_di Angelo Andrea Vegliante.
Se ve lo ricordate per “Stiamo Tutti Bene” a Sanremo, va bene così, ma solo in parte. Perché Mirkoeilcane (pseudonimo di Mirko Mancini) è un cantautore romano ancora più completo di quanto possa sembrare: audace, introspettivo e lungimirante nel suo lavoro. E, ora, in giro per l’Italia con una serie di date nei teatri della penisola. Lo abbiamo contattato per farci raccontare le sue evoluzioni dopo l’esperienza sul palco dell’Ariston e approfondire la sua dimensione artistica e musicale.
Dopo l’esperienza sanremese, quant’è cresciuto artisticamente Mirkoeilcane?
Non saprei quantificare, in effetti, quanti e quali modifiche abbia apportato l’esperienza in questione al lato artistico della mia vita, probabilmente sarebbe molto più semplice parlare di quanto abbia cambiato la semplice quotidianità. Tuttavia posso dire che ha portato ad un considerevole aumento delle persone che mi ascoltano e, di pari passo, è aumentata la mia responsabilità nei loro confronti e l’attenzione e la cura per quello che dico nei miei testi.
In certi contesti, ti pesa l’etichetta di Sanremo Giovani?
Fatta eccezione per una questione strettamente anagrafica (ho 32 anni), non vedo perché dovrebbe. Il festival di Sanremo resta comunque un’istituzione per quel che riguarda la musica d’autore. Trovo comunque opportuno non generalizzare troppo l’argomento, sono stato uno spettatore del festival per tutti gli anni precedenti alla mia partecipazione e non sempre ho apprezzato le scelte. Mi ritengo fortunato ad aver preso parte a quella edizione, con quella direzione, con quella attenzione data al reparto “giovani”.
Sei partito (14 novembre, nda) con un tour invernale in giro per l’Italia: quali sono gli obiettivi che ti sei prefissato in merito?
Convincere. Far affezionare chi mi ha conosciuto, come capita spesso, grazie ad un brano specifico, anche a tutto il resto del repertorio ed alla sua varietà.
Nonostante la giovane età, hai già fatto incetta di riconoscimenti molto importanti, tra cui la Targa Tenco 2018 nella sezione “Miglior Canzone Singola” con il brano “Stiamo tutti bene”. Li consideri come tanti punti di partenza per la tua consacrazione artistica?
Li considero una conferma alla buona fede ed alla dedizione che, nel corso degli anni precedenti, ho dedicato al mio scrivere canzoni. Ci sono numerosi percorsi per arrivare al “grande pubblico” e non sta certo a me elencarli né tantomeno giudicarli. Personalmente credo di aver quello più lungo, convincere una persona alla volta, un disco alla volta, una canzone alla volta, una parola alla volta. Di scorciatoie ne sono capitate ed oggi più che mai. Rimango concentrato sulla coerenza di quello che significa per me la parola “Cantautore”.
Possiamo dirlo, “Stiamo tutti bene” è il brano che ti ha reso noto al grande pubblico. Il rischio, però, di essere associati a un unico singolo è sempre dietro l’angolo. Riguarda un po’ tutti gli artisti, è un’arma a doppio taglio. Ecco, a tal proposito, cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo Mirkoeilcane?
Decisamente a doppio taglio ma ritengo che aver partecipato con un brano “anomalo” come “Stiamo tutti bene” sia stato un ottimo metodo per far intendere al primo ascolto quello che è il mio modo di concepire la musica e le canzoni. Non ho tradito/ingannato nessuno con ritornelli ammiccanti o storie d’amore strappalacrime e quindi c’è da aspettarsi coerenza. La cura del testo e del senso del discorso restano il mio obiettivo primario. Di tormentoni reggaeton e musica fatta al computer con parole scelte randomicamente per fare rima ne è già piena la discografia. Sarei davvero poco assennato ad aggiungermi alla lunga lista.
Allarghiamo il discorso: cosa ne pensi della figura del cantautore attuale? A tuo avviso, è cambiata, ha subito delle trasformazioni o non regge più il confronto con l’attuale scena musicale?
Ovviamente non regge il confronto, perché essere ipocriti. L’attenzione è rivolta a tutt’altro genere musicale, o meglio, a tutt’altra figura artistica. Chi, nel 2018, sceglie la strada del cantautorato sa bene che non va incontro ai sold-out nei palazzetti. Forse fra qualche anno, quando il pubblico si stancherà della musica “copia/incolla”, ne riparleremo in termini diversi. Importante, con questo non voglio dire che tutto quello che non sia un “cantautore” non abbia una sua rilevanza e un suo spessore artistico. Faccio il tifo per la musica dal vivo e per quelli che escono di casa per andare a vedere un concerto, qualsiasi esso sia.
La scena romana dalla quale provieni influenza i tuoi testi? Se sì, in che modo?
Sì, direi di sì. Mi diverto a parlare di cose serie “scherzando”, facendo uso di ironia o del sarcasmo. Credo sia un tratto piuttosto distintivo di Roma e di chi, romano, abbia scritto musica o poesia o sceneggiature. Uno su tutti il grande Alberto Sordi che in un’intervista disse: “Quanno se scherza, bisogna esse seri”. Un dogma per quel che mi riguarda.
Tu provieni dal famoso calderone denominato “musica emergente”, nel quale ci sono veramente tanti giovani che si spintonano tra loro. C’è qualche nome che ti ha incuriosito ultimamente?
Non saprei darti dei nomi specifici, anche perché finirei per dimenticare qualcuno che stimo e non vorrei mai, ma mi piace molto ascoltare la musica che sta nascendo, con tutte le sue imperfezioni e insicurezze e allo stesso tempo con tutta quella realtà dentro che, più ci arrampica sulla scala del successo e dell’affermazione, si fa sempre più rarefatta.
Più in generale, secondo te, che stagione sta vivendo la musica emergente?
Dura. Un po’ per colpa di chi la crea, che a volte si nasconde limitandosi con tutti quei discorsi sull’autocommiserazione, il fatalismo e definendosi incompreso e un po’, forse in quantità leggermente superiore alla precedente, per una clamorosa mancanza di luoghi in cui condividere la propria arte. Nel 95% dei locali di qualsiasi città è assente una programmazione che preveda musica originale, a favore della filodiffusione di canzoni celebri in versione bossa nova o chillout. Quando ci capito esco prima della prima consumazione. Quando c’è la musica dal vivo, bella o brutta, ci passo tutta la serata.
Classica domanda che chiude l’intervista: a quando il prossimo album?
Ho scritto tanti di quei pezzi negli ultimi mesi che, nei miei pensieri, sono già al quinto disco. Il terzo (il prossimo), non ha ancora una data ben precisa. Con tutta probabilità seconda metà del 2019.
DATE TOUR:
29 novembre – Teatro Ambra – ALBENGA (SV)
30 novembre – La Suoneria – SETTIMO TORINESE (TO)
5 dicembre – Teatro Cristallo – BOLZANO
6 dicembre – Teatro Pasolini – CERVIGNANO DEL FRIULI (UD)
7 dicembre – Centro Culturale Candiani – MESTRE (VE)
8 dicembre – Teatro Comunale – TODI (PG)
20 dicembre – Auditorium Parco della Musica – ROMA