Questo nuovo lavoro di Giuseppe D’Alonzo è una fotografia sonora, liquida e nostalgica della sua vita. Oggetti come suoni, istantanee come richiami a sapori adolescenziali. E l’adolescenza di artisti di questo calibro significa tornare a quel periodo d’oro in cui, tra strascichi di emulazione e vita vissuta, l’Italia era immersa nella psichedelia trasgressiva del santo pop, cioè nelle tante derive che il bel canto melodico main stream prendeva per sposare la rivoluzione che arrivava dal resto del mondo. Giuseppe D’Alonzo pubblica questo nuovo lavoro dal titolo “Tornerà” dove coniuga la nostalgia del suo vissuto a quel piglio lo-fi di cantautore acido, psichedelico a tratti, pop e melodico quanto serve per restar con i piedi a terra. E dentro ci troveremo la Roma dei cantautori e l’America delle opere rock più visionarie. Tutto con il dovuto tatto e l’umiltà del rispetto. Un disco senza pretese se non quella di somigliare a se stessi.
Vorrei partire dal brano “Pensiero sovrano”. Ti chiedo: ho fortemente riletto nel suo scheletro (e cerca di prendere i paragoni davvero molto sommari) quel certo gusto per i Dream Theater del loro periodo Metropolis, forse il più pop che hanno vissuto. Che mi dici?
Caspita, questa è una osservazione davvero raffinata e inaspettata devo proprio ammetterlo.
Non sono una grande ascoltatore dei Dream e del metal o metal progressive in generale, ma ho ascoltato in passato “Metropolis” perché ci sono davvero delle splendide ballads rock probabilmente più adatte al mio ascolto. Sono davvero lusingato che il Pensiero sovrano ti abbia in qualche modo fatto pensare a quelle sonorità.
Torniamo alle ispirazioni perché questo disco deve anche molto, secondo me, alla canzone pop d’autore degli anni ’80 e ‘90. Sbaglio oppure è un periodo importante per te?
Assolutamente sì e aggiungerei anche anni 70. Sono un amante di quella corrente musicale Italiana e di autori come Lucio Dalla, De Gregori, Ivano Fossati, Vasco Rossi, Lucio Battisti, Pino Daniele e tantissimi altri. È stato, secondo me, un periodo molto produttivo per la musica italiana, in cui sono state scritte canzoni senza tempo e fonte di ispirazione per gli autori di oggi e magari anche quelli di domani.
Anche ascoltando i suoni di chitarra de “L’Anonimato” mi richiama alla mente le scene di periferia, di provincia. Sei un uomo di provincia o di centro città? Ma soprattutto questo disco da dove proviene?
Ho vissuto entrambe le realtà. Sono stato residente a Milano e Roma, amo viaggiare, mi ritengo un cittadino del mondo, però la mia vita oggi è in provincia. Mi sposto sempre tanto, continuo a vivere ancora molto Roma, ma il mio rifugio è Pescara, una splendida città di provincia, a due passi dalla capitale, che mi permette di vedere il mare tutti i giorni. Dopo bellissimi anni vissuti nelle grandi città ho sentito il richiamo del mare e dello sguardo verso l’infinito che questo paesaggio ci regala.
Per chiudere: parliamo di elettronica. Che rapporto hai con questo attore ormai onnipresente delle scene discografiche?
Sono un ingegnere elettronico, quindi un rapporto con l’elettronica in un modo o nell’altro ce l’ho. Scherzo naturalmente. Per assurdo a livello musicale sono un grande amante dell’analogico. Amo gli amplificatori valvolari, così come amo i suoni acustici, ma sono anche attratto dai sintetizzatori e da quello che si può creare con essi, ma sono sempre per un uso moderato di questi ed altri strumenti elettronici nella musica. È una questione di gusti. Non sono per l’elettronica a tutti i costi, ma solo quando fornisce un reale valore aggiunto alla canzone. Anche in piccolissime dosi l’elettronica può caratterizzare il brano. Dal mio punto di vista la paragono un po’ al sale. Il cibo è già intrinsecamente saporito, però un pizzico di sale può rendere una pietanza davvero golosa.
Attenzione però ad abusarne, perché un uso generoso di sale rende indistinguibili i sapori, ovvero rende tutti i cibi saporiti allo stesso modo. Invece noi vogliamo esaltare alcune caratteristiche di alcuni cibi con un pizzico di sale, quanto basta. Ad esempio in “Respiro” c’è un effetto synth che emula il rumore di una pallina che cadendo esegue rimbalzi sempre più piccolini e intervalli più ravvicinati, in accordo alle leggi della fisica. Questo effetto mi è piaciuto tantissimo posizionarlo in un momento di pausa della canzone e tende la mano alla ripresa del brano.