di Pierangelo Milano.
Avete mai sentito parlare degli hopi? Gli hopi sono una popolazione indigena amerindia che vive negli Stati Uniti, famosi tra le tante cose per i loro rituali mascherati in cui impersonano esseri soprannaturali. Fu uno di
loro, in una calle argentina, a battezzare il nostro kachina con il nome di Gio Evan, il cui doppio (primo) album Biglietto di solo ritorno è uscito il 17 aprile per MArteLabel.
Prodotto dal trio Anudo, il disco fa registrare, alla voce segni particolari della propria carta d’identità, un mélange tra sonorità elettroniche e pop, e un cantato che svaria dal rap al più classico dei ritornelli catchy. Gio Evan vi si manifesta come un flâneur con il prepotente desiderio di essere poeta, un artista con l’ego del trapper che usa la cultura pop e la semplicità per raccontare la bellezza. Ovvero la femminilità, tema dispotico di quasi tutte le tracce.
Malgrado una narrazione per nulla antiretorica, nel disco traspare un intimo senso di responsabilità nel tentativo di tracciare, con onestà, i contorni di quella strana magia che solamente nelle donne riusciamo a intravedere.