Esordio in grande stile pop d’autore, di quelle belle sonorità di carattere e di mentalità aperta nonostante siano di scuola le tante soluzioni di scrittura a cui affida la sua ispirazione privata e personale. Fulvio Zangirolami, in arte Fulvio Effe, ex frontman dei Mivanez, scende in campo da solista con un primo disco autoprodotto dal titolo “Punto”: sono 7 scritture inedite di pop italiano, con quel drumming e quel certo gusto pulito e trasparente anche nei suoni distorti di chitarra elettrica. Resta la sensazione di un carattere formato, di coerenza e tanta credibilità in un disco che oserei definire acqua e sapone, che si dimostra maturo anche quando decide di avventurarsi dentro derive estetiche un poco rap e hip hop come in quelle un poco tanto rock metallico nonostante il genere. Resta coerente e fedele alla linea.
Sai una cosa? Mi incuriosisce parecchio la copertina. Se non sbaglio stai premendo un LA. Ha qualche significato?
Finalmente qualcuno lo ha notato! Ebbene si, e te lo spiego molto volentieri: Il la è L’UNICA nota della scala diatonica fondamentale che non presenta diesis nei suoi 7 modi, ciò significa che è “quella”, semplice e diretta, ed è un po’ il senso di tutto il disco, dentro c’è tutto me stesso, l’alternativa sarebbe stata, forse, chiamarlo “nudo” ma poi con la copertina avremmo avuto problemi…
La canzone d’autore oggi ha mille derive e sfaccettature. Parlaci della tua personale andatura…
Se scrivi pensando a cosa potrebbe funzionare è finita, anche perché probabilmente ai “piani alti” non lo sanno neanche loro cosa potrebbe funzionare, quindi si può fare una cosa, o almeno io faccio così: seguire l’istinto, non sento di avere una grossa “coerenza artistica”, nel senso che mi piace spaziare molto senza seguire “filoni precisi”, ascolto tanta musica e cerco di capire cosa mi piace, soprattutto a livello di sonorità.
E scendi in campo in un tempo di grande indifferenza per la canzone e la musica in generale. Come la vivi?
Probabilmente il modo è giusto ma il tempo è sbagliato, si avverte questo cambio culturale, soprattutto nelle nuove generazioni, ho la fortuna di insegnare musica ai ragazzi, quindi sono a contatto con loro tutti i giorni, ed è davvero disarmante vedere come per loro una canzone di sei mesi fa sia già vecchia, ciò ci fa capire di quanto, la Musica, oggigiorno sia veramente materiale di consumo, con una scadenza, è il motivo per il quale tanti artisti ormai puntano più sui singoli che sugli album, minimo costo = massima resa, ma noi cantautori siamo “eroi moderni” e ci proviamo lo stesso! Perché probabilmente non potremmo fare altro.
Derive cosiddette indie. Quanto e come hanno inciso nel tuo modo di fare musica?
Non molto, sono sincero, non ho mai compreso (a livello musicale) la differenza tra indie e mainstream, credo non ci sia, tanti artisti da “indie” sono diventati “prodotti da major” perché hanno cominciato a “funzionare”, a piacere a tanti, il vero scopo, secondo me, è fare quello che ci sentiamo addosso, rispettando SOLO una cosa: noi stessi, essere indie “per forza”, alternativi “per forza” credo sia un modo per nascondere i problemi “io sono alternativo non mi interessa di diventare commerciale”, non è così, per nessuno, tutti vogliono farcela ed avere un contratto con una major (anche se le major oggi forse i contratti neanche li fanno più).
Elettronica che si contrappone al tuo modo di suonare che ricorda i tempi analogici del pop rock anni ’90… pensi di aver raggiunto un equilibrio tra questi due mondi?
Sono cresciuto con la musica degli anni ’90, quanta nostalgia…
Si, mi piace unire le due cose, la parola equilibrio col sottoscritto stona un po’, nel senso che, generalmente, io nell’equilibrio ci sto male quindi appena “ci sono” stravolgo tutto e ricomincio, “PUNTO e a capo!”