Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, “2021” non è per l’anno che sta per arrivare, ma il numero civico della casa in cui sei cresciuta. Abiti ancora lì? Se no, che ne è del civico 2021?
Ciao ragazzi, un po’ di anni fa me ne sono andata ma lì sono rimasti i miei genitori, rimane ancora l’unico posto che chiamo casa, una specie di tana nel bosco (dico bosco perché è proprio una casa nel bosco) in cui tornare a leccarsi le ferite. Ogni volta che sono triste torno lì e quando me ne vado mi sembra tutto più facile, mi aiuta a ridimensionare le mie paure.
Leggiamo che in qualche modo questo disco è stata la prima occasione di metterti veramente a nudo. Di cosa avevi paura prima? E adesso?
Ho tutt’ora paura a mostrarmi imperfetta. Non riesco mai a dirmi ”sti ca**i”, mi preoccupo sempre di cosa potrebbero pensare gli altri e mi prendo troppo sul serio. Questo disco è stato il primo passo per invertire questa tendenza.
Fare musica, significa per forza esporsi?
Puoi scegliere di non esporti nascondendoti dietro ad una maschera, ad una falsa identità, puoi scegliere di non mostrarti sui social, di non mostrarti live, di non mostrarti mai ma le tue canzoni parleranno sempre di te (se sei te che le scrivi), quindi magari nessuno vedrà mai come sei fatto esteriormente ma capiranno per forza qualcosa della tua personalità. Quindi direi sì, significa esporsi.
Facendo un passo indietro, il tuo ultimo singolo dal titolo “Meglio Soli”, racconta la (tua?) esperienza in una relazione tossica. Che consigli potresti dare a chi si trova adesso in quella situazione?
Imparare a stare da solo. Prendi, parti, vai al mare, ce la fai anche da solo. Più ti spaventa questa idea e più devi farlo. Facendo così capirai quanto vali, riacquisterai fiducia in te stesso e sembrerà tutto più semplice.
Perché a volte facciamo cose che ci fanno stare male?
Eh questo non lo so, se lo sapessi mi tutelerei e invece faccio sempre casini. Succede che delle volte mi dico: “Non farlo, ti stai andando a schiantare contro una saracinesca chiusa e ci prenderai una batosta assurda.” Ma mentre lo dico senza rendermene conto accelero.
In questo disco, decisamente atipico, convivono influenze che non sembrano provenire dall’Italia. Quali sono i tuoi ascolti abituali?
Big Thief, Sufjian Stevens, Bon Iver, in generale l’indie folk, poi una marea di musica pop, italiana, belga, francese, inglese.
Concludo con un verso di Vasco Brondi che dice è un superpotere essere vulnerabili. Possiamo dire che in qualche modo è anche il concept del tuo disco?
Bello, mi piace, quindi io sarei una supereroina?