– di Assunta Urbano –
Se dovessimo farci raccontare cosa è successo negli ultimi dieci anni nella musica italiana, partendo anche dal periodo precedente, uno dei primi nomi della lista sarebbe sicuramente Leo Pari. Musicista, produttore ed autore, ha saputo, nel suo percorso, rendersi memorabile.
Lo ricordiamo, tra i tanti meriti, come autore di brani quali Vorrei Cantare Come Biagio, che ha dato il successo a Simone Cristicchi nel 2005. Il suo percorso, poi, lo ha visto calcare il palco del Primo Maggio nel 2016, come tastierista dei Thegiornalisti. Band con cui si è esibito anche lo scorso anno per il Love Tour.
In questi anni non ha abbandonato mai il suo progetto da solista. Proprio in quel 2016, nella massima esplosione del panorama indie italiano, è uscito il disco Spazio, da cui è stato tratto il singolo Bacia Brucia Ama Usa, che è entrato velocemente tra gli ascolti del pubblico. È del 2018, invece, Hotel Califano, in cui sono presenti pezzi, come Dirty Ti Amo, identificativi del periodo musicale che stiamo vivendo.
Da produttore, nel 2017, ha contribuito alla realizzazione di uno degli album più rappresentativi di questo decennio: Superbattito di Gazzelle.
Il 2020 vedrà l’uscita del suo nuovo lavoro da solista, anticipato proprio il giorno di San Valentino da Matrioska.
Potremmo scattare ancora altre polaroid del viaggio di Leo Pari, ma abbiamo preferito farci raccontare dall’artista di questo brano e di cosa ci aspetterà quest’anno.
Oggi 14 febbraio esce il tuo nuovo pezzo Matrioska, che anticipa il prossimo disco in pubblicazione quest’anno. Il brano ha dei richiami alla forma classica di cantautorato, con le parole e la voce al centro. Mi racconti di questa canzone?
L’intenzione di questo brano, e di quello che sarà un po’ tutto il disco, è un ritorno a quello che poi, fondamentalmente, ho sempre fatto. Ovvero: le canzoni! [ride ndr.] Nell’ultimo lavoro, in Hotel Califano, in realtà sempre di canzoni si trattava, ma avevo dato una grossa importanza anche al “vestito”. Non che qui l’abito non sia importante. In quel caso, c’era una ricerca di ritmi e di sonorità più dance, messa alla pari con i testi. Nel disco in uscita invece c’è un minimalismo attorno alle canzoni, per certi versi, che tende a valorizzarne il contenuto, le parole e la voce.
In effetti in Hotel Califano c’è questa attenzione maggiore al sound. Perché hai deciso di ritornare ad un cantautorato più classico? Pensi possa essere ancora attuale questo tipo di scrittura, anche parlando di canzoni d’amore?
Più che cantautorato, io lo definirei pop. Il cantautorato mi dà l’idea di cose più impegnate, come De André, Guccini. Qui c’è comunque sempre un grosso interesse al suono, sebbene la ritmica emerga nella seconda parte del brano. C’è un’attenzione alla musicalità, anche se si tratta di pianoforte e voce. Per me, la musica è una continua ricerca, che implica il tornare nei posti in cui sei già stato, ma di farlo in maniera diversa, con un’esperienza ed un bagaglio culturale differenti. Questa è un po’ la matrice da cui vengo io.
Entrando proprio nel testo di Matrioska, c’è questa immagine resa con l’oggetto del “pensiero dentro pensiero”. Come è nata la scelta di questa figura?
La canzone fa da prologo a quello che sarà l’album. Parla di donne, ma anche alle donne. E come il pezzo, infatti, così sarà tutto il disco. Al centro ci sono quel tipo di complessità e di pensieri che, per noi, a volte, sembrano incomprensibili, per l’appunto, proprio questo “pensiero dentro all’altro”. Mi è venuta in mente questa immagine della matrioska, una delle icone femminili per antonomasia. Più ti addentri e più si nascondono nuove figure sempre più piccole, ma non meno interessanti. È una metafora. Ogni donna, così come anche ogni uomo, è composta da tante persone al suo interno. Da qui nasce, insomma, Matrioska ed il concetto su cui si basa.
Ci allontaniamo dall’ultima canzone di Leo Pari, per parlare un po’ di quello che è accaduto in questi anni colmi di musica italiana.
Hai vissuto, sia come artista che come produttore, il nascere e l’esplodere di questo periodo di successo dell’indie, esplorando personalmente vari generi, a partire dal tuo progetto solista fino alle collaborazioni con i Thegiornalisti ed i Boys Boys Toys. Cosa ne pensi di questa ondata?
Sono stati anni meravigliosi ed ancora durano. Adesso siamo arrivati finalmente ad un punto di riconoscimento assoluto. Basta vedere Sanremo, le radio, Spotify. Questo, per me, è un traguardo importante per un movimento musicale che mi ha sempre rappresentato. È qualcosa di veramente splendido. Una decina di anni fa era difficile immaginare questa realtà e questo risultato.
Ne avrai sicuramente infiniti, ma c’è un aneddoto tra i tuoi ricordi, in particolare, che descrive questo decennio?
Sì è vero, sono infiniti, è un aneddoto continuo! Per dirti, una delle cose di cui più mi fa piacere è vedere il livello a cui è arrivato Gazzelle, di cui ho prodotto il primo album Superbattito. Ricordo il momento in cui lui venne da me. Ero con Tommaso Paradiso e lui ci portò il provino con le sue prime tracce. Quando le ascoltai per la prima volta, pensai fosse bellissimo ed immaginai il lavoro di produzione da farci sopra. Ora vedo il punto in cui è arrivato ed è qualcosa di grandioso.
Superbattito poi è uscito soli tre anni fa, nella primavera del 2017. Sono successe così tante cose nel frattempo, che sembra di parlare di un evento di dieci anni fa.
In questi ultimi anni si è tutto moltiplicato per centomila, anche i numeri degli ascolti. Sembra sia passata un’infinità di tempo, invece, io ricordo la noia musicale degli anni precedenti al 2010. Non c’era niente.
Cosa succederà, secondo te, invece, alla musica italiana nel futuro?
Non ne ho idea. Una cosa di cui mi fa molto piacere è che l’Italia abbia trovato, finalmente, la sua identità e la sua lingua. Adesso c’è un interesse a cantare in italiano. Prendi, ad esempio, anche Wrongonyou, che ha sempre realizzato brani in inglese, adesso ha inciso un disco nella sua lingua madre. Il futuro spero sia sempre meritocratico e che sia il pubblico a decidere.
Tornando a parlare di Leo Pari, ti andrebbe di anticipare qualche informazione sull’album ed ugualmente sul tour?
Sarà un album di canzoni, assolutamente, di cui Matrioska è un esempio. Uscirà quest’anno, nel 2020, e ci sarà un tour che lo accompagnerà. Adesso sto facendo dei live in acustico, in cui suono anche dei brani inediti, invece, in estate ci sarà un tour con tutta la band e sarò in giro per l’Italia. Poi, ti ripeto, il disco parlerà alle donne e sarà tutto al femminile.