– di Riccardo De Stefano –
La storia è fatta di episodi e uno di questi è sicuramente il 28 dicembre 2008, quando l’utente Celestino Camicia carica su YouTube Esce ma non mi rosica. La più famosa canzone iraniana italianizzata che nel corso degli anni è diventata un cult per le sue catchphrases come “Lascia entrare Ascanio dall’8 di gennaio“, “buci” che bruciano e gli strani rapporti di Miccoli con i gomitoli.
Pochi giorni fa un altro video conquista il nostro web: è quello di un ragazzo italiano che quella canzone la porta a Persia’s got talent. La rete esplode: il cortocircuito di senso è tale – cantare un brano persiano in un italiano comico davanti giudici di un programma iraniano – che Walter Carluccio, in arte Walzer, diventa subito un eroe della rete.
Walter non è l’
Lo abbiamo intervistato per farci raccontare tutta la storia.
Innanzitutto, dicci chi sei e che fai nella vita:
Ciao ExitWell (che si può tradurre con “Esce bene”, quindi senza rosicare!), sono Walzer, un ragazzo italo-spagnolo di 36 anni proveniente da un oscuro paesello della provincia milanese, San Giorgio Su Legnano.
Faccio il cantante e musicista (Suono principalmente la chitarra e l’ukulele, ma ho suonato un po’ di tutto) da circa 18 anni in moltissime band e gruppetti e progetti di tanti tipi diversi, e dal 2010 anche come solista.
Ho suonato in palchi prestigiosi come minuscoli, per centinaia di persone come per quattro gatti nel pubblico, con grandi artisti famosi come con gli amici del paese. E continuo a dividermi così, tra contesti alti e professionali ed altri più popolari.
Da qualche tempo sto anche scrivendo, con grande pigrizia, alcune canzoni per un eventuale debutto discografico, ma quello lo vedremo a suo tempo.
Poi negli ritagli di tempo mi do anche al teatro e ad altre attività collaterali, come la radio e varie altre cose.
Come e quando ti è venuto in mente di suonare “Esce ma non mi rosica”, il famigerato brano del “Lascia entrare Ascanio”?
Beh, io come tanti altri sono uscito di testa completamente per “Esce ma non mi rosica” nel 2009, quando il video stava esplodendo. Questa canzone come altri primi esempi di canzoni italianizzate (ricordo ad esempio “Nado Zhe” della russa Alla Pugacheva, la prima italianizzata in assoluto, o l’altra iraniana “Cinque Odori Del Mio Pony”) era entrata di prepotenza nell’immaginario mio e della mia compagnia di Legnano, la cosiddetta Cantina. La cantavamo di continuo e ne citavamo il testo ad ogni piè sospinto.
Poi nel Maggio del 2010, all’alba del mio primo concerto solista senza la mia band storica (Mike Pastori & His New Dodos), decido di mettere nel mio repertorio anche la canzone di Ascanio, per creare una sorpresa al pubblico composto prevalentemente dai miei amici. Trovati gli accordi, ho candidamente (dico candidamente ripensandoci ora) scritto a Celestino Camicia, l’utente di YouTube autore del video originale e del testo italianizzato della canzone, per chiedergli l’autorizzazione a poterla fare.
Una cosa forse non necessaria, ma che per correttezza mi sono sentito di fare. Lui mi ha dato la sua benedizione, con molta curiosità di sentire la “sua” canzone fatta dal vivo.
Così il 29 Maggio 2010, nel mio primo concerto da solo, sono diventato automaticamente il primo in assoluto ad aver fatto una cover del pezzo italianizzato.
C’è anche un video su YouTube di quella performance di dieci anni fa, che paradossalmente nel 2013 è stato postato da Shahram Shabpareh (Il vero Ascanio, l’autore e cantante di Pariya, la canzone originale) sul suo profilo Facebook, con la caption “Viva Italia!”, alla vigilia di alcuni suoi concerti italiani.
E nulla, per farla breve, dal 2010 in avanti ho suonato quella canzone di tanto in tanto, specialmente se alla presenza di qualche iraniano, e da qui arriviamo alla partecipazione al programma…
Hai contattato tu la redazione del programma? Come li hai convinti a suonare lì da loro?
La cosa incredibile è che sono stati loro a contattare me. Se avete pazienza vi spiego come.
