– di Riccardo Magni e Assunta Urbano.
Foto di Liliana Ricci (release party al Lanificio – Roma) –
Black Snake Moan è un nome che abbiamo già consigliato spesso di ricordare. Un nome che abbiamo notato e seguito dai suoi inizi perché nel panorama italiano e romano in particolare, non è usuale imbattersi in un progetto così. È una one man band e ad ascoltarlo, su disco, ma soprattutto live, si farebbe fatica a capirlo se non lo si vedesse lì seduto, con tutti i suoi strumenti intorno.
Black Snake Moan è in realtà Marco Contestabile, lo avevamo incontrato questa estate allo Sziget Festival dove aveva sbalordito il pubblico del Lightstage (qui la nostra intervista), lo abbiamo ritrovato ora, nella festa de La Tempesta dischi, l’etichetta (non la sola per la verità) che lo ha accolto pubblicando anche il suo nuovo LP Phantasmagoria, e confermandosi come sempre attenta alle novità più interessanti e a quella creatività veramente indipendente.
Da questa estate allo Sziget è passato poco tempo, ma sono successe tantissime cose. È uscito il disco, hai già fatto una parte di tour anche in Europa, stai per partire per gli Stati Uniti. Insomma, che momento è per te? Per Black Snake Moan, ma anche per Marco?
È un momento veramente importante, particolare ed intenso. Io cerco di viverlo con il massimo delle energie e delle forze. Sto vivendo tantissime esperienze tutte insieme e molto velocemente, ed è difficile, più che altro, cercare di assimilare tutto e viverlo al meglio possibile sempre. Comunque è una cosa molto intensa e forte. Ho moltissimi buoni propositi. Mi auguro che tutte le esperienze che sto facendo siano funzionali e rendano omaggio a tutti i sacrifici, a tutto quello che sto facendo e vivendo adesso con l’album nuovo. È una cosa molto bella vivere tutte queste cose, questi step importanti che poi arricchiranno tantissimo il mio percorso artistico e soprattutto creativo.
A proposito di arricchimento artistico e di quando ci eravamo lasciati prima che uscisse l’album, ora l’album è uscito e chiaramente sei sempre tu, non ci sono stati scossoni destabilizzanti all’ascolto. È però cambiato qualcosa. Cosa hai messo di diverso in questo album?
Hai detto benissimo, che non sembra così tanto distante da quello che ho fatto, ma in verità, sono cambiate tantissime cose. Diciamo che principalmente la particolarità di questo album, Phantasmagoria, è che rappresenta la fotografia di un determinato presente, mio artistico e non solo, anche fatto di ascolti ed autoascolto. Per quanto riguarda la strumentazione, per l’ascoltatore che precedentemente ha sentito Spiritual Awakening, le cose sono cambiate. Soprattutto sugli strumenti, perché la dodici corde elettrica è lo strumento portante dell’album. Questa influenza più rock, con queste sfumature un po’ indiane, ha caratterizzato per me il modo di approcciarmi al nuovo album. E poi, un po’ di drone rock, perché sentivo l’esigenza di avere un tappeto sonoro più massiccio. Il primo (Spiritual Awakening appunto) elevava più il minimalismo, l’asciuttezza ed era molto più orientato sul blues. Questo invece è più psichedelico. Diciamo che il primo era un blues con accenni di psichedelia, questo è un linguaggio blues, ma molto più psichedelico. È avvolto da questo mantra, che poi io reputo parallelamente simile, vedo strettamente connesso il blues con la psichedelia. Sono veramente simili le due cose. Le sento addosso a me ed ho cercato di disegnarmici un vestito giusto, a mia misura: ho visto i miei colori ed ho deciso di colorarmi così come mi sentivo in quel momento. È la fotografia di un determinato presente, che già successivamente sta cambiando e sto testando con i live, che poi è quello che fa davvero la differenza.
A proposito dei live, andiamo per step: c’è stata la presentazione al Lanificio, poi sei subito partito per il tour europeo. Che esperienza è stata quella in particolare?
Il tour europeo è stato particolarissimo, perché, come prima cosa, erano tutti posti nei quali non ero mai stato. Ho fatto da gruppo spalla per gli XIXA, un gruppo dell’Arizona, di Tucson, molto interessanti. Lì mi sentivo anche abbastanza colto dalla giusta condizione di aprire ad un gruppo molto interessante, connesso a me. La prima parte del tour l’ho fatta in acustico, in qualche club o localino minore. Quindi, questa cosa ha rafforzato molto la parte “scarna” dell’album. Mi ha fatto capire tante cose. Poi, il viaggio, migliaia di chilometri in macchina. È stata anche una bella prova per capire e testare bene le proprie energie. Anche il rapporto con il pubblico è stato veramente speciale, soprattutto all’estero.
