– di Ilaria Pantusa –
Esordire con un album dopo aver fatto 250 mila ascolti e aver scalato la Viral50-Italia su Spotify grazie ai primi singoli pubblicati, praticamente un affare per la Asian Fake, la label per cui è uscito Superquark, il disco di debutto di Megha, producer e songwriter romano.
Dieci tracce per ventotto minuti di musica pop mescolata ad elettronica e in linea con le tendenze più in voga dell’indie romano e romanaccio.
Megha prende un po’ da Cosmo e un po’ da Coez e Carl Brave, ma non tocca le vette del primo né si avvicina al fascino onestamente inspiegabile dei secondi. Dipinge una quotidianità che vorrebbe essere di tutti quanti e di tutti i giorni, ma a quanto pare, a forza di voler parlare a tutti, il risultato è quello di dire cose trite e ritrite, con un linguaggio sempre uguale e con una pronuncia romana strascicata che ormai è stucchevole pure per chi il romanesco lo mastica da una vita.
Anche quando i giochi sembrano farsi più interessanti con Eroi, il singolo che ha anticipato l’uscita del disco e che vede Megha collaborare con Lemandorle, non va mai via la sensazione di trovarsi davanti ad un’operazione che di cose da dire ne ha, in fondo, poche.