– di Riccardo Magni;
foto di Irene De Marco –
A circa un anno di distanza dalla data estiva a Villa Ada del 2018, venerdì scorso (2 agosto) Il Muro del Canto è tornato a far risuonare le sue note sul palco estivo romano per eccellenza.
Importanti anche se poche le differenze rispetto a 13 mesi fa: c’è un nuovo disco prima di tutto, “L’Amore mio non more”, uscito ad ottobre 2018 per Goodfellas, c’è un volto nuovo alla chitarra elettrica che ormai tanto nuovo non è nemmeno più, Franco Pietropaoli, che tra l’uscita del disco e l’inizio del tour, a novembre, ha ufficialmente sostituito Giancarlo Barbati (aka Giancane), e ci sono di mezzo molte meno date a Roma e dintorni, o almeno questa è la percezione, dato che stavolta la scelta della band è stata partire col tour lontano da casa, da Asti per l’esattezza, per arrivare a presentare il nuovo album a Roma soltanto a febbraio, con il bellissimo concerto pomeridiano in Piazza Sauli in occasione del 99° compleanno del quartiere Garbatella. Ovviamente fu un bagno di folla, circa cinquemila persone, molte delle quali finite nel video della title track L’amore mio non more, realizzato utilizzando anche le riprese fatte dal pubblico in quell’occasione ed inviate al gruppo.
Poche anche se importanti le differenze, perché anche se gli anni passano, anche se le persone cambiano, anche se il pubblico cresce (o invecchia) o cambia con l’ingresso di nuove leve, gli affezionati del Muro sanno che nei concerti rivivranno sempre più o meno le stesse belle emozioni, più o meno sempre gli stessi bei momenti, con più o meno sempre gli stessi bei compagni di viaggio.
Sul palco di Villa Ada, già scaldato a dovere dall’energica performance in apertura dei Dalton, i sei del Muro del Canto (Daniele Coccia, Alessandro Pieravanti, Alessandro “Fisa” Marinelli, Ludovico Lamarra, Eric Caldironi e Franco Pietropaoli) salgono insieme ad Andrea Ruggiero, che con il suo violino accompagna ed arricchisce tutto il concerto come spesso accade nelle occasioni romane. Come sempre poi non mancano gli ospiti, che stavolta sono prettamente musicali: non c’è Marco Giallini che era invece salito sul palco a Parco Schuster (sempre a Roma non troppo tempo fa), ma ci sono Rossomalpelo e Lavinia Mancusi, che intona con Daniele Coccia il brano Senza ‘na stella, dall’ultimo disco.
“Noi più voi semo il Muro del Canto” ripete sempre Alessandro Pieravanti ed in effetti, che si assista da neofiti o da frequentatori assidui, l’impressione è quella, sempre quella, di trovarsi per qualche ora a far parte di una grande famiglia allargata, di quelle che “se reggono il gioco ancora” e la domenica vanno “a pranzo dalla madre” ed anche se genitori e case sono diverse, si sentono comunque tutti uniti dalle stesse suggestioni.
Il Muro del canto suona, canta, racconta le sue storie, ed il suo pubblico tra palco e laghetto ascolta, canta, balla, si stringe in abbracci e si commuove, poga anche… Ogni canzone è un ricordo, un momento di vita vissuta o immaginata, ogni strofa è una dedica, una serie di volti che passano davanti agli occhi chiusi per un momento (che magari poi rivedi davvero poco dopo, a sorpresa, o perché in fondo le passioni restano quelle), una lacrima, un pensiero di malinconia, di nostalgia, di ribellione, di amore e di rabbia o di tutto insieme, buttato fuori con quella poetica romanesca un po’ cupa e un po’ popolare che sotto il segno di Mamma Roma unisce tutti, molto più pasoliniana che felliniana (la dolce vita noi non l’avemo vista mai…), lontana anni luce dalla tracotanza della romanità volgare stereotipata. Una scena Romana che qui non è brand di identificazione mondana, ma un ambiente, una dimensione senza il tempo, una fotografia in bianco e nero in cui tanti possono riconoscere la propria identità senza filtri, senza età, e volendo, senza bisogno di nome.
Poi man mano, la magia si avvia a conclusione e termina, come sempre si finisce tristi e contenti, in qualche modo sazi. E ci si dà appuntamento alla prossima, che stavolta sarà ad Ostia prima (26 agosto) ed a Fiumicino poi.