Immersione totale, quindi.
Eh sì. In Francia, soprattutto, ho suonato in venue bellissime. C’era un pubblico molto attento, molto curioso e molto educato in questo senso. Non solo a vivere un live, ma anche come cultura. È stato molto apprezzato e sono felicissimo di come sta andando. Infatti, vedremo poi in America come sarà. Io non ci sono mai stato, quindi, per me sarà una bellissima prova e non vedo l’ora di testare anche queste situazioni.
Ecco, cosa ti aspetti? E cosa c’è, in America, per Black Snake Moan?
Vado a Memphis per l’International Blues Challenge, in supporto a Mojo Station – Il Blues e Le Sue Culture, che da anni manda a questa competizione importante di blues gli artisti che rappresenteranno l’Italia e la label, la cosiddetta “labellina”. Anche se è una cosa molto grande. Quindi, lì all’International Blues Challenge mi aspetto di base blues. Vivrò le radici e le origini del blues. Passerò per qualche strada che sicuramente ha caratterizzato un determinato momento della storia del rock ‘n’ roll e del blues. Farò una bellissima full immersion e capirò i miei gusti, il mio percorso. Magari, vedrò finalmente quel posto come lo immaginavo, come l’hanno raccontato i bluesman e le leggende del rock. Memphis è la patria del blues, del rhythm & blues e del rock ‘n’ roll. Quindi, fantastico! E poi suonerò in tour nei dintorni, farò dei live con i SixtyOne 61. È un po’ anche una cosa leggendaria, no?
È sicuramente bello il fatto di vederti così emozionato già da ora.
Sì, perché è la base e la strada di tutti i grandi artisti che ascolto. Ho tutti i dischi a casa di questi artisti, quindi, per me, andare lì e vivere queste cose lì, a casa loro, sarà una bellissima esperienza. Io me lo auguro con tutto il cuore. Certo, è un viaggio che richiede sacrificio ed organizzazione. C’è anche un po’ di agitazione, perché sarà la prima volta che farò un viaggio così lungo. Sapere che vado per la musica e che il mezzo con il quale andrò sarà la mia musica, è bellissimo. È un viaggio nel viaggio. Sembra un po’ una cosa alla Kerouac, no? Però, è vero. Ho sempre sentito una connessione con questa musica. Proprio per questo canto in inglese e proprio per questo seguo questa corrente, che secondo me, forse sarà in sordina in questo momento, ma non svanirà mai.
Non vedo nulla di non costruttivo, di non stimolante, almeno per me e per le persone che seguono questo movimento.
Poi spero, finalmente rivedremo Black Snake Moan anche in Italia.
Certo. Questo fine anno sarà importante, perché poi suonerò per questo format per BPM, Italian Indie Rock Revenge, con altri gruppi molto interessanti della scena alternativa che cantano in inglese. E poi, anno nuovo e da febbraio si ricomincia. Vediamo se il mio ritorno sarà intervallato da step con mini-tour europei ancora. Sta andando anche molto bene la risposta del pubblico e delle vendite.
Che comunque è importante.
Sì. L’etichetta Teen Sound Records sta facendo un bel lavoro di distribuzione. Sono uno tra i best seller venduti in un anno. Io sono contento. Spero di andare anche a suonare nei posti che rappresentano un po’ quello che io sto facendo e che magari verrò apprezzato di più. Speriamo. Anche in Italia, perché no, c’è una bella fetta.
In conclusione, visto che ci incontriamo in occasione de La Tempesta su MArte (la serata dell’etichetta La Tempesta a Largo veneue a Roma, all’interno degli eventi della Biennale di MArte Live), ci racconti in breve il tuo rapporto con La Tempesta Dischi?
Beh, il mio rapporto con loro è molto bello. C’è una bella connessione. Sono felice che credano nel mio progetto. Essendo fan dei Tre Allegri Ragazzi Morti da parecchio tempo poi, e seguendo già precedentemente le band prodotte… Io comunque faccio parte di quella generazione.
Beh, sì, ci hanno cresciuto un po’ tutti.
Esatto. Quindi, vivo questa cosa veramente con tanta, tanta energia ed uno spirito veramente forte. Mi reputo davvero molto fortunato ad avere il supporto di due etichette. La Tempesta Dischi, poi, è fantastica. Ha un gusto e un’attitudine.
Possiamo dire che abbia fatto la storia della musica indipendente italiana.
È fuori da ogni altro canone che gira. Ha una sua immortalità, nel senso che ha grandi caratteri distintivi, ed una grande sensibilità soprattutto.