I Rhumornero sono quattro musicisti toscani, neanche troppo belli, che ad un certo punto della loro vita (nel 2005) decidono di riversare le loro forze in un unico progetto: nel giro di sei anni pubblicano due album, di cui l’ultimo “Il Cimitero dei Semplici” (2011) è ciò di cui trattiamo in questo spazio.
Tra alternative-rock e heavy metal, il disco si districa attraverso undici brani gradevoli e lineari, che dimostrano una maturità lampante che non stanca e che anzi incoraggia l’ascolto. Un LP dignitoso ancor prima che interessante: qualità questa fin troppo sottovalutata, specie in tempi in cui far musica sembra diventata una distorta forzatura per troppi musicisti.
“Il Cimitero dei Semplici” non fa gridare ovviamente al miracolo ma lascia comunque che i Rhumornero entrino a far parte del prezioso circolo di quelle band di cui ci si può senz’altro fidare senza vedere disattesa la bontà riposta. Anche dal vivo: garantisco io. Tra chitarre granitiche e ritmiche serratissime, i ragazzi ci accompagnano in un incubo acido che vede la sua massima espressione in brani quali “Ho Perso La Direzione”, “Schiavi Moderni” e “Vita da Cani”, senza nulla togliere al resto. Anzi.
Diventerà famosa questa band? Glielo auguro, ma certo non vi chiederei di scommetterci sopra, in fondo siamo pur sempre in Italia.
Sta di fatto che, magari con l’aiuto di qualche mente particolarmente illuminata e generosa o da qualche outsider sopravvissuto allo sfacelo delle major, questi ragazzi potrebbero trovare davvero la consacrazione definitiva.
E questo “Il Cimitero dei Semplici”, che è comunque un’autoproduzione, potrebbe finalmente finire nelle mani di molti anziché rimanere la piacevole sorpresa di tanti. Crepi.
Valerio Cesari (RadioRock – L’Urlo)