Che bella sensazione di festa quando suona il nuovo disco dei Babil On Suite. Beh non c’è sempre festa ma pensando al singolo “Boa Babil On” con la featuring di Mario Venuti (che bello anche il video) direi che c’è poco, ma molto poco da aggiungere. E poi in questo “Paz” c’è festa tribale e fusion e funky di maniera anche nella primissima “2 Loose 2 Loose” e l’Africa in “Little Lamb” e così via. Il collettivo di Dj e musicisti catanesi si ritrovano per questo nuovo disco guidato dalle voci di Caterina Anastasi e Manola Micalizzi con l’aggiunta del funky rap Geo Johnson. E ai toni percussioni e tribali si mescola anche quel senso di metropoli ben piazzata nello showbiz, e quindi l’immaginario di ville di Miami come le gradi strade commerciali o le bellissime a bordo piscina. E a tutto questo si sottendono messaggi un poco nebulosi e si incontra quel pop un poco inglese che inevitabilmente rimanda ai Beatles… tanto tutto prima o poi rimanda ai Beatles. E se paz significa pace allora la title track del disco fa viaggiare in un limbo di seduzione funky digitale senza troppo lasciarsi andare però al sole delle grandi route americane. Beh in fondo non è un disco di folk e di rock… “Paz” è un bellissimo disco di estro creativo che non vuole etichette e non cerca cliché.
Leviamoci subito un sassolino: possiamo definirvi un collettivo? Ho linea e l’immagine dei Dust Punk: un progetto sonoro dietro, nascosto, e le facce vocali prestate alla scena da chiamare volta per volta… quanto sono fuori pista?
Non sei del tutto fuori pista, la pre-produzione viene sempre composta e suonata dal bassista che è anche l’arrangiatore della band. Nella seconda fase entra la parte corale dei Bos, nella scrittura dei testi che è affidata ai tre cantanti o alla sezione fiati composta da Marina Latorraca (tromba e trombone), per farti un esempio.
Parliamo di suono. Elettronica e strumenti della tradizione. Cosa cercavate e cosa avete trovato?
L’uso del digitale ha ricoperto un importante ruolo e allo stesso modo è stata sempre trattato come uno strumento, non abbiamo mai optato per l’uso di un preset di fabbrica di un sintetizzatore o un loop pronto da importare su ableton ma tutta l’elettronica viene costruita attorno al brano, accogliendo l’evoluzione laddove sappiamo di poterla controllare.
Riguardo alla tradizione, in questo disco non ci sono marranzano, tamburello e friscaletti, tipiche dell’isola, probabilmente ci saranno nel prossimo ma non in questo, ma abbiamo trovato quello che la nostra terra ci ha trasmesso, un sentimento importante che nel disco è molto presente: l’unione, l’aggregazione che la musica e l’arte ti fa apprezzare in maniera quasi naturale.
E mi incuriosisce Andrea Pazienza… una citazione (parlando della copertina e del titolo) che vi siete ritrovati per le mani o che avete inseguito? E in questo caso per quale motivo?
A dirla tutta è stata una scelta in corso d’opera, il disco si chiama “Paz” che dal portoghese vuol dire “pace” e perché’ non fare un omaggio scegliendo di fare una copertina fumettata a chi di pace non ne ha trovata?
E più che a Metropolis io avrei pensato all’umanoide C-3PO di Star Wars…ma sono collegate le due cose?
Diciamo che il film di Fritz Lang ispirò indubbiamente Guerre Stellari come altre pellicole di fantascienza, ma non c’è collegamento, oltre ad esser anch’essi un droide. L’immagine di Maria l’abbiamo presa in prestito a seguito ad un momento difficile per la band, ed è diventata per noi un’icona di rinascita, di cambiamento, e in questo album le abbiamo dato una veste più pop.
E in tutto questo turbinio di colori ed energie fresche vi chiedo: i vostri live come sono?
Diciamo parecchio movimentati, a metà strada tra un live e un dj set, con tanti strumenti: batteria acustica, chitarra, percussioni, fiati, basso, sintetizzatori, organo, drum machine e theremin, sul palco proviamo ad essere sempre con la band al completo, tutti e otto i componenti. Parte da un mood più funk e arriva alla cassa in quattro, ma in mezzo c’è tanta energia; per noi il palco è terapeutico, e la musica è sincera, quando ti diverti mandi una frequenza, una vibrazione che in qualche modo ti può influenzare, ci piace pensare che il pubblico si diverta insieme a noi.
Per chiudere: dall’Italia che cosa avete rubato in tutto questo minestrone di mondo che c’è dentro “Paz”
Non vorremmo sembrare snob, ma in questo disco non abbiamo avuto molto riferimenti musicali, a differenza dei precedenti.
Piuttosto lo è stata l’attuale condizione politica che ci sta incattivendo e ci accompagna verso una cultura piena di elementi di rifiuto e divisione.
Questo ha fatto da spunto per un disco che, diversamente dai precedenti, è più corale.