• di Vincenzo Gentile
Edda ci sorprende. Lo fa benissimo con questo suo nuovo disco, ci dona piacere con il suo gusto sempre azzardato di saper cantare con quel timbro di voce beffardo e irriverente. Veste i suoi versi intrisi di una sessualità spinta e non convenzionale, con degli abiti dai colori sgargianti, abiti pop, scanzonati, leggeri, un po’ Fru Fru. Incesti e amori omosessuali, fra chitarre ed elettronica, i primi tre singoli regalano probabilmente la medicina giusta ed efficace contro l’intolleranza. Proseguiamo. Cambiamo scena, passando dalla luce alle ombre. L’oscurità che piano piano prende spazio scendendo più in profondità nell’animo di Edda. Il sesso e l’amore possono anche essere armi di distruzione totale, una visione controversa, ma raccontata con gusto e intelligenza. In Samsara unisce la dipendenza dal sesso e dalle droghe a San Francesco e Sant’Agostino, citando anche i sette nani. Sacro e profano. Luce e ombra. La coerente contraddizione di Edda. Non strizzerà mai l’occhio alle mode. È schietto, sincero, diretto. Se la musica tende ad appiattirsi e apparire sempre uguale, Edda è la giusta scossa all’anima, forse alla società.