– Foto di Maddalena P. Compagnoni –
Ricordo perfettamente la prima volta che ho ascoltato “Cuore” di Clavdio: vivevo ancora a Roma ed ero dal mio kebabbaro di fiducia, in via di Acqua Bullicante, a mangiare falafel. Masticavo e pensavo, quasi infastidita: “ah eccone un altro… il cuore e bla bla… che noia”. Di tempo ne è trascorso e quel pezzo, poi, mi sono trovata prima ad accennarlo sotto la doccia, dopo ad averne il ritmo in loop in testa, fino al giorno che mi sono decisa ad ascoltarlo seriamente, senza pregiudizi e leggendo il testo. Quel motivetto accattivante cela parole amare.
Da qualche giorno, “Cuore” è diventato disco d’oro. Questo traguardo lo abbiamo festeggiato tutti, insieme a Clavdio, sabato scorso al Circolo Magnolia, in occasione della rassegna WOW Roba fresca a Milano.
La serata ha avuto doppia apertura. Il primo a esibirsi è stato Il Conte Biagio, al secolo Biagio Conte, cantautore della provincia di Salerno, che suona la chitarra quasi a modo di canzoni da chiesa e ci piazza su dei testi pieni di ironia, soprattutto verso se stesso. “Ora vi canto il mio testo più allegro, si chiama ‘La mia depressione”. Ça va sans dire.
La seconda presenza sul palco è stata quella di ENNE. Conosciuto per essere il primo nella scuderia dell’etichetta di Takagi&Ketra (PLTNM Squad), è tornato da poco ai live. In attesa dell’uscita del suo primo disco, ha fatto ancheggiare e, a tratti, sospirare al suono della sua raffinata vaporwave.
Clavdio è arrivato senza farsi troppo attendere, con un’apertura che ammiccava all’elettronica. Uno scorrere dei suoi singoli, una cover del Maestro Battiato, accompagnati dal coro del pubblico, che ha ben omaggiato il suo “Togliatti Boulevard”.
Come dicevo, su Clavdio ho sparato un giudizio superficiale e affrettato: non è approssimativo e qualunquista, è una penna che scrive dell’amore disilluso, affrontato con sarcasmo, parola la quale, nel suo significato etimologico, vale per tagliare, lacerare.
In questi mesi a Milano ho visto Clavdio prima al Miami, poi in apertura a Calcutta e l’atro giorno qui, che sì ovvio, era il suo concerto e chi è venuto lo ha fatto per lui, tuttavia io sto percependo il suo crescendo. Non è uno da boom, di colpo una star, si fa voler bene con discrezione e raccoglie, con decisione e consapevolezza, ma tanto lavorando, numeri sempre più alti e stima sempre più forte.
Clavdio è di Centocelle, fa un mestiere oltre a quello della musica. Parli con lui ed è inevitabile non nominare il calcio, cosa che ho fatto anch’io durante il corso della serata, citando nel discorso, ovviamente, l’Olympique Togliatti.
Clavdio dipinge la malinconia ad acquerello, per farla più lieve e conviverci meglio. Questo live ha suggellato il completo ribaltamento del mio giudizio nei suoi confronti come artista e, per caso, mi ha dato modo di scoprirlo a livello umano: alto e dal viso attento, pronto al confronto, cortese e squisitamente disponibile.
E forse quei manifesti per Roma di qualche mese fa, che indirizzavano all’imperatore Clavdio, se li merita. Cosa? Non erano per lui? Poco importa. Lunga vita e sempre immenso conforto al regno dei cuori marroni strappati.