– di Asja Castelli. Foto di Dario Pigato –
Se per anni avete lottato con i vostri amici ascoltatori un po’ superficiali per affermare la serietà di M¥SS KETA con chi la vedeva come semplice fenomeno trash, dopo Paprika avrete finalmente vita facile: un disco sfavillante, eccentrico e potentemente a fuoco; eh no non parliamo solo del livello bollente raggiunto dal certe mine quali Main Bitch (già inno queer per le generazioni a venire) o il piccante primo singolo PAZZESKA (accompagnata da Gue che in quanto ad aggiungere “fuego”, esperienza ne ha).
Non è solo questo: le produzioni dell’ultimo lavoro della queen di Porta Venezia fanno veramente sul serio (e con la schiera di assi di cui è composta la sua squadra non c’è da stupirsi).
Ci troviamo di fronte ad uno spostamento dal particolarismo milanese, fatto di zone e situazioni sicuramente intriganti ma comunque circoscritte, ad una visione universalistica, ad ampio spettro, che include quel sottobosco di ascoltatori ormai ingigantitosi a livelli importanti. Ora la M¥SS non gioca più, si rivolge al mondo, con un megafono chiaro e diretto.
Serate zeppe marce di “adoro!!” e Plastic “maturano” (senza mai perdere però la freschezza e la spontaneità intrinseche nel progetto) in inni femministi, leggeri – ma non troppo – come 100 ROSE PER TE, uno dei feat più attesi, con Quentin40.
“Stasera paga la signora”. Persino Novella2000 si è resa conto della scintilla provocatoria di un’esclamazione solo apparentemente accettata dall’italiota medio.
Certe cose non cambiano mai: dal CAPSLOCK RI GO RO SO, alla lucidatura hot dell’intero pacchetto, coerente nei colori, rosso fuoco ovunque, nella voce spinta, stremata ora in un sospiro continuo, a quell’esotico titolo, Paprika.
Un disco di cui si è iniziato a parlare ancora prima dell’uscita dato l’eccezionale numero di ospiti che certo hanno contribuito a dare tutto un altro calibro e respiro a questo lavoro. Disparati e tutti eccezionali nel loro campo: dai cumbieros Cacao Mental che esportano la parte migliore della Colombia qui in Italia direttamente sulle note di MORTACCI TUA, alla house retrò di Gabry Ponte (sì proprio lui) ne LA CASA DEGLI SPECCHI.
Che dire poi dell’opening teatrale di Elenoire Ferruzzi, che subito ci catapulta in un’altra dimensione, iper americana, di gestire un disco, che pochi qui si sarebbero potuti permettere senza cadere nel ridicolo.
Non resta ora che vederlo portato su un palco, vero dancefloor e prova del 9.
M¥SS, siamo tutti in fibrillazione, ti aspettiamo al MiAmi!