– di Angelo Andrea Vegliante –
Perdonerete l’uso della prima persona, ma questa intervista parte da una chiacchierata condotta per lavoro in tempi passati. Conobbi Elasi per la prima volta in un’intervista telefonica andata in onda in una web radio nella quale lavoravo. Uno scambio di battute dal quale porto ancora con me in maniera indelebile una componente quasi spirituale dell’artista nei confronti della sua musica. Tutto nato dal suo racconto legato alla realizzazione de brano “Benessere”, scritto dopo un particolare incontro avvenuto in Thailandia. Così, nel momento in cui l’ho ricontattata, a pochi giorni dalla sua esibizione al MI AMI (25 maggio), ho deciso di (ri)partire proprio da questa storia.
Ciao Elasi, e benvenuta su Exitwell. Partiamo subito da una cosa che voglio sottolineare. Il tuo singolo “Benessere” nasce dopo l’incontro con una vecchietta thailandese. Ci racconti la vicenda?
Ciao a voi! Tutto vero. Spesso scappiamo in posti lontani per riscoprire la leggerezza e per guardare le nostre ansie abituali con un cannocchiale al contrario. In Thailandia, chiacchierando con un po’ di gente locale tra le bancarelle di spiedini di grilli e i tuktuk di Bangkok, ho incontrato questa anziana signora che mi ha spiegato la meditazione e la respirazione in un modo super semplice: “Spogliati dal superfluo, libera l’anima”.
Dico una banalità: il singolo “Benessere” punta alla riscoperta della tranquillità, soprattutto in tempi attuali dove la frenesia sembra il segreto della vita. Lo stesso sound, secondo me, richiama un po’ a questa tematica. Sbaglio?
In realtà ho scelto la cassa in quattro e il sound electrodance perché ho immaginato che questo messaggio potesse essere veicolato meglio in un contesto in cui le persone avessero voglia di ballare istintivamente senza troppi pensieri nocivi.
Nel video ufficiale del tuo brano c’è un pupazzone dalla testa rossa. Chi è? E come mai hai scelto di trasmettere questa iconicità?
Lui si chiama Ben Fatto ed è una mascotte che vive di vita propria anche su Instagram. Per crearlo, con il regista, ci siamo ispirati ai personaggi di Takashi Murakami. Insomma, ci siamo immaginati questo manga giapponese vivente che impersonasse in modo caricaturale le insofferenze quotidiane e le gioie rare di un impiegato insoddisfatto nella Milano da rincorrere e da bere.
Ormai sono passati diversi mesi dalla pubblicazione della canzone: che tipo di feedback hai ricevuto?
I feedback, per quel che è arrivato a me, sono super positivi e le critiche, in generale, costruttive.
Sai, a me non piace solo parlare dell’artista in sé, ma voglio conoscere anche le sue opinioni in materia musicale. Ad esempio, ultimamente, va di moda dire “La musica di prima era meglio”. Tu cosa ne pensi? Credi sia vero?
Per quanto mi riguarda, no. Amo la musica in tutte le sue forme, e se è bella, voglio ascoltarne il più possibile, senza essere condizionata da genere, provenienza geografica, lingua, passato o presente.
In linea generale, la musica italiana oggi è largamente inflazionata. Ci sono sempre più artisti che si approcciano a quest’arte. A tuo avviso, è un bene o un male?
Come dicevo prima, non mi interessa tanto in che lingua sia una canzone, basta che mi arrivi dritta in pancia. Ci sta che uno scriva nella lingua con cui ha più dimestichezza, che la usi e che ci giochi come se fosse uno strumento musicale. Ho solo questo pallino: mi piacerebbe tanto che presto anche noi italiani esportassimo la nostra musica all’estero (così come qui, oltre all’inglese, ascoltiamo la musica nigeriana, brasiliana, spagnola, francese…).
Sulla falsa riga della domanda precedente, com’è cambiato il rapporto che ha il pubblico con la musica? Ad esempio, quando ‘svesti’ i panni di Elasi, come ti comporti con ciò che ascolti?
Non so, io non ho un metodo preciso. Cerco dischi strambi ai mercatini, mi perdo tra i “video correlati” di Youtube, ascolto radio sia mainstream sia pazzoidi con musica da tutti i paesi del mondo (es. http://radiooooo.com), creo playlist infinite su Spotify, ascolto e registro la musica etnica per strada quando viaggio, e vado a tanti concerti.
La domanda banale te la voglio fare: stai preparando qualcosa per il futuro?
Al momento sto lavorando a un progetto (sostenuto dal bando ORA!X, da Costello’s e da IC4A) in cui arrangio (lavorando in remoto) la mia musica con una band a distanza di musicisti provenienti da 7 paesi diversi del mondo, che suonano 7 diversi strumenti tradizionali/sperimentali: dai gamelan balinesi al duduk armeno, dalla tabla indiana allo zhongruan cinese. Non vedo l’ora di farvi sentire tutto sia ai live, sia nei prossimi pezzi che farò uscire!
Ultima domanda: il 25 maggio ti esibirai al MI AMI Festival e il 13 luglio all’Home Venice. Cosa significa per te calcare queste rassegne musicali così importanti? Partecipare a questi eventi ti dà già qualche piccolo riscontro riguardo alla tua arte?
Guarda, non so neanche dirti bene a parole quanto io sia carica e felice di condividere questi palchi con artisti che amo e stimo e di suonare per gli spettatori curiosi e aperti che partecipano a questi festival spaziali!