– di Manuela Poidomani –
Ida Nastri, nome d’arte di Chiara Padellaro, è una cantautrice romantica, ironica e riflessiva che nasce a Roma e che, fin da piccola, ha sentito la forte esigenza e l’istinto di stare a contatto con la sua grande passione: la musica. Il suo progetto discografico nasce in seguito agli anni di studio e di formazione e dopo le prime esperienze come autrice.
Oggi, venerdì 20 novembre 2020, esce su tutte le piattaforme digitali Comfort Zone, il suo primo singolo pubblicato da Romolo Dischi e distribuito da Pirames International.
Comfort Zone è un brano scritto nella difficile estate del 2020, in piena pandemia, periodo in cui Ida ha deciso di reagire semplicemente non fermandosi in ciò che la fa stare bene: scrivere, studiare, registrare e produrre.
Ida è una musicista che dal jazz è passata al pop con estrema facilità e con innata dimestichezza nella voce. Una donna capace di rischiare e di uscire, appunto, dalla propria comfort zone.
Dal jazz al pop: come mai questa decisione?
Ma in realtà è più che altro un uscire dal concetto di genere e colorare la mia musica di varie influenze. Se pensiamo a My Future di Billie Eilish ci sono molti elementi presi dal jazz, eppure è Billie Eilish. Si sta tutto un po’ mescolando, per fortuna. Mi piacere usare un accordo jazz come una batteria trap, come se fossi un pittore che ha più armi a disposizione per esprimersi.
Definisci il “pop” come una rinascita. Perché ?
Ida Nastri è un progetto pensato per arrivare più alla massa che alla nicchia, per questo “pop”. Ho create un mio alter ego e sotto molti punti di vista è come avere un libro di pagine bianche da iniziare a scrivere e la cosa mi entusiasma molto.
Il nuovo singolo ha un titolo bellissimo: Comfort Zone. Durante tutto il periodo del primo lockdown dove hai ricercato il tuo?
Il lockdown mi ha fatto capire che ero costretta a lasciare la mia Comfort Zone. Proprio il coraggio di lasciarla e di non abituarsi mai troppo alle cose è l’insegnamento che ho fatto mio in questo difficile periodo. Saper reagire, avere il coraggio di cambiare, di adattarsi. Non sto dicendo che il cambiamento è sempre positivo, anzi, sto dicendo che bisogna riuscire a reagire anche alle difficoltà che la vita ci mette davanti e che non dipendono da noi.
Alla fine della “Fase 1” e quindi all’inizio della “Fase 2” ci sono state tante persone che hanno avuto la capacità di ricrearsi una totale comfort zone all’interno delle quattro mura percependo ciò che era fuori, quindi esterno dalla casa, come “ansia e paura”. Non trovi che questo aspetto possa essere associato ad una condizione carceraria?
Confrontandomi con amici e parenti indubbiamente lo stare a casa, e poter lavorare da casa, ha dei lati positivi. Ma il troppo stroppia sempre. E l’uomo è un animale sociale. Io ho visto che appena si è potuto un minimo tornare a una vita sociale tutti l’hanno fatto, anche troppo.
Tu hai sentito la necessità di proteggerti da ciò che ormai era diventato esterno al tuo piccolo mondo?
No il contrario, sono sempre rimasta molto connessa con l’esterno ma affrontando il nemico faccia a faccia. Anche perché da musicista ne sono stata costretta.
Come dici tu “nel dramma impariamo a conoscerci meglio e si scoprono i nostri punti deboli”. Ma il dramma è ciò che è lontano dalla comfort zone, quindi possiamo affermare che anche questi momenti sono necessari per riscoprire il lato artistico e creativo in ciascuno di noi?
Assolutamente. In generale la mia ispirazione è sempre maggiore nei momenti difficili proprio perché sento la necessità di comunicare. Inoltre la creatività mi è servita a tenermi in piedi e a reagire.
Prima del 2020 la maggior parte di noi viveva dando tutto per scontato. Ad oggi è diverso e tu dici che “Comfort Zone è un invito a riuscire a vivere giorno per giorno e a godersi ogni attimo”. Tu personalmente ci stai riuscendo?
Sono di natura una che pensa al domani, alle conseguenze e al futuro. Però mi sto impegnando a farlo.
La prima città che ti viene in mente (quindi il primo viaggio) che vuoi visitare a fine pandemia?
Volete ridere? Due giorni prima del primo lockdown avevo ritirato il passaporto perché avevo programmato un viaggio a New York. Per fortuna non avevo ancora preso i biglietti. Ho detto tutto.
Sognando in grande: dove vorresti arrivare? O quale sogno vorresti realizzare?
Poter vivere di musica e non dovermi mai sentire costretta a metterla da parte per arrivare a fine mese. Per ora ci sto riuscendo.