di Francesco Galassi
Roccagorga è un paesino di 4500 abitanti, arrampicato sulla parte meridionale dei Monti Lepini, tra la provincia di Latina e quella di Frosinone. Una zona di provincia come tante, che vive la comunità tra sagre e prodotti tipici. Da 14 anni, a Roccagorga, l’associazione Roccalling organizza l’omonimo festival musicale, caratterizzato da un contest dedicato alla musica nuova e alla valorizzazione tanto degli artisti della regione (ma senza precludere più di tanto la partecipazione ad artisti di altre zone d’Italia), quanto dei prodotti tipici della zona (alla capra voto 10).
Partecipo all’edizione 2018 del Roccalling Festival in qualità di giurato, insieme a me musicisti della zona per decidere chi tra i 6 artisti in gara vincerà il premio di mille euro. Partecipo, come al mio solito, cercando di offrire una visione artistica che possa svincolarsi dalla sola esibizione live del momento, tentando di scoprire le potenzialità, anche in prospettiva, dei musicisti in gara, aspetto fondamentale dal mio punto di vista. Mi è riuscito a metà, ma alla fine ha vinto l’artista che è riuscito nell’intento di impressionare tutti, giuria e pubblico: Danilo Ruggero, originario di Pantelleria, trapiantato a Roma, cantautore raffinato come “non ne fanno più”. Vincitore anche, ed è stato un bel vedere, per tutti gli altri artisti in gara, i quali non hanno perso occasione per rimarcare il fatto che “non potesse che vincere lui”. Sotto Danilo, in classifica, i VZ69 da Tivoli, La Scala Shepard ed i Velodrama da Roma (gli ultimi, vincitori del premio della critica) e gli esclusi della prima serata: i giovanissimi Bosko da Roma ed i Lift da Città di Castello (PG).
Ho passato due giorni a Roccagorga, ho visitato la zona circostante, ho assaggiato in egual misura prodotti tipici ed ospitalità locale e la domanda che mi frullava per la testa tornando verso Roma era: qual è il valore di un festival come questo? Non attira pubblico da fuori, non porta nomi “di tendenza”, non usa metodi di fruizione tecnologici, non attrae stampa ed organi di informazione di rilevanza nazionale… allora cosa?
La risposta la ritrovo negli sguardi e nelle parole di chi da 14 anni, con la sola forza di una comunità di famiglie e della passione per la musica e per la propria terra, porta avanti con testardaggine un evento che tenta di dare dignità artistica a questo territorio. La ritrovo nel modo genuino, inclusivo e vitale di concepire il festival come un momento per stare insieme, aspetto che nei grandi eventi blasonati e osannati si va sempre più perdendo. La risposta è che senza eventi come il Roccalling Festival perderemmo tantissimo, perderemmo il contatto con l’essenza della musica come condivisione di vita, di tempo trascorso insieme e della qualità stessa di quel tempo.
Un tempo che nella zona dei Lepini meridionali sembra dilatarsi e accoglierti, offrendoti la possibilità di godere della vita che ti sei scelto.
La verità è che, probabilmente, c’è più dignità in un Roccalling Festival che in un grande evento dal cartellone altisonante.
Grazie Roccalling Festival per avermi regalato questa riflessione.
Ci vediamo l’anno prossimo.