Un bellissimo disco che mi riporta alla mente tantissimi progetti simili, uno tra tanti “One Giant Leap” di Jamie Catto e Duncan Bridgeman.
Lui è Isaac De Martin in arte IKE che pubblica questo bellissimo quadro dipinto di suoni digitali dal titolo “Construction Site” che significa cantiere: la vita come cantiere per ognuna delle forme di vita che la abitano e quotidianamente si evolvono nella mutua interazione.
“Construction site” è dunque anche una parola di mille sinonimi che IKE cerca di raffigurare in questi 9 inediti di numerose collaborazioni a spasso tra Italia, Finlandia, Germania, Serbia e Bulgaria. Una produzione che spesso si è sviluppata anche in luoghi di passaggio, in sale d’attesa, camere d’albergo e così via. Il risultato è questo nuovo soul digitale dell’era moderna che cerca di mescolare assieme oriente ed occidente, passato e futuro, quel sapore di omologazione industriale con l’eternità di una tradizione… Tutto si mescola assieme in un gigantesco cantiere per rappresentare quanto sia vera quella frase che descrive la vita come l’arte dell’incontro.
In rete il video ufficiale del singolo “Flughafen Love” in cui troviamo la voce della cantante serba Karla Stereochemistry.
Un disco davvero difficile da racchiudere in una semplice intervista. Come nasce e cosa ti ha spinto in questo lungo viaggio?
Fondamentalmente non mi ha spinto nulla, mi ci sono ritrovato negli ultimi 3 anni a viaggiare in Euoropa in lungo e largo, tra concerti e spettacoli e produzioni teatrali e cinematografici dalla Finlandia alla Grecia, ho naturalmente incontrato decine e decine di artisti.
Ci sono 16 musicisti proveniente da 7 paesi diversi. Impossibile non chiederti: come li hai scelti?
Ecco, vedi, entrando in contatto per lavoro con molti artisti è stato abbastanza naturale scegliersi umanamente prima di tutto e con quelli con cui c’era più intesa è stato facile condividere il disco che avevo in mente e coinvolgerli a parteciparvi.
Qualcuno ha rifiutato o qualcuno lo hai dovuto scartare?
Ci sono state certo anche delle prove che non hanno dato i risultati a cui pensavo ma ho tenuto tutto e molte take sono ancora nel congelatore, pronte per magari sfociare in un nuovo disco a cui sto pensando.
Raccontaci della composizione di questi brani. Scritture che hai “incontrato” lungo la strada? Quanto spazio all’improvvisazione?
I brani sono tutti partiti da delle atmosfere, da dei colori che avevo in mente e così sono andato in cerca di sonorità che potessero dare vita a questi colori intangibili. Poi è capitato di trovarci con dei musicisti a cui ho chiesto di suonare spontaneamente delle idee musicali che rispecchiassero il concept e la mia idea di suono e così è stato per alcuni brani come “Das Birke” e “Seeds ‘n Flowers”. Ad esempio proprio in “Das Birke” il basso di Riccardo Carli, talentuoso polistrumentista veneto, ha seguito le armonie date su cui ha ricamato il groove che caratterizza il brano in alcuni punti, o ancora (nello stesso brano) l’arpa celtica di Giacomo Li Volsi ha liberamente improvvisato nella parte finale del brano. Avendo nell’archivio giga e giga di suoni, melodie e improvvisazioni poi ho selezionato quelle che più esprimono le mie intenzioni.
E sono da sottolineare anche le registrazioni e i mix di tutto il disco. La situazione più assurda?
Penso a Karla che ha registrato le voci di “Plastikspoon” a bordo della sua Jeep mentre era in tour per il suo progetto Stereochemistry. Poi forse tutto il disco è assurdo come sia stato generato. Per me è stato così normale… ma in effetti lo studio di registrazione lo ha visto solo la batteria, per il resto mi sono trovato a registrare spesso con il microfono in mano e alle volte i rumori ambientali sono stati inseriti di proposito nel disco: A Ballad to Ms. Forest all’inizio ha uno scricchiolio di un pavimento di legno della camera dove sto a Berlino.
Il video di “Flughafen Love” che se non sbaglio è stato girato a Berlino, giusto? Mi pare di riconoscerla… ma a prescindere da questo, la scelta di questo brano perché in qualche modo rappresenta la chiave di tutto il disco? Cioè la terra oggi che diviene artificiale? E che nel futuro prossimo la vera natura sarà la città?
Esattamene Berlino, ho deciso assieme al DOP Bibo Cecchini di girare il video a Berlino rinunciando totalmente agli stabilizzatori, alle luci artificiali, e operare solamente a mano libera per dare risalto a questa ballata funk tributo ad una città che è “the place to be” in Europa al giorno d’oggi. Ma la città è diventata la nuova natura per molte persone e la natura è spesso vissuta con sfiducia, paura, distacco e diffidenza perché abbiamo dimenticato come funziona, ma soprattutto che noi proveniamo dalla terra come tutte le altre forme di vita. Appunto in Flughafen Love il soggetto della canzone, il “city kid” si trova spaesato quando visita la natura, per lui la giungla è la città. Penso che un riequilibrio con la Terra sia davvero imperativo oggigiorno.