– di Giacomo Daneluzzo –
Non ci annoieremo mai è come Gli Occhi degli Altri hanno deciso di chiamare la loro seconda fatica, uscita nel gennaio 2018, che riflette allo stesso tempo una continuità stilistica dall’esordio Di fronte al lago (2016) e una notevole crescita a livello di composizione e scrittura.
L’album, prodotto per l’Edac Studio di Fino Mornasco (Como) dal peso massimo Davide Lasala (qui elencherei gli artisti di rilievo con cui ha lavorato ma sono troppi: per citare i miei preferiti, il chitarrista dei Counting Crows David Immerglück, Eva Poles dei Prozac+, Edda, Giorgieness e Branduardi), è composto da dieci tracce che spaziano da sonorità vicine al post-rock, come La stanza fino a raggiungere i mondi imparentati del noise (Piove dentro) e del punk-rock (Deepinto), fino ad arrivare alla chiusura Lo-Fai, che oltre a richiamare il buon vecchio lo-fi (quello di Elliott Smith con strumenti registrati a bassa fedeltà, non quello dei beat di XXXTENTACION e di Shiloh Dynasty, a cui forse si avvicinano di più per i testi introspettivi) contiene la frase del titolo, una citazione al titolo del loro precedente album ed è un po’ un riassunto della poetica inquieta espressa dai testi.
L’album è composto di vari elementi, tra cui testi costituiti da immagini concrete, usate per parlare di pensieri, riflessioni e soprattutto stati d’animo, melodie cantilenanti, a tratti ossessive, sonorità di uno shoegaze duro, che si sposta toccando vari generi; a renderlo interessante è proprio lo sguardo soggettivo dei GODA, il loro modo personale di riunire tutto ciò in un album.