Ciao Mattia, ti avevamo lasciato durante la quarantena e ti ritroviamo adesso, qualche mese dopo, con “Luci accese”. Un messaggio di speranza forse?
Ciao Exitwell, grazie per il vostro interessamento, prima di tutto. Luci accese è sicuramente uno dei brani più positivo che abbia scritto e si, credo contenga, a modo suo, un messaggio di speranza. Dopo la tempesta, non importa quanto essa duri, arriva sempre il sereno, ed è quello che ho cercato di mettermi subito in testa nel tempo in cui sono rimasto chiuso in casa. Ho trovato in quello che scrivevo una sorta di mappa verso
la tranquillità, qualcosa che mi avrebbe preso per mano e portato fuori da quella nube che sembrava averci inghiottiti tutti quanti.
Un video in verticale, cosa che condividi con La Rappresentante di Lista che ha fatto la stessa cosa con “Questo Corpo”. Pensi che il futuro dei videoclip sia verticale e che tutto si adatterà sempre di più per essere a misura di mobile?
Nonostante abbia amato moltissimo il video di Questo Corpo, l’idea del video verticale mi è arrivata da Karin Maltempo, giovane regista con la quale ho collaborato a questo atipico lavoro, completamente girato con un filtro Instagram. Per quanto riguarda il futuro dei videoclip, posso dire solo che qualsiasi sia il formato, il mezzo, l’apparato di riproduzione, l’unica cosa che mi interessa è che trasporti chi lo guarda in un mondo, che riesca a fare entrare l’ascoltatore in una dimensione ben specifica. Da sempre poi, ci si adatta a ciò che sta arrivando, ma è anche vero che ciò che arriva spesso si adatta a ciò che c’è già, quindi ritengo sia una sorta di circolo vizioso.
A proposito, questa situazione di pandemia ha interrotto alcuni dei tuoi piani di suonare in giro. Avevi in programma anche delle date in condivisione proprio con La Rappresentante di Lista. Verranno recuperate? Come la vedi la situazione dei live?
Sarebbe stato bellissimo calcare quei palchi, e devo dire che mi è costato veramente tanto rinunciare ai concerti che avevo in programma sia da solo, sia con LRDL, ma è andata com’è andata. Al momento so che quelle date sono cancellate, non rimandate. Per quanto riguarda la situazione live, vedo sempre più uno squilibrio enorme tra artisti medio/grandi e medio/piccoli. Chi già faceva un po’ di numeri può permettersi di suonare con un pubblico ridotto, dimezzarsi il cachet e andare comunque in giro a suonare, ma tantissime band, come tantissimi club, non hanno assolutamente la possibilità di continuare un’attività di concerti che non sia un salasso da entrambi i lati. Se prima il budget per le band emergenti era misero, ora è completamente scomparso, così come stanno scomparendo i posti che ospitavano questi concerti.
Il progetto de L’Avvocato Dei Santi è profondamente collegato all’arte figurativa. Ci spieghi come mai? E quali sono i riferimenti in tal senso nel video?
Credo sia dovuto al puro gusto personale e al fatto di essere nato e cresciuto a Roma. Quando si è circondati da così tanti esempi di stili artistici figurativi, come ad esempio il Barocco, credo sia normale poi abituarsi a certi canoni, ed è anche per questo che ho sempre avuto problemi a riconoscermi nell’astrattismo. Nel video c’è tantissimo della mia casa, che è appunto piena di riproduzioni di immagini più o meno sacre… ci sono tanti piccoli riferimenti alle più svariate figure, da Caravaggio fino ad arrivare ai miei amici più cari.
Ti ritrovi davvero nella professione dell’avvocato dei santi?
Se l’Avvocato dei Santi predica bene e razzola male, allora sì.
Quanto Roma ti ha influenzato?
Infinitamente, e continua a farlo ogni giorno che passa. E’ una città veramente complessa, Roma, può spaccarti la faccia o cullarti mentre sonnecchi. Un po’ mamma, un po’ amante, un po’ stronza. So solo che quando sono in viaggio, più passano gli anni e più la voglia di tornare si fa forte. Credo sia proprio il mio posto.
A quando un disco?
Quando sentirò che è pronto. Quando sentirò il bisogno di farlo uscire, perché in fondo si riduce tutto a questo. Ho voglia di fare un discorso che sia sensato, esteso, ma voglio riuscire a dire tutto quello che devo dire nel modo giusto.