Proprio quattro anni fa, di questi tempi, sono stato a Bologna al matrimonio di un mio vecchio amico di Legnano, Sam. Uno che mi ha visto fare le prime strimpellate di chitarra al Parco Castello ed uno dei primi a vedere in me un talento e spronarmi ad andare avanti. Dopo tanto girovagare per il mondo negli anni precedenti, si era stabilito a Bologna dove aveva conosciuto una cantautrice iraniana, Kimia Ghorbani (che qualche anno fa è andata a The Voice Of Italy). I due hanno cominciato a suonare assieme e si sono innamorati, e così ero al loro matrimonio. Mi sono portato dietro la chitarra, nel caso ci scappasse un momento di goliardia. Così è stato e, approfittando della presenza di tanti iraniani tra gli invitati, non ho potuto fare a meno di sfoderare la canzone di Ascanio, che già suonavo da diversi anni, per vedere l’effetto che fa, per dirla alla Jannacci.
È stato un delirio, gente che ballava forsennatamente e plurime richieste di bis. La cosa ha avuto talmente tanto successo che l’anno successivo sono stato scritturato professionalmente per suonare ad un altro matrimonio iraniano, sempre nel bolognese, dove questa canzone l’avrò eseguita, senza esagerare, 6 o 7 volte per un pubblico che non pareva averne mai abbastanza.
Fatto sta che Kimia quest’anno è entrata nel team della produzione di Persia’s Got Talent, e conoscendo tanti artisti iraniani in Europa e specialmente in Italia le è stato chiesto anche di aiutare col reclutamento per i casting.
Mi telefona a fine luglio per suggerirmi di andare a propormi al talent iraniano, suonando la canzone esattamente come l’ho fatta al suo matrimonio, con la chitarra ed il kazoo. Io le chiedo se il fatto di non essere iraniano e di non cantare esattamente in farsi non sia un problema. Lei mi assicura di no, aggiungendo che nessuno capirà che non sto cantando in persiano, e in effetti già ai matrimoni iraniani degli anni prima in molti si erano complimentati per il mio farsi!
A settembre vado così a Bologna ai casting italiani del programma: voce, chitarra acustica, kazoo e tamburello. Faccio il pezzo e la commissione selezionatrice è entusiasta e divertita. Gli spiego tutta la storia del brano, che è un cult in Italia nella versione travisata che gli ho cantato. Pensano che sia un’idea fantastica e mi propongono di tenermi libero a novembre, per le registrazioni del programma che si sarebbero tenute a Stoccolma. Pochi giorni dopo mi arriva l’e-mail di conferma…
“Esce ma non mi rosica” è un meme tutto italiano, anche difficile da spiegare. Come ti sei rapportato con i giudici, il pubblico e gli autori? Non hai avuto paura di offendere tutti?
Devo dire che ho agito con parecchia incoscienza. Innanzitutto sono partito per Stoccolma ben conscio del fatto che non avrei mai e poi mai vinto il programma, figuriamoci se fanno vincere un non iraniano un programma che si intitola Persia’s Got Talent.
Quindi non ero nervoso per la competizione, anzi non me ne importava affatto. E sapevo anche che se loro non avessero capito cosa stavo facendo, una volta che la cosa fosse uscita in Italia in tantissimi avrebbero compreso. Quindi io cantavo e suonavo sul palco quella sera già pensando alla risonanza che la cosa avrebbe prodotto in Italia in un secondo momento. Di conseguenza, del giudizio dei giudici e del pubblico non avevo paura. Pensavo già a quello che sarebbe avvenuto dopo.
Inoltre, c’era un feeling fantastico con gli autori e la produzione del programma. La mia amica Kimia era anche lei in Svezia, e quindi era la mia confidente e la mia tramite col resto dello staff, che era composto anche da non iraniani (inglesi e svedesi). Praticamente tutti loro mi avevano preso a cuore, pensavano fossi un tipo simpatico e gli piaceva davvero il mio stile e quello che facevo (alcuni di loro mi avevano cercato su internet per sapere come e cosa suonassi), e insomma un po’ tutti facevano il tifo per me.
Tutti loro sapevano la storia del meme italiano, ma mi hanno suggerito di non parlarne ai giudici durante il programma, suggerendomi invece di parlare del mio interesse per la cultura e la poesia iraniana.
