una scommessa nonostante tutto. Ora viviamo in un mondo molto diverso rispetto a quello che immaginavamo, ma speriamo che il pezzo possa riuscire a mantenere accesa una scintilla.
E dopo?
Purtroppo è un momento piuttosto tragico dal punto di vista professionale, per noi così come per tutti quelli che cercano di vivere di musica. Non abbiamo idea di cosa ci riservi il futuro, ma stiamo lavorando a nuovi materiali, con la speranza di riuscire a reagire e di trasformare tutto quello che sta accadendo in uno stimolo creativo.