Nuovo disco per la band pugliese più importante per il combat folk sociale dalle trame irlandesi e non solo. Tornano in scena i Folkabbestia, torna l’aria mediterranea, torna la Grecia e la Turchia, tornano le melodie balcaniche e sopra ogni cosa torna quel brano che li ha consacrati alle memorie italiane che è “U frikkettone”. Ma oggi torna in una veste diversa, direi quasi aggiornata con questo nuovo emblematico titolo che è “Il fricchettone 2.0” e con le splendide collaborazioni di Finaz ed Erriquez della Bandabardò e Dudu e Fry dei Modena City Ramblers.
Quasi una celebrazione del passato, quasi un memoriale ma anche un rinnovamento e, nonostante le dichiarazioni sull’inciso, loro saranno sempre dei fricchettoni in cerca di quel romanticismo poetico, una bellezza sociale di musica e di condivisione che possa essere il bello di un popolo unito. E se il lavoro prende il titolo da questo brano non aspettatevi la resa al passato: i Folkabbestia sono tornati con 6 inediti che alleggeriscono il tiro colorandosi anche di vivaci trame popolari, ma sempre con quel piglio che li rende riconoscibili ovunque. In rete il video ufficiale…
Torna il fricchettone… oggi che tipo di fricchettone c’è in giro?
Non ci sono più i fricchettoni di una volta… oggi i giovani ascoltano musica trap, chattano su WhatsApp e postano foto su Instagram, però i messaggi dei figli dei fiori del 1969 possono ancora essere attuali. Anche se nel ritornello de “Il fricchettone 2.0” diciamo che non ne vogliamo più sapere di fare i fricchettoni, crediamo ancora che un mondo fatto di musica, pace e amore possa esistere. Se siamo in tanti a sognare il sogno diventa reale! Fricchettoni di tutto il mondo unitevi! Noi ci crediamo ancora…
E parliamo subito di queste collaborazioni… un po’ come a celebrare origini e tradizioni, non è così?
In questa rivisitazione del brano “Il fricchettone 2.0” alcuni componenti dei Modena City Ramblers e della Bandabardò, in nome di una antica amicizia con i Folkabbestia, hanno collaborato al progetto come ospiti speciali. Finaz e Fry hanno impreziosito il brano con la chitarra e il violino, Erriquez e Dudu hanno rielaborato il testo nei loro rispettivi dialetti e cantato insieme a Lorenzo e Osvaldo dei Folkabbestia. Al progetto si sono uniti anche vecchi membri della band e nuovi amici. In questo clima attuale di divisione, paura e sospetto verso gli altri, i musicisti più “fricchettoni” d’Italia si ritrovano ognuno con il proprio dialetto per cantare tutti insieme un nuovo inno alla pace e alla fratellanza. “Fricchettoni di tutto il mondo unitevi!”.
La provincia italiana: un tema scottante e interessante. Si sta tornando in provincia o vincono sempre le grandi città?
Più che di grandi città e provincia, parlerei di nord e sud, dell’Italia, dell’Europa, del mondo… Noi siamo originari della Puglia ma alcuni di noi si sono trasferiti per motivi di lavoro al nord o all’estero, chi a Milano, chi in Veneto, chi a Berlino, alcuni però sono tornati, altri sono rimasti. Il legame con le proprie radici è importante, noi lo manifestiamo attraverso l’amore per la nostra musica popolare le cui influenze spesso si ascoltano nelle nostre canzoni. E come recitano alcune nostre canzoni, ”… ci vuole molto più coraggio nel fuggir che a restar…” e “… il ritorno è sempre una strada da ritrovare…”.
E il folk italiano che derive sta prendendo?
Il folk rock che negli anni novanta ha avuto il suo momento d’oro in Italia, ora sta attraversando un momento difficile, i ragazzi ascoltano sempre meno questo genere musicale. Certamente la musica di ispirazione folk e popolare
deve rinnovarsi, mischiandosi ed interagendo con altri generi, altri strumenti, innovazioni tecnologiche e di stile, ma del resto lo ha sempre fatto, fa parte del suo DNA e citando il verso di una nostra canzone, “… sono dolcissime e infinite le vie del folk, sono santissime e maledette le vie del folk…”.
E come mai anche questa contaminazione balcanica nel nuovo disco dei Folkabbestia?
La Puglia si affaccia sui Balcani e la musica dell’Est Europa ha sempre influenzato le canzoni dei Folkabbestia, da Esma Redzepova ai Taraf di Haidouks. In questo album è presente la canzone “S’agapò”, che vuol dire “ti amo”, dove sono presenti alcuni richiami alla musica tradizionale greca e dove l’amore per una donna è l’unica speranza, la sola scialuppa di salvataggio contro la disoccupazione e la crisi economica.
E in generale quanto sta intaccando anche voi la frontiera del digitale?
Il mondo è cambiato e la musica pure. Viviamo nel mondo digitale di internet e siamo sommersi dai social ma i messaggi di giustizia e libertà sono ancora attuali. Tuttavia nell’epoca del digitale il concerto dal vivo resiste, ed è un momento di aggregazione nel quale la realtà quotidiana si trasforma e diventa un’altra cosa. Quando riusciamo a coinvolgere tante persone che non ci conoscono facendogli ascoltare due ore di nostre canzoni al posto dei soliti tormentoni dell’estate e quando alla fine ci gridano “se non fate l’ultima noi non ce ne andiamo…” è sempre una magia inspiegabile…