Cosa in parte vera ed in parte artefatta: perché se è vero che nel corso degli anni varie persone mi hanno parlato di elementi della cultura persiana antica ed attuale, e che avevo scoperto e letto della mistica sufi, spronato dai testi di Battiato, e che pure conoscevo un po’ di musica iraniana, in parte come conseguenza di Esce Ma Non Mi Rosica in parte grazie alla mia amicizia con Sam e Kimia, altrettanto non si può dire della poesia. Conoscevo Rumi di nome e ne avevo letto qualche stralcio senza approfondire più di tanto, mentre gli autori mi hanno suggerito nomi di altri grandi poeti antichi (Hafez e Khayyam) che non conoscevo, per creare l’effetto sorpresa: presentarmi come un appassionato di poesia iraniana, pronto ad esibirsi nella lettura di qualche classico per invece lanciarmi nel brano di Shahram (con l’effetto comico che potrebbe avere in Italia un iraniano che si presenta come serio studioso dell’Alighieri e poi attacca con l’esecuzione di “Gelato Al Cioccolato” di Pupo). Un’idea carina della quale non ero del tutto convinto, ma che comunque ho applicato. E devo dire che alla fine l’effetto è stato quello giusto: La gente era totalmente interdetta. Sorrideva nervosamente con la faccia di chi pensava “Non capisco cosa succeda ma è divertente”.
Qui il video “Esce ma non mi rosica”
E qual è stata la reazione dopo?
Beh, la reazione dei giudici l’avete vista. Io sono uscito di scena felicissimo perché, per quanto mi riguardava, non avrei potuto fare meglio. Mi sono impegnato per suonare la canzone il più accuratamente possibile (tra l’altro, la versione trasmessa è stata ampiamente tagliata in post-produzione, accorciando l’introduzione -Secondo me anche male, ritmicamente parlando- e soprattutto cancellando la parte finale con Miccoli che urla nei gomitoli, secondo me la parte migliore dal punto di vista vocale), ero molto soddisfatto di come l’avevo eseguita ed ero felice perché, pensavo, una volta tornato in Italia avrei aspettato la trasmissione per lanciare il video in giro. Solo speravo che la cosa andasse in onda a gennaio per sfruttare l’8 di Gennaio, giorno di Ascanio per antonomasia, mentre invece il tutto è slittato esattamente ad un mese dopo.
La cosa più incredibile è che, dopo la messa in onda della puntata, il 7 Febbraio, già mezzora dopo la fine della trasmissione erano disponibili i video della mia esibizione e dell’intervista post-performance, e c’erano già commenti italiani sotto. Celestino Camicia, l’autore dell’originale video di “Esce Ma Non Mi Rosica”, mi ha contattato personalmente per congratularsi con me praticamente subito.
Ancora più sconvolgente è la gigantesca risonanza che la cosa ha avuto in Italia senza che io muovessi un dito per promuoverla, praticamente è una notizia che si è generata ed auto alimentata da sola.
Insomma, alla fine, perché l’hai fatto? Performance art? “For the meme”?
Credo per entrambe le cose, ed anche per altre. All’inizio era semplicemente un “Perché no?”. Poi volevo farlo per divertirmi io. Poi per togliermi una soddisfazione. Per fare una cosa assurda per il semplice gusto di farla.
Mentre ero lì in studio quel giorno, prima di registrare, ho pensato anche ad implicazioni più profonde.
Mi piaceva l’idea di riportare questa canzone dove era nata, ma cambiata, come nel gioco del telefono senza fili, dove una parola viene trasmessa ma poi nel corso dei vari passaparola cambia forma, e ritorna al punto di partenza come una cosa completamente nuova.
Quindi sotto un certo punto di vista un esperimento di semiotica.
E sì, di performance art.
Il fatto di avere la mia esibizione tradotta in persiano con i sottotitoli, considerando che il tutto era partito da un video sottotitolato, era la perfetta chiusura del cerchio.
Pensando poi alla possibile risonanza della cosa nel web, pensavo anche di farlo just for the meme, per suggellarlo in una cosa così strana e grandiosa allo stesso tempo.
E dopo “Esce ma non mi rosica”, dopo di questo, cosa ti aspetta?
Non ne ho idea, per ora vorrei pensare a finire di scrivere le canzoni per realizzare questo benedetto album d’esordio che in molti mi chiedono da anni, e penso che il tempo sia giusto per mettermi al lavoro. E poi, spero, tanti concerti.
Al di là di questo, già in tanti, come voi amici di ExitWell che ringrazio tanto per questo spazio, mi stanno cercando per interviste e momenti di promozione, e mi sembra una gran cosa.
Mi è arrivata anche una proposta da un talent italiano per parteciparvi, ma non credo che sarebbe la stessa cosa, quindi ci sto pensando con un discreto distacco.