– foto e report di Asja Castelli –
Di ritorno dall’esperimento berlinese promosso da Woodworm Label lo scorso Dicembre, in cui gran parte del roster dell’etichetta ha suonato in trasferta al Bi Nuu – dopo una sorta di “viaggio della speranza” dal sapore hardcore in bus durato 14 ore – i Campos tornano ad infiammare gli animi in casa, sul palco milanese del Circolo Ohibò.
Fondale argentato, matasse di cavi aggrovigliati e qualche richiamo agli ultimi Brand New ci catapultano in un ideale garage di Skins, headbanging e drink in mano inclusi.
Alternandosi tra pezzi in italiano e inglese, hanno congelato per i tre quarti d’ora canonici l’attenzione, districandosi tra le 11 tracce della loro ultima fatica Umani, vento e piante: un folk toscaneggiante mai banale che sposa le percussioni elettroniche così finemente da far svanire il confine tra le due.
Puliti, precisi e con uno stile degno di nota (i british boots di Simone, voce e chitarra, non avrebbero stonato alla parallela fashion week) che contribuisce a creare quell’allure da studenti modello giapponesi con doppia e torbida vita. Un po’ Light di Death Note. O l’amatissimo e più recente Aggretsuko.
Le performance si susseguono con ritmo incalzante: poco spazio lasciato ad inutili convenevoli e tanto volume. La costante folk in alcuni momenti si dirada, virando su note leggermente più noire, presenti anche nel disco, unite agli scatti irregolari del cantante (che non possono non ricordare i “balletti” stile Ian Curtis) e al tuffo conclusivo, un po’ inaspettato e convulso di Tommaso (al basso).
Si raggiunge uno stato di nirvana collettivo durante Schiena di bue, con i lamenti ripetuti ossessivamente come un mantra cui appigliarsi.
Passando per i suoni acustici dell’ultimo singolo Qualcosa cambierà e cavalcate malinconiche e rumoristiche, il live si conclude quasi troppo in fretta, lasciando un pubblico ancora caldo e super carico, che invoca bis e scroscia soddisfatto per aver assistito ad una “nuova promessa” italiana finalmente di qualità, e difficilmente categorizzabile. Hallelujah.
Nei live il trio, che di gavetta ne ha già sulle spalle, e molta (Simone ha precedentemente militato nei Criminal Jokers), riesce ad essere essenziale: sono DAVVERO lì per suonare, and it shows.