_ di Linh Vu Thuy.
_ foto di Laura Sbarbori.
Ho fatto una chiaccherata con Jacopo Ratini per farmi raccontare un po’ di Appunti sulla felicità, il suo terzo lavoro discografico in arrivo il 9 novembre.
Un diario di undici canzoni in cui le abilità di scrittura del cantautore si mescolano a sonorità pop, un’analisi molto intima e intensa della vita e di tutte le sue sfaccettature.
– Dopo ben cinque anni di silenzio torni in scena con un album tutto nuovo che si intitola Appunti sulla felicità. Raccontaci come è nato questo lavoro.
Due anni fa mi sono trasferito in una nuova casa a Monteverde. E’ stato in questa nuova casa, in questa nuova dimensione, nella mia nuova postazione di lavoro che ho messo insieme tutti i miei appunti di viaggio, i post it, le frasi, le tante idee sparse che spesso, in maniera naturale, si sono trasformate in strofe, ritornelli. In un anno e mezzo sono così nati questi otto brani che, insieme ad altri tre singoli che erano già stati editi, hanno dato vita a questo diario di undici canzoni che ho chiamato Appunti sulla felicità.
Il titolo non è casuale e si ricollega alla traccia numero quattro dell’album.
– Un nuovo disco che coincide con una nuova casa. C’è un parallelo?
Assolutamente sì! Il mio trasferimento in questa nuova casa è stato un cambio vita radicale.
Mi sono lasciato dietro il passato senza però chiudergli la porta in maniera definitiva.
Ho come fatto un upgrade. Ed è stata quindi molto spontanea la nascita di questo capitolo tre della mia carriera musicale.
C’è una traccia nel nuovo album, Ti chiamerò casa in cui la casa non è solo l’ambiente da vivere, ma la casa è vista come metafora delle persone da cui tornare e da vivere con costanza e frequenza.
– In una scena musicale in cui la malinconia e la tristezza la fanno da padrone hai scelto di andare controcorrente e parlare di felicità.
Beh, c’è da dire che il mio album parla anche di malinconia e di tristezza. E parla anche di accettazione della morte, di silenzi, di coincidenze casuali e causali, di riscatto, di amori che ti danno tanto, ma che ti tolgono anche tanto. Questo perché la strada per la felicità è costellata da tante piccole curve tristi e malinconiche. La felicità è anche questo.
– Appunti sulla felicità è trainato dal singolo Cose che a parole non so dire uscito il primo di ottobre. Come mai tra gli otto nuovi brani hai scelto questo?
La risposta è molto semplice e quasi inaspettata: perché è stata la prima canzone che ho registrato. Non c’è stata nessuna strategia, non è stato scelto perché “il più radiofonico”, semplicemente sentivo quasi di doverglielo.
E’ un brano che racconta dell’importanza dei silenzi, un dono prezioso da custodire e svelare solo a chi lo merita o ha voglia di scoprire cosa si cela dietro.
La difficoltà è stata pensare ad una giusta storyboard per il videoclip che avrebbe dovuto accompagnarlo, ma per fortuna abbiamo sciolto questo nodo raccontando la storia di due panda molto umanizzati (regia di Federico Toraldo. Dietro le maschere si nascondevano gli attori Daniel De Rossi e Maria Gorini) su cui abbiamo creato una bella storia.
– Con chi hai collaborato per la realizzazione di questo disco?
L’album è nato in maniera molto particolare: non ho mai provato prima con qualche chitarra o software. Le canzoni le avevo in testa, quando sono entrato in studio le cantavo a cappella, magari sbagliando anche la tonalità. La giusta quadra gliel’ho data insieme a Luca Bellanova e Jacopo Mariotti.
Ho scelto due persone molto differenti tra loro: Luca è un mio coetaneo e perfettamente integrato con la scena musicale contemporanea; Jacopo ha ben dieci anni meno di me, viene dal mondo del jazz e ha contribuito a dare delle note di freschezza a questo lavoro.
– Cosa vedi di differente in questo capitolo tre della tua musica rispetto ai due precedenti?
Questo album è lo specchio della mia trasformazione personale e musicale in questi anni.
Ho deciso di raccontare gli eventi che più mi hanno segnato sia da spettatore, sia come “attore” in prima persona. E’ un disco che rispecchia le analisi che ho fatto su me stesso, il mio essere diventato più cervellotico, più riflessivo.
Rispetto Ho fatto i soldi facili e Disturbi di personalità non ci sono brani goliardici che hanno caratterizzato quei repertori e ne sono stati i punti forti.
Ma è stata una mia scelta che sottolinea la mia evoluzione a livello introspettivo.
– Progetti su questo album?
Il 9 novembre Appunti sulla felicità approderà su tutte le piattaforme digitali, il 7 dicembre ci sarà la presentazione ufficiale con un release party al Wishlist Club.
Tra gennaio e febbraio uscirà il video del secondo singolo (che non svelo ancora quale sarà) e poi a marzo si comincerà ad andare in tour in giro per l’Italia.
– Chiudo questa intervista con la mia solita domanda di rito: cosa consigli ai nostri lettori da sgranocchiare o da bere per accompagnare l’ascolto di Appunti sulla felicità?
Considera che questo album nasce dall’intreccio tra musica e cucina cinese take away.
Ogni martedì, per un anno e mezzo, io e Jacopo ci vedevamo a casa di Luca per mettere a punto le canzoni, ma prima dovevamo cenare.
Era quasi un rituale questo “martedì del disco”. Ho composto queste canzoni mangiando ravioli al vapore, spaghetti alla piastra e Jacopo mi ha fatto scoprire gli involtini primavera fritti.
Agli ascoltatori invece consiglierei da sgranocchiare roba da aperitivo accompagnando il tutto con del Vermentino di Sardegna o del buon Pecorino.