Organizzato da Mister Freedom e Brigata Cinematica prende il via SDRIVE IN, vera e propria kermesse incentrata sulla crossmedialità, dove proiezioni cinematografiche si alternano a performance teatrali e live music. Musica dal vivo che in questa serata ha il piacere di far esibire Adriano Viterbini, vero e proprio virtuoso della chitarra amante delle sonorità blues, che in questo periodo sta facendo conoscere il suo primo lavoro da solista dal titolo Gold Foil. Di seguito vi riportiamo l’intervista realizzata ad uno dei chitarristi più importanti del panorama musicale romano e non solo; buona lettura.
Mauro: Ciao Adriano, se ti va inizia a raccontarci cosa stai facendo in questo periodo.
Adriano: Innanzitutto grazie per l’intervista.
M: Ci mancherebbe, grazie a te.
A: Questa sera suono (sorride divertito) faccio la prima data del tour estivo, in tutto saranno una decina di date da qui a settembre, sto portando in giro per l’Italia questo disco che ho registrato tra fine 2012 ed inizio 2013.
M: Album che si chiama “Gold Foil”, uscito il 22 Marzo del 2013. Raccontaci come è nato questo progetto solista, per necessità personali o per esigenze artistiche.
A: Sostanzialmente questo disco è il frutto di uno sfogo, avevo la necessità di volumi bassi e soprattutto di trovare quel confort che ho quando suono la chitarra a casa per conto mio. Suonare senza cantare, suonare cose semplici, tornare ad una chitarra, che non serve per fare uno spettacolo più complesso, ma proprio per esprimere le cose in modo più semplice; perchè probabilmente anche io sono fatto di quel tipo di musica. C’è una frase scontata di Willie Dixon che dice “Chi suona Blues, è perché probabilmente lo ha vissuto”, oppure ha vissuto quel tipo di malinconia, in tanti modi. Forse anche io questi anni facendomi un esame di coscienza ho realizzato la voglia di quelle cose che mi hanno portato ad essere più contenuto, più sottovoce, con meno voglia di fare troppo casino; volevo fermare quest’attitudine avendo la paura che poi sarebbe sfuggita.
M: Come un’istantanea di un tuo momento riflessivo?
A: Più che riflessivo, proprio di necessità, di togliere tutti gli orpelli ed arrivare al cuore della musica che sento mia.
M: Questo tour estivo dove ti porterà?
A: Farò dei concerti soprattutto nel Nord Italia, avendo fatto il Sud durante la prima fase di uscita del disco. Saranno previste anche delle date all’estero verso settembre.
M: All’estero dove?
A: Belgio e Parigi probabilmente, e nel frattempo sto lavorando con i Bud Spencer Blues Explosion al nuovo album in maniera top secret (ride).
M: Per quanto riguarda il tuo genere, noti delle differenze di approccio da parte del pubblico italiano, rispetto al pubblico straniero?
A: A meno che tu non vada sul Mississippi o a Chicago, posti dove il blues è percepito in maniera più importante, devo dire che l’Italia ha la sua fetta di appassionati che riescono a valorizzare gli eventi di questo tipo, che comunque non sono tantissimi, ma organizzati da persone che hanno il pallino per questa musica.
M: Diciamo quindi che è un pubblico ed un gruppo di addetti ai lavori ben organizzati?
A: Ben organizzati e sapienti. La cosa bella di suonare cose di nicchia è che ti fa confrontare con tutta gente appassionata, aspettandosi molto da te, quindi è d’obbligo suonare bene, anche se fai delle citazioni.
M: E’ un pubblico quindi musicalmente più competente.
A: Sono di meno, sono più appassionati e quindi la qualità si alza e questa è una cosa molto stimolante.
M: Questa serata si chiama SDRIVE IN, ed è una rassegna crossmediatica su cinema, musica e teatro. Il tuo video del singolo “Kensington Blues” mi ha ispirato molte riflessioni sul cinema, come ad esempio il film “Into the Wild”; la musica strumentale come quella che proponi stasera è una musica molto da accompagnamento. Hai mai pensato di fare una colonna sonora?
A: Si è una cosa che mi sarebbe sempre piaciuto fare, quando conoscerò un regista magari…
M: Quale colonna sonora ti sarebbe piaciuto fare?
A: Scontato: “Paris Texas”, film di Wim Wenders con la colonna sonora di Ry Cooder, che è perfetta; un altro film che devo dire avrei avuto il piacere di poter musicare, sono quei film tipo “ai confini della realtà”, quella fantascienza che non ha bisogno di marziani ma soltanto di una stanza.
M: Parliamo adesso di Roma. In quanto artista di Roma e che ha la possibilità di girare per l’Italia e non solo, cosa ne pensi della scena musicale romana in questo periodo?
A: In questo anno devo dire che non sono stato molto attento, però in generale devo dire che le cose si stanno muovendo, che c’è voglia di esprimere e di farsi sentire, c’è possibilità con la caduta delle varie menate delle etichette, del pop e di quel tipo di discografia, si è ritornati in parte a valorizzare un’attitudine musicale più pura e sincera.
M: Quindi eliminando quelli che sono stati visti sempre come degli intermediari, secondo te c’è più spazio a livello artistico?
A: Assolutamente si! C’è tantissimo spazio e la gente giustamente se lo prende; è un momento favorevole alla musica e all’arte in generale, in momenti di crisi come quello che sta vivendo il nostro paese, emerge chi non ha nulla da perdere, che fa le cose per il piacere e per la necessità di farle.
M: ExitWell si pone lo scopo di far conoscere la musica emergente. Allo stesso modo, se tu dovessi dare un consiglio ad artista/gruppo emergente, in questa situazione che come dici tu fornisce molti spazi, che consiglio daresti?
A: Di non essere pigro, di fare il massimo, di fare le cose al meglio delle proprie possibilità e di non accontentarsi mai, anche se i risultati non sono immediati. Questo è un mondo dove le cose devono avere il loro corso, con tempi di maturazione diversi, magari uno può fare successo a 19 anni tramite un programma televisivo e poi trovarsi subito dopo in calo, con la necessità di doversi ricreare; oppure può farsi scoprire dal pubblico a trenta, quarant’anni, semplicemente per un percorso diverso, non mollando mai e cercando di essere meglio degli altri. Sostanzialmente la musica si nutre di sensibilità e di costanza.
M: Che dire, grazie mille Adriano, a presto.
A: Grazie a te, ciao.
Mauro Velluti