– Foto di Elisabetta Madau –
Caro Edoardo,
sono stata al tuo concerto a Milano qualche giorno fa. Scusa se mi concedo di scriverti una lettera che, abusando di Majakovskij, potrei intitolare “invece di un report”. Sembra un caso, invece proprio questa citazione casca a pennello. Fra qualche riga ti spiegherò perché.
Non sto qua a discutere di tecnicismi o della qualità della performance, di audio e menate varie, voglio parlarti a cuore aperto, che è contemporaneamente un cuore bistrattato (proprio come quello del buon Vladimir). Infatti sono venuta da te appositamente per una sorta di autoterapia.
È andata così: sono arrivata all’ippodromo e stava per iniziare Clavdio. Io, che provengo da una buona esperienza romana, lo conosco abbastanza bene, come lo si conosce in tutta la capitale, ma mi sono resa conto che il pubblico era invece un po’ freddino (con le dovute eccezioni). Poi, all’improvviso, hanno avuto tutti un’epifania quando ha attaccato col suo cavallo di battaglia “Cuore”. Sai che, col mio umore, al sentire tutti insieme cantare “ho visto la tua mano strapparmi il cuore”, io ero già pronta a certi lacrimoni che non puoi immaginare. Però ero contenta che i sensi del pubblico si fossero finalmente svegliati.
Poi sei arrivato tu, con quella bella scritta “Benvenuti” e il tuo coro, con tanto di t-shirt che specificava di avere quel ruolo, con i tuoi video alle spalle, le animazioni varie, il tuo spettacolo e i tuoi momenti “intimi”. È stato tutto perfetto. Faceva un gran caldo ma ci si amava lo stesso.
Ti dico la verità: ti ho seguito tanto quando sei “scoppiato” alle orecchie del grande pubblico, però poi ti ho abbandonato un po’ nel percorso. Ci sono stati momenti in cui mi sono scordata di te. Ma non in quelli in cui si fanno quelle polemiche sterili, sul fatto che tu sia l’iniziatore di tutto, quando lo dicono con disprezzo. Iniziare cosa, colpe di cosa? Ti dirò, secondo me tu non hai iniziato proprio un bel nulla, perché sei unico. Chi non ti apprezza, per la sola voglia di disprezzare, non capisce che sei l’espressione di stati di necessità d’animo, non ti ha mai ascoltato, semplicemente e unicamente, e parla per partito preso. In questi casi si ignora. Se poi nel marasma c’è gente di poco spessore musicale che in qualche modo si è ispirata malamente a te, saranno affaracci di quelli. Ma tu sei a parte, al massimo una piccola stella polare da seguire, più o meno bene. Ma mica lo scegli tu o hai questo obiettivo.
Comunque, fatto sta ce negli ultimi mesi ti ho ripreso a seguire e a riascoltare e a riscoprire, perché, appunto, hai ricoperto la necessità di un mio stato d’animo. E’ incredibile come sia sensazionale sentirsi vicino a qualcuno che non hai mai guardato negli occhi, con cui non hai mai condiviso una parola, che non ti conosce. Sai quando accade che cos’è? È quello che fa la buona parola, la buona musica: riconoscersi pur non sapendo. Alla tua apertura concerto con “Briciole”, io avevo il pianto attivo cantando quei versi e dicevo “sto soffrendo, mi ci vuole, è la catarsi”. Poi è stato tutto un coro di anime a ogni pezzo. Come ovvio che fosse: ovvio, non scontato. Ti ho amato e odiato in egual modo quando sei partito con la cover di “Se tu non torni”. Ho singhiozzato come una matta. Superbo. Purtroppo, sopraffatta dal caldo e dal turbine di sentimenti, a un certo punto sono crollata, svenuta. Una cosa quasi romanzesca. Ma mi son ripresa presto e ho finito di emozionarmi da più lontano. Alla fine mi hai strappato anche un sorriso, perché ti piace chiacchierare e smorzare. Fai tutto quello che si ci merita da pubblico e lo fai bene. Sai, prima che tu arrivassi sul palco un mio vicino ti ha paragonato a Dalla. Io lì per lì ho avuto un senso di sgomento, ma poi, con le dovute precisazioni temporali e di stile, non mi è sembrato più così bizzarro questo parallelismo e l’ho metabolizzato. In scrittura hai il suo stesso sorriso amaro.
Questa lettera è per ringraziarti, in nome di tutti i cuori spezzati che hanno trovato ristoro e, aggiungo, in nome di tutti i cuori felici, che hanno potuto assecondarti quando hai invitato a baciarsi invece di girare i video. Il tuo concerto è stato un regalo, un conforto.
Con sincero affetto
F.