EXITWELL TOP 10 ALBUM 2010 – 2019
#3 | MOTTA – LA FINE DEI VENT’ANNI
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di Riccardo De Stefano
Francesco Motta, classe ‘86, quest’anno compie trent’anni e ha già un curriculum importate: due dischi con i Criminal Jokers e anni di collaborazioni musicali (Nada, Pan del diavolo, Giovanni Truppi). Alla fine dei vent’anni, cambia tutto e si incammina in un nuovo percorso musicale, da solo. La fine dei vent’anni è il suo primo album solista, dove Francesco ci mette la faccia e il cognome. Produttore del disco e sorta di magister vitae è Riccardo Sinigallia, che ha dato una impronta netta al sound dell’album. Ma il lavoro di Sinigallia non si riduce soltanto alla direzione sonora e all’impronta dell’album. Il cantautore romano è infatti presente concretamente nella scrittura, come ad esempio in “Sei bella davvero”, il brano melodicamente più forte dell’album. Già chiara nell’opener “Del tempo che passa la felicità” la nuova impronta lirica di Francesco, tesa verso l’annullamento del cliché e la ricerca di un equilibrio e una sincerità personalissima. Così, altrettanto forte è l’anima cittadina, urbana di Motta, pisano trapiantato a Roma da anni e innamorato della città, (de)cantata alla sua maniera in “Roma stasera”, dall’anima quasi afrobeat. Lontano da romanticismi bucolici e (tra)sognati. Scrivere canzoni e metterci la faccia significa dare tutto se stesso nelle canzoni. Ad esempio, “Mio padre era comunista”, con le sue chitarre acustiche taglienti, i beat elettronici, i ritmi in levare e il tipico strumming “sinigalliano”, stupisce per la sincerità con cui Francesco parla della propria famiglia e, quindi, di riflesso direttamente di sé. Con i suoi momenti più intimi – come la title track o la conclusiva e full-acoustic “Abbiamo vinto un’altra guerra” – e gli episodi più ballabili, con il single “Prima o poi ci passerà” a battere il tempo del disco, emerge la ricerca musicale fondante dell’album: un’architettura sonora precisa e d’impatto, con la voglia di suonare unica e diversa da tutto il resto che gira adesso. Addirittura, in buona parte dei brani Francesco evita perfino di usare l’intonazione standard per accordare gli strumenti. La fine dei vent’anni è un disco di opposti, che cammina su una linea di confine. Francesco, o forse Motta, cerca e trova se stesso alla fine di un’età strana e difficile, che più che risposte genera domande. Dalle quali partire per provare a costruire una propria identità, senza lasciarsi sommergere. Magari per trovare la felicità. E così, partito da lontano e di colpo arrivato ad esser contento, Francesco incontra Motta alla fine dei vent’anni e sforna un album bello ed importante. Il colpo è forte e le note sembrano quelle giuste.