Continua il percorso in lingua italiana di Antonio Caputo, ovvero Kaput Blue… e si rinnova la collaborazione in produzione con Angapp Music per questo nuovo singolo dal titolo “Fuori di me”. Decise e rinnovate le direzioni urban in bilico tra RnB e quel gusto downtempo sulla sezione di drumming e al tempo stesso decisamente incisivo sulle melodie liriche che abbracciano un bel gusto pop e che si lasciano ricordare anche dal primo ascolto. Sugli arrangiamenti poi sono altrettanto forti questi colori un po’ orientali, quasi arabi o persiani se mi si concede l’azzardo. Ma più di tutto è il tema portante del brano che colpisce: l’emancipazione di se stessi, la presa di coscienza, il liberarci dalle maschere per restituire libertà alla nostra vera natura. Decisamente interessante, come ci aspettavamo d’altronde, il video diretto da Ross Hillier & Omri Ohana con la collaborazione di Giovanni Labianca nel montaggio: storie parallele, persone che si scoprono altre o che si nascondono perché tanto altro di loro prenda la vita e lo spazio che merita. Un brano dal forte impatto sociale, privato e personale.
A quanto pare l’italiano ormai è la tua direzione, l’accendiamo (come direbbero in televisione)? Ma la vera domanda è: cosa ti ha riportato alla nostra lingua madre?
L’accendiamo di certo! La cosa che mi ha portato alla nostra lingua madre è stato semplicemente riscoprire meglio la mia vena autorale per altri artisti e la voglia di essere ancor più chiaro per il pubblico italiano, a volte restio nella comprensione di testi inglesi. Non me ne vogliate, è così!
Ultimamente sto notando che tantissimi generi internazionali vengono codificati dagli artisti italiani proprio in italiano più che ricorrere all’inglese, cosa ne pensi?
Penso che sia un ottimo modo che aiuta la diffusione di tanti generi diversi e mood musicali ad una velocità pazzesca. Basti pensare a quante collaborazioni europee ed internazionali sentiamo quotidianamente ormai. Poi si sa, ci sono alcune nazioni più ferrate in certi generi e non è male trarre ispirazione ogni tanto.
Un nuovo singolo che, come di consueto per la tua scrittura, mette a nudo la verità dell’individuo. Chi siamo veramente, dietro le maschere di questa società… o sbaglio?
Esattamente. La mia scrittura, già dai primi singoli in inglese, parla tanto una lingua diversa fatta di accettazione di se stessi e di diversità. Anche questa volta ho deciso di focalizzarmi sulle maschere che decidiamo di indossare, ponendo una attenzione particolare a quella che invece è la reale espressione di noi stessi.
Che poi secondo te perché indossiamo tutti delle maschere?
Indossiamo tante maschere per essere più facilmente accettati dalla società, che è purtroppo ancora piena di limiti, stilistiche di default, stretta per tanti versi. Tutti fingiamo, in tanti modi. Ne ho parlato anche nella mia “Fingo”.
Parliamo del suono e della forma canzone: il “pop” di questo stile si contamina di suoni che sento molto provenire dalle metropoli californiane. In che direzione senti di andare?
Sento di andare in direzioni opposte molte volte, ma allo stesso tempo so di tornare sempre ad uno stile che abbia una struttura testuale quasi da “cantautorato” italiano ma con beat di influenze trap, hip hop. È difficile spiegare volta per volta da dove vengono determinati suoni e samples ma coglilo come un invito ad ascoltarmi su Spotify!
Bello il video… perché un pugile? Mi sarei aspettato una figura ancora più omologata o addirittura qualcosa di davvero eccentrico e paradossale…
In realtà nel video ci sono due modi totalmente opposti di essere. C’è da una parte una specie di pugile/lottatore di arti marziali asiatiche, simbolo di forza e determinazione. Dall’altro lato una drug queen. Quindi effettivamente, come le persone che troviamo solitamente nella nostra vita, abbiamo cercato di rappresentare due persone totalmente diverse tra loro ma che quando sono nel loro più intimo spazio, sono se stesse senza alcun limite e legame alla società.