– di Michela Moramarco –
Itaca è il nuovo EP di Sasha Torrisi, cantante dei Timoria dal 1997 al 2004. Il suo nuovo progetto discografico è molto ambizioso poiché scavalca la definizione in un unico genere musicale: racchiude infatti sfumature britpop, grunge ma anche cantautorali.
Il titolo omerico lascia presupporre l’argomento dell’EP, si tratta infatti del Viaggio dell’uomo nella propria Esistenza, raccontato prevalentemente in prima persona. Di conseguenza non risulta difficile immedesimarsi nella profondità dei testi. Chiunque infatti prima o poi si ritrova a perdere la via di ritorno verso casa. E proprio il percorso di ricerca della strada giusta è edificante e necessaria. Come per Ulisse in viaggio verso Itaca, i numerosi ostacoli ed errori in cui ci si imbatte nel proprio percorso, sono parte integrante di una presa coscienza. I cinque brani di Sasha Torrisi sono introspettivi e inducono a simili riflessioni degne di un’Odissea.
Ne abbiamo parlato con l’artista.
Itaca è una narrazione, in musica, in prima persona. A cosa si deve la scelta di cantare parlando dell’Io?
Ho fatto questa scelta perché, dopo aver passato un periodo difficile, in cui ho scavato dentro me e sono rinato, sentivo la necessità di raccontarlo in musica e non solo… Infatti Itaca non è solo un EP, ma un vero e proprio contenitore culturale in cui si intrecciano varie sfaccettature dell’arte, dalla pittura alla poesia, dalla fotografia alla videoarte.
Itaca è un viaggio reale, ma è anche un viaggio all’interno di noi stessi, affrontando le nostre paure e le debolezze, non per sconfiggerle, ma semplicemente per conoscerle e per tornare in equilibrio con noi stessi consapevoli dei nostri mezzi e – perché no? – anche dei nostri limiti.
L’EP è caratterizzato da sonorità rock, in un momento in cui prevale l’indie. È difficile rimanere coerenti con sé stessi?
Beh, sinceramente non conosco realmente la differenza tra rock e indie… Credo solo di fare musica come mi sento di fare, senza seguire per forza ciò che va di moda. Credo invece che sia importante essere liberi nell’esprimersi, altrimenti non si tratta più di arte.
Ho ascoltato l’EP e mi sembra che i brani all’inizio siano un po’ cupi e poi ci sia una sorta di sollievo, nel ritornello. Com’è andato il processo creativo?
Sì, hai perfettamente ragione. Diciamo che ogni brano racconta, attraverso diverse tematiche, un significato comune, ovvero la rivalsa verso la vita, verso chi non credeva in te, verso se stessi. Quindi le canzoni alternano momenti di oscurità malinconica ed altri di gioia solare. Ho creato questi brani in modo molto naturale, da solo con la mia Gilda (una chitarra acustica Guild del 1975), poi sono stati arrangiati insieme alla mia meravigliosa band e a collaboratori preziosi.
Nonostante te all’inizio sembra riprodurre l’impressione delle onde del mare e lo smarrimento che a volte ne deriva. Cosa vuoi raccontare con questo brano?
Volevo raccontare della mia città natale, che non mi ha mai sostenuto e mi ha fatto male. Parlo a lei come fosse una donna bellissima e glaciale, elegante e viziata, tanto lontana dal mio modo di essere, da doverla lasciare per cercare altrove il mio semplice equilibrio vitale.
Itaca racchiude tanti significati, di lontananza e di ritorno. Ma per te, questo EP rappresenta un punto di partenza?
Credo che la vita ci regali tanti punti di partenza… Diciamo che in questo caso si può parlare di ripartenza. E non è finita qui. A breve infatti uscirà un nuovo singolo e successivamente un nuovo EP per proseguire il viaggio. In contemporanea sarà anche disponibile un vinile che racchiude entrambi gli EP che sarà a tiratura limitata e numerata.
Domanda flash: un artista emergente da tenere secondo te a portata d’orecchio?
Non vorrei offendere nessuno dando la mia preferenza ad un solo artista, ma ci sono davvero tanti nuovi talenti con una scrittura interessante e innovativa. Purtroppo però fanno molta fatica ad emergere e non hanno i riconoscimenti che meritano. Speriamo che nel frattempo le cose cambino… a loro favore.