Disco di pop d’autore figlio di un tempo digitale. Andrea Romano, Il Fratello, da in qualche modo un seguito a quel progetto eponimo che raccoglieva un collettivo di grandi artisti siciliani, da Cesare Basile a Colapesce e tantissimi altri. Oggi dalla sua mette un poco in sordina, forse in un piano meno esposto per dirla meglio, questa rete di voci e di mani operaie. È lui a scendere in prima persona, con il suo nome e la sua voce. Il Fratello oggi pubblica per Dischi del Minollo un nuovo lavoro dal titolo “La famiglia non esiste” e noi siamo curiosi di indagare tra le righe sociali di canzoni che hanno dalla loro l’ermetismo di metafore non maneggiabili senza istruzioni e con liriche non perfettamente aderenti ai significa esposti. Certamente non è l’abitudine del pop di oggi che ci regala tutto nel modo più scontato possibile e questo, Il Fratello, lo ha sempre saputo tenere a distanza. Canzoni che in qualche modo spolverano le vecchie fotografie cercando nei suoni e nella forma quel certo modo di essere… un disco d’autore che nella sua semplicità e credibile coerenza pop, sa farsi allegorico quanto basta per doversi fermare all’ascolto. La bella musica d’autore… dentro esiste tanto e spetta a noi riportarlo alla luce. Opera omnia per i tempi dell’estrema superficialità delle cose…
Andrea Romano, Il Fratello. Cambia faccia, cambia direzione, ma non cambia la penna… per questo scende in campo il tuo vero nome ma resta comunque Il Fratello? Perché questa metamorfosi?
Nel primo disco del 2013, cosa anomala per un esordio, avevo tralasciato il mio nome in funzione di quella copertina costruita su una foto originale con la sola scritta “Il Fratello” di cui mi innamorai visivamente. Ho voluto aggiungere il mio nome solo per una questione di riconoscibilità.
In realtà è cambiato poco, le canzoni, così come nel primo album, sono sempre scritte e prodotte da me.
E la strada delle tante collaborazioni? La nascita di quel progetto iniziale ha segnato un bel traguardo e avrebbe potuto dare nuove forme alla dimensione di cantautore, non trovi?
Ci sono molte collaborazioni anche in questo disco in realtà. È stato registrato e prodotto in una piccola villetta in campagna da me e Carlo Barbagallo divertendoci moltissimo e sganciandoci dall’idea di studio. Hanno collaborato tanti e bravissimi musicisti, Peppe Sindona (Albanopower, Colapesce, Mario Venuti, Cesare Basile etc), Marco Caruso (Twig Infection), Mauro Felice (Suzanne Silver), Sergio Battaglia, Graziano Latina e ha come ospiti Marcin Oz fondatore dei The Whitest Boy Alive, Federica Faranda dei Locomotiv, Alì ed Elaine. Molti amici hanno contribuito alla produzione esecutiva (Andrea Cardone, Dante Rapisarda, Federico Ares, Davide Branciamore) e moltissimi altri passavano spesso per un barbecue serale.
Insomma un’atmosfera tutt’altro che solitaria e molto collaborativa. Collaborare con musicisti che stimo e che ritengo vicini, non solo musicalmente, rimarrà sempre una mia caratteristica.
Oggi parliamo di famiglia, dichiari che “non esiste”. Un disco sociale insomma. O sbaglio?
“La Famiglia Non Esiste” è una rappresentazione allegorica del nostro Paese, della nostra Società, della nostra Repubblica. Non propriamente intesa in senso letterale, ma una fotografia del nostro quotidiano. Ha episodi d’amore, politici, familiari e di lotta. La nostra Italia vista dagli ultimi.
È anche una riflessione sui ruoli. Su tutti i ruoli che sin dalla nascita ci vengono dati. Figlio, compagno, dipendente, lavoratore, marito, padre etc. Credo che sganciati dai ruoli in senso convenzionale e istituzionale si viva meglio e più liberi senza dover necessariamente essere sociopatici.
E tantissime le radici che restano – forse in questo lavoro più del precedente – ancorate all’Italia degli anni ’60. Come mai?
Molto bello quando l’ascoltare ritrova nelle mie canzoni una visione personale. Questo è quello che un disco dovrebbe suscitare. Che ognuno ci ritrovi quello che sente. Così come nel racconto delle canzoni. Mi piace l’idea che tutto non sia detto e scontato.
Non sei, ad ogni modo, affatto fuori strada…
Da poco è finito Sanremo e siamo stati di fronte al solito circo mediatico. Salutiamoci con un tuo commento in merito… speriamo sempre di raccogliere tante voci partigiane per dare un senso a questa rivoluzione…
Senza ipocrisia, non trovo interesse in Sanremo e non l’ho mai provato. È una vetrina che si basa sul compromesso e sulla competizione, entrambe cose che detesto nella musica.
Non mi interessa neanche a dire il vero parlarne più di tanto. Preferisco più che altro concentrarmi sulle mie canzoni e su quelle degli artisti che